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Medici in affitto nei Pronto soccorso in sofferenza. Agus: “Soluzione che non migliora la qualità dei servizi”

di Elisabetta Caredda

Il capogruppo dei progressisti interviene sulle criticità dei PS in Sardegna, compreso il ‘maxi-appalto’ che Ares è intenzionata a bandire per esternalizzare la gestione delle strutture. Agus: “Far pagare ai sardi una soluzione emergenziale di questo tipo solleva dubbi sia sotto il profilo della sicurezza, che quello delle risorse pubbliche”. Per il P.S. del SS Trinità di Cagliari probabile apertura nella prima settimana di giugno

26 MAG - La crisi dei Pronto soccorso dell’isola ha significative ricadute sull’assistenza sanitaria prestata ai pazienti e difficoltà nel reperire nuovo personale medico e sanitario. L’azienda regionale per la Salute (Ares) sta pensando di esternalizzare la gestione dei Pronto soccorso, ma l’idea non convince il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, componente della commissione Salute, che solleva a Quotidiano Sanità alcune osservazioni.

“E’ da mesi – spiega il consigliere - che portiamo all’attenzione della Giunta e dell’opinione pubblica il tema della crisi dell’emergenza urgenza e dei Pronto soccorso che durante la pandemia causata dal Covid-19 sono stati maggiormente sottoposti a gravi difficoltà organizzative. Anche se il progressivo allentamento della crisi pandemica ha infatti permesso a gran parte dei servizi erogati dal Ssr la ripresa ordinaria delle attività, per le strutture dei Pronto soccorso la situazione continua a riscontrarsi gravosa e per di più in constante peggioramento”. 

“Il personale medico risulta essere sempre più carente e la mole di lavoro nei presidi aperti diventa consistente, abnorme – prosegue il capogruppo -. Si registrano criticità nei tempi di ricovero dei pazienti presi in carico nei Pronto soccorso e per i quali a volte mancano pure i posti letto, costringendo gli stessi a essere dirottati in altri ospedali. I tempi di attesa si attestano frequentemente dalle 6 alle 10 ore, in più di un’occasione sono servite anche 17 ore per assistere pazienti in codici giallo”. 

“Nell’area del cagliaritano – approfondisce Agus - sono diventate frequenti anche le giornate in cui decine di ambulanze attendono in fila, presso i Pronto soccorso, l’assistenza dei pazienti a bordo. La chiusura di due dei quattro P.S. operativi fino agli inizi del 2020 ha determinato una situazione non più sostenibile: i presìdi attivi del Brotzu e del Policlinico rimangono gli unici punti di riferimento per l’emergenza-urgenza per quasi mezzo milione di abitanti, troppi per sole due strutture. E con inoltre la carenza di medici di medicina generale, che si registra in particolare nella Asl di Cagliari, è stato rilevato un afflusso ulteriore di utenti con codice verde nei suddetti Pronto soccorso. Peraltro, chiuso è rimasto il presidio del SS Trinità di Cagliari nonostante sia stato inaugurato pubblicamente dall’assessore alla Sanità il 24 dicembre scorso. Ed è soltanto di queste ultime ore la notizia che la direzione dell’azienda sanitaria e quella del Pronto soccorso stanno lavorando per tentare l’apertura della struttura nel corso della prima settimana di giugno. Aspettiamo fiduciosi questo evento, un qualche passo in avanti che si avvia a concretizzarsi grazie anche all’attenzione che abbiamo sollevato sul caso”.

