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Femminicidio. Fondazione Foresta Onlus: “Nel 2021 in Veneto quasi 1 caso al mese”

di Endrius Salvalaggio

Sono 15.387 le donne che lo scorso, in Veneto, hanno contattato i centri antiviolenza. La Fondazione Foresta cerca di capire le ragioni del fenomeno con un'indagine che ha coinvolto quasi mille ragazzi. “Fra uomo e donna - spiega - ci sono differenze profonde, come le patologie, le terapie, addirittura è nata la medicina di genere. Quello che manca è la comprensione delle differenze, che spesso da alcuni uomini vengono viste come contrapposizione”

21 MAR - Nel 2021 in Veneto c’è stato quasi un femminicidio al mese. Nel 2020 sono 15.387 le donne che hanno contattato un centro antiviolenza, anche se le donne seguite con un percorso specifico sono state 3.110. Nello stesso anno, in Italia, 116 donne sono state uccise, il 92% per mano del partner. L'ultima indagine ISTAT (anno 2020) conferma la tendenza degli ultimi anni, il quadro del fenomeno resta, dunque, drammatico. Per cercare di capire le ragioni di questa violenza, la Fondazione Foresta Onlus ha realizzato una indagine tra i ragazzi iscritti fra gli ultimi anni delle scuole superiori e i primi anni di università, con una media di 21 anni e un campione rappresentativo di 945 ragazzi, suddivisi fra 578 ragazze e 367 ragazzi.

“Negli ultimi vent’anni omicidi e violenze sono diminuiti, quello che non è diminuito sono omicidi e violenza sulle donne. Dal nostro studio - spiegano Carlo Foresta, presidente di Fondazione Foresta Onlus, ed i suoi collaboratori - è emerso che c’è un problema fondamentale: fra uomo e donna ci sono differenze profonde, come le patologie, le terapie, addirittura è nata la medicina di genere dove si studia in biologia le differenze fra uomo e donna. Quello che manca è la comprensione delle differenze che spesso da alcuni uomini vengono viste come contrapposizione”.

Fra le risposte fornite dai giovani maschi è emerso che il 50% di loro considera il genere femminile come un insieme di “bellezza, forza, affetto e intelligenza”: “E’ un ritratto, questo, che combacia con l’attuale rappresentazione del femminile proposto dalla nostra coscienza collettiva”, osserva la Fondazione. Un altro 40% rappresenta il femminile attraverso caratteristiche quali “maternità, fragilità, accudimento e sensibilità”.

D’altra parte, almeno il 30% dei maschi viene rappresentato con le caratteristiche di “forza, arroganza, sessualità e potere”; la quota sale al 40% delle risposte date se aggiungiamo all’elenco le parole “fragilità e stupidità”. In altre parole, “gli stereotipi che caratterizzano le differenze tra maschile e femminile sembrano così radicati da avere coinvolto anche le nuove generazioni”, spiega la Fondazione.

Altro dato interessante è che le donne sono 2,4 volte più attente al dibattito sulla parità di genere rispetto ai ragazzi, lo considera “molto importante” il 65% rispetto al 27% dei ragazzi. Similmente, il dibattito sull’identità di genere è sentito molto di più (1,7 volte) dalle persone transgender e non-binary rispetto ai cisgender. Questi dati trovano conferma anche rispetto al tema delle discriminazioni, dove femmine, persone transgender e persone non-etero risultano maggiormente discriminate (dal 40% al 75% si sente discriminato, contro il 5-10% di maschi, cisgender, etero).

“Il divario nelle risposte appena descritte suggerisce un possibile fallimento degli sforzi educativi e culturali finora messi in atto – conclude Foresta - questo perché i veri destinatari delle campagne di sensibilizzazione, i maschi, sembrano molto meno interessati al tema. A nostro avviso ciò è dovuto all’incapacità, da parte degli uomini, di empatizzare e di identificarsi con le vittime della discriminazione sessuale. Uno scarso interesse al dibattito può tuttavia rappresentare un meccanismo difensivo volto a celare la consapevolezza di una fragilità non riconosciuta da sé stesso e dall’altro”.

Per Foresta “è possibile che l’uomo viva le conseguenze di una stereotipizzazione della propria rappresentazione sociale, e questa ipotesi sembra essere confermata dai risultati della nostra indagine. Dall’abolizione del patriarcato sembra essere emersa l’idea di un uomo rozzo e banale, del tutto inadatto a sostenere quella “parità di genere” che tanto disperatamente cerchiamo”.

Un decalogo dei suggerimenti per superare il disagio tra i generi:
1.    Riconoscere lo stereotipo, come scorciatoia mentale
2.    Bandire il pregiudizio, quale anticamera della discriminazione
3.    Riconoscere la fragilità come forza
4.    La diversità è ricchezza
5.    Aprire spazi di confronto
6.    Le istituzioni diano valore alle diversità
7.    Passare dal dibattito all'azione
8.    Incoraggiare l'incontro, al di là di genere e identità
9.    Garantire la libertà di scelta, rispetto ai gusti e le propensioni
10.  Guardare alla persona nella sua interezza

Endrius Salvalaggio

21 marzo 2022
© Riproduzione riservata

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