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Sant’Orsola di Bologna. La macchina che “curando” i cuori donati rende più sicuri i trapianti


Conserva il cuore vivo e battente prima del trapianto e, se ce n’è bisogno, lo cura. Il suo nome ufficiale è “Organ care system” ma è conosciuta come “il cuore in una scatola” ed è la macchina super innovativa che permetterà di aumentare ancora il numero dei trapianti. A portarla a Bologna la Fondazione Sant’Orsola che con 998 donatori, in piena pandemia è riuscita a raccogliere i 225mila euro necessari per acquistarla.

13 GEN - Il Policlinico di Sant’Orsola è l’unico ospedale a eseguire trapianti di cuore in Emilia-Romagna. Nel 2021, nonostante la pandemia, si è arrivati a 31 trapianti di cuore, posizionandosi tra i primi tre centri in Italia per numero di interventi. Non solo: quello del Sant’Orsola è stabilmente il centro che garantisce la più alta sopravvivenza post-intervento in Italia (80% dopo 5 anni, contro la media nazionale del 73%).

La disponibilità di organi per il trapianto rimane, però, molto limitata e comunque inferiore rispetto al numero di pazienti in lista d’attesa. Anche per questo ogni cuore donato è estremamente prezioso. Secondo le ultime rilevazioni disponibili a livello nazionale, però, solo il 49% di cuori donati riesce ad essere utilizzato per il trapianto (dato 2019).

Quando l’organo viene donato, infatti, pur essendo conservato a bassa temperatura va incontro a processi di ischemia che possono deteriorarne la funzionalità. Se questa era già diminuita a causa dell’età avanzata del donatore, il cuore può risultare non idoneo al trapianto. Si allunga così inevitabilmente la lista d’attesa, che in Emilia-Romagna conta quasi 60 persone che aspettano, a volte per oltre due anni, un nuovo cuore.

Più trapianti e meno liste d’attesa con l’Organ care system
L’Organ care system contribuisce a risolvere questo problema. La macchina è, infatti, un’attrezzatura altamente tecnologica e informatizzata che – tramite un meccanismo di perfusione extra- corporea – permette di mantenere il cuore caldo e battente fino a 8 ore dopo il prelievo dell’organo.

In questo modo il cuore non si danneggia e i vantaggi sono più di uno:
- il cuore può essere trapiantato in sicurezza anche se proviene da un donatore più anziano;
- gli interventi di lunga durata – per la presenza di altri problemi ad esempio vascolari – possono essere affrontati con maggiore sicurezza;
- le possibilità di trasferimento dell’organo da un ospedale all’altro, per raggiungere un paziente idoneo a quell’organo, sono più ampie.

L’Organ care system permette inoltre di monitorare tutti i parametri emodinamici e metabolici dell’organo e ricondizionarli, ‘curando’ il cuore con farmaci e interventi adeguati prima del trapianto, rendendo utilizzabili anche organi che altrimenti sarebbero stati scartati in via precauzionale ed offrendo così le maggiori garanzie di riuscita e sicurezza dell’intervento

La raccolta fondi di Fondazione Sant’Orsola
La Fondazione Sant’Orsola ha lanciato così un anno fa la campagna “Mi batte forte il tuo cuore” per raccogliere – mentre ancora l’Emilia-Romagna era in zona rossa – i 225.000 euro necessari per portare a Bologna l’Organ care system, mantenendo alta anche così l’attenzione sulla necessità di essere a fianco anche di chi oggi come ieri si trova a fare i conti con problemi di salute diversi dal Covid19.

La risposta è stata straordinaria. All’appello della Fondazione hanno risposto alcune realtà importanti, a partire da Fideuram che tra i 5 progetti da sostenere per il 2021 in Italia ha scelto anche “Mi batte forte il tuo cuore”, donando ben 116.800 euro. Anche Coop Alleanza 3.0 è scesa in campo, devolvendo al progetto 50.000 euro provenienti dall’1% delle vendite dei prodotti della linea BeneSì. Quiver, azienda del settore, si è impegnata a donare 5 euro per ogni dispositivo Kardia Mobile e Kardia 6L venduto.
 
Il resto l’hanno fatto i bolognesi. Per posta o bonifico e attraverso la carta di credito sono arrivate così 1.091 donazioni da 998 donatori (alcuni hanno donato più di una volta): si tratta di 983 cittadini che hanno donato in media 94 euro a testa e altre 12 aziende, oltre a Fideuram, Coop Alleanza 3.0 e Quiver. Complessivamente è stata raggiunta così la cifra di 276.041 euro, dunque 51.041 euro in più rispetto ai 225mila euro necessari essendo stata ottenuta l’esenzione Iva per acquisto dall’estero.

Queste risorse eccedenti saranno utilizzate per avviare due progetti di Telemedicina in Cardiologia che Fondazione Sant’Orsola sta mettendo a punto insieme a Luciano Potena e a Cinzia Marrozzini del Policlinico di Sant’Orsola, con l’acquisto di dispositivi che permetteranno di seguire da remoto i pazienti in totale sicurezza e potendo, anzi, monitorare molti aspetti che in una visita tradizionale sfuggono, come la risposta all’attività fisica e sportiva.

13 gennaio 2022
© Riproduzione riservata

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