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Autonomia differenziata. Dattolo (Omceo Firenze): “Mette in pericolo il servizio pubblico” 


Per il presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze “Il rischio è scivolare verso privatizzazione di fatto. La strada dovrebbe essere invece quella di diminuire la burocrazia, rinnovare l’assistenza capillare sul territorio e comprendere le nuove esigenze negli ospedali”.

15 FEB -

“L’autonomia differenziata tra le regioni è una direzione che ci preoccupa fortemente. Si rischia di mettere seriamente in pericolo un servizio pubblico universale, gratuito, uniforme, indispensabile. È a rischio l’unità nazionale”.

Lo afferma Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Firenze e provincia.

“Il decentramento delle funzioni appare oggi come la soluzione per velocizzare le procedure, ma il rischio reale è quello di andare incontro a una totale disomogeneità, a una carenza nelle comunicazioni e nei rapporti sociali, senza cooperazione e interconnessione dei servizi sanitari. La strada – aggiunge Dattolo – dovrebbe essere invece quella di diminuire la burocrazia, rinnovare l’assistenza capillare sul territorio, comprendere le nuove esigenze negli ospedali. Con questa direzione si andrà inevitabilmente ad accrescere il divario tra le regioni su una materia che è sancita come un diritto fondamentale nella Costituzione italiana. La stessa Costituzione recita che deve essere la Repubblica, nel suo insieme quindi in qualità di Stato, a tutelare la salute”.

“La pandemia prima e soprattutto la campagna di vaccinazione successivamente – ha aggiunto – hanno dimostrato che la sanità ha bisogno di un coordinamento centrale per poter essere efficiente e rispondere tempestivamente alle necessità della popolazione. Stiamo commettendo un errore di presunzione su un ambito estremamente complesso, che già attraversa una fase di crisi e che andrebbe rafforzato, non frammentato. Il Ssn rappresenta il paracadute per la popolazione di massima difficoltà, nelle emergenze come è stato il Covid negli ultimi due anni”.

“Si rischia di spingere la sanità, nel prossimo futuro, verso la privatizzazione. E di togliere una discussione democratica su un tema che, più di tutti, è collettivo. La cura – conclude il presidente dell’Ordine – non può essere sinonimo di disuguaglianza ma una certezza anche per le fasce di cittadini meno abbienti che non hanno alternative a quella del sistema pubblico. La sanità pubblica deve essere uguale in ogni regione, garantire standard di qualità e sicurezza delle cure ovunque, non può avere un principio di concorrenza al suo interno, e la sanità privata convenzionata dovrebbe essere solo integrativa e non competitiva”.



15 febbraio 2023
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