“Il problema principale – rileva il consigliere - sembrerebbe dunque registrarsi nella diffusa volontà dei medici di non voler proseguire la propria attività lavorativa nei Pronto soccorso della nostra regione, sui quali da due anni a questa parte sindacati e il personale medico e infermieristico denunciano un sovraccarico di lavoro tale da non poter più garantire nemmeno livelli adeguati di assistenza. Il personale dei P.S. si è anche trovato a non poter fruire degli ordinari giorni di ferie previsti dai contratti di lavoro perché anche un solo giorno di riposo avrebbe determinato un’ulteriore aggravamento dello stato di crisi degli organici; in questa situazione è aumentato il rischio di burnout per i medici, impegnati non più solo occasionalmente in turni superiori alle 12 ore. Ricordo che il personale che pur si licenzia a malincuore dai Pronto soccorso perché esausto dalle difficoltà di rigide situazioni, trova quantunque nuovi sblocchi nella libera professione, nella sanità privata o in strutture pubbliche di altre Regioni”.

“Oltre a tutto questo – continua il capogruppo -, ci sono pervenute in questi giorni notizie sul fatto che l’azienda regionale per la Salute (Ares) sia intenzionata a bandire un super appalto per esternalizzare la gestione dei Pronto soccorso, ossia un maxi-appalto per acquisire attraverso società private nuove risorse umane da assegnare nei Pronto soccorso dell’isola”. 

“Uno scandalo! - tuona Agus -. Far pagare ai sardi una soluzione emergenziale di questo tipo è per noi vergognosa, sia sotto il profilo della sicurezza, sia sotto quello delle risorse pubbliche. In pratica accadrà questo: la Sardegna recluterà medici in affitto che saranno gestiti da una società interinale che tratterrà per sé una discreta percentuale, come abbiamo appreso è già successo con la ditta di Vicenza che da mesi lavora per coprire le lacune negli organici dei Pronto soccorso di Oristano e Ghilarza. Basti vedere a titolo di esempio le deliberazioni n.667 del 13 ottobre 2020 e n. 8 del 20 Gennaio 2021 relative all’acquisizione del servizio per la copertura di turni del personale medico del Pronto soccorso del P.O. G.P. Delogu di Ghilarza. Un costoso modo per dare ai sardi una sanità di serie C e per garantire, al contempo, lauti guadagni ai privati”. 

“Da oltre un anno – continua il consigliere - quella che doveva essere “la soluzione temporanea alla copertura dei turni dei Pronto soccorso” adottata dall’ex Ats durante l’emergenza sanitaria ci sembra come diventata definitiva con Ares Sardegna. Ciò certificherebbe sia il fallimento della riforma sanitaria, promossa come strumento per migliorare la qualità di servizi sanitari erogati in Sardegna, sia la sconfitta del sistema sanitario pubblico. Riteniamo dunque che occorra approfondire e verificare le motivazioni per cui se, da una parte, risulta difficile selezionare con procedure concorsuali ordinarie e reclutare nuovi medici per i Pronto soccorso con i contratti di lavoro collettivi applicati ai dipendenti pubblici, dall’altra, sarebbe invece possibile acquisire le medesime professionalità mediante appalti di servizi”. 

“Diverse le perplessità e le domande che ci poniamo – sottolinea il capogruppo -. A cominciare da quali siano le valutazioni sulla convenienza di tale scelta sotto il profilo della qualità delle prestazioni così rese nei Pronto soccorso, ma anche della qualità della diagnosi clinica offerta attraverso il personale esterno e della conseguente sicurezza dei pazienti (rapportate anche alle risorse finanziarie necessarie); ancora, di quali siano i contenuti della programmazione a monte della quale è stato deciso di appaltare all’esterno l’acquisizione di personale per i Pronto soccorso: quante unità di personale sono previste, quali requisiti professionali sono richiesti, in quali ospedali verranno impiegati e per quanto tempo. Vorremo capire meglio quali saranno le differenze di trattamento economico e giuridico tra il personale di ruolo nei Pronto soccorso e quello acquisito mediante il maxi-appalto, e quale è la quota delle risorse pubbliche che si prevede spetterà agli operatori economici vincitori della gara d’appalto, al netto dei costi del personale impiegato”. 

“Sugli atti - conclude Agus -, che ancora non conosciamo, ci riserviamo pertanto di intervenire in ogni sede. E non solo in quella politica”.

Elisabetta Caredda

26 maggio 2022
© Riproduzione riservata

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