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Covid. “Nel 2020, nonostante la pandemia, aumentate del 12% le TAC per i pazienti oncologici”. Studio del Sant’Andrea di Roma


L’anno 2020 si è caratterizzato per le prolungate chiusure degli accessi ospedalieri per i pazienti ambulatoriali, in particolare per quelli affetti da patologie oncologiche, che hanno trovato difficoltà nell’essere sottoposti a esami diagnostici strumentali. Nonostante il calo globale delle prestazioni radiologiche durante tutto il 2020 (-21,5%), la UOC di Radiologia dell’AOU Sant’Andrea, grazie a scelte guidate dall’uso di sistemi gestionali di business analytics, è riuscita a incrementare l’attività TAC per i Pazienti ambulatoriali oncologici del 12%. LO STUDIO.

21 APR -

É possibile, durante una pandemia, non solo non ridurre le prestazioni ambulatoriali, in particolare le TAC nei pazienti oncologici, ma addirittura incrementarle, purché le decisioni sulle modifiche dei percorsi ospedalieri siano guidate dai dati e non da scelte emotive.

Sono questi, in estrema sintesi, i risultati di uno studio condotto dal Prof. Andrea Laghi, direttore della UOC di Radiologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Sant’Andrea, pubblicato recentemente su European Radiology, la principale rivista scientifica europea del settore.

“I nostri risultati sono piuttosto significativi, anche se devono essere circostanziati alla Regione Lazio e al particolare coinvolgimento nella rete COVID dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Sant’Andrea”, afferma il Prof. Laghi.

“Durante la prima ondata di pandemia, nel marzo-aprile 2020, a seguito delle allarmanti notizie provenienti dal Nord Italia e, obiettivamente, non avendo conoscenza dell’evoluzione della malattia, abbiamo riorganizzato la radiologia di emergenza, dedicando i locali e le apparecchiature del pronto soccorso ai soli Pazienti urgenti COVID positivi. Agli altri Pazienti di emergenza (pochi, in verità) sono stati riservati una serie di locali del reparto, inclusa un’apparecchiatura TAC, che ha necessariamente comportato la riduzione delle possibilità di accesso alla diagnostica TAC ai Pazienti ambulatoriali, in particolare a quelli affetti da patologie oncologiche. Nella seconda ondata pandemica (novembre 2020), nonostante il numero di accessi di pazienti COVID positivi al pronto soccorso fosse superiore rispetto al lockdown del marzo-aprile 2020, abbiamo deciso di evitare di riproporre l’organizzazione logistica scelta precedentemente, creando due percorsi separati per i Pazienti COVID positivi e COVID negativi nell’ambito dei locali del pronto soccorso e mantenendo il reparto “COVID free”, con tutte le apparecchiature (TAC incluse) disponibili per gli esami dei pazienti ambulatoriali. È stata questa la decisione che ci ha consentito di chiudere l’anno con un incremento del 11,7% delle TAC per i pazienti oncologici ambulatoriali”.

Mentre la prima decisione di modifica del percorso ospedaliero è stata basata sull’emotività e sulla oggettiva mancanza di conoscenza sia della pandemia sia del conseguente comportamento dei Pazienti, la seconda è stata guidata dall’analisi in tempo reale dei dati degli accessi ai servizi della UOC di Radiologia da parte delle differenti tipologie di pazienti e dei carichi di lavoro del personale radiologico, ottenuta tramite il sistema di business analytics operativo presso la UOC di Radiologia dell’AOU Sant’Andrea sin dal marzo 2019.

Considerando i dati della prima ondata pandemica, si è ipotizzato che il flusso di pazienti alla radiologia di emergenza sarebbe stato sostenibile senza riservare i locali del pronto soccorso ai soli pazienti COVID positivi, mettendo, ovviamente, in atto dei rigorosi processi di sanificazione delle sale che garantissero la sicurezza degli utenti. Inoltre, per gestire eventuali situazioni critiche di sovraffollamento e possibili, e temibili, ritardi diagnostici, si è deciso di usare una delle apparecchiature TAC del reparto come possibile back-up. Infine, considerando il drastico calo di prestazioni/ora che si era registrato nel marzo-aprile 2020 rispetto al 2019, si è considerato che questa decisione non avrebbe creato alcun sovraccarico di lavoro per i radiologi operanti presso la radiologia di emergenza.

Queste scelte sono state fatte sulla base dei dati disponibili e sono state attuate solo perché si è potuto costantemente monitorare l’andamento dei flussi alla radiologia di emergenza attraverso il sistema di business analytics.

“I risultati ci hanno dato ragione”, afferma il Prof. Laghi. Infatti, la gestione guidata dai dati della radiologia di emergenza ha consentito di far fronte alla seconda ondata pandemica, nonostante il maggior numero di accessi di pazienti COVID positivi alla radiologia del pronto soccorso dell’AOU Sant’Andrea, senza alcuna penalizzazione nei tempi di refertazione degli esami dei pazienti, sia totali, sia di quelli più gravi, con accesso con codice rosso. Il continuo monitoraggio dei dati ha permesso di verificare un incremento del carico di lavoro dei radiologi dedicati all’emergenza del 16% rispetto al periodo marzo-aprile 2020, un dato, comunque, sempre inferiore, del 10,5%, rispetto ai carichi di lavoro dello stesso periodo del 2019. Infine, la TC di back-up, in circa il 10% dei casi, ha consentito di evitare ritardi diagnostici.

“In tempi di crisi, la resilienza è una qualità fondamentale da possedere. Permette che il cambiamento avvenga rapidamente e senza intralci”, conclude il Prof. Laghi. “Il software di business analytics è uno strumento estremamente potente che fornisce una visione precisa degli scenari che cambiano in tempo reale. Applicato alla nostra unità di radiologia, ci ha permesso di rafforzare le decisioni manageriali e di supportare i cambiamenti nella pianificazione della forza lavoro”.

 



21 aprile 2022
© Riproduzione riservata

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