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Asst Rhodense propone a pazienti oncologici vaccinazione contro Herpes Zoster in reparto


Il progetto nasce dalle raccomandazioni dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) che ribadiscono l’importanza della vaccinazione contro l’Herpes Zoster, il cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio, in pazienti immunodepressi o in trattamenti chemioterapici.

01 GIU - Ha l’obiettivo di proteggere le persone immunodepresse o in trattamento chemioterapico dal rischio di sviluppare l’Herpes zoster - che nei pazienti con cancro è doppio rispetto alla popolazione sana - il percorso di vaccinazione dedicato, attivato nella Struttura complessa di Oncologia del Dipartimento di Oncologia medica dell’Asst Rhodense di Milano. I pazienti coinvolti nel percorso - sia quelli sottoposti a trattamento chemioterapico sia quelli in follow up - sono contattati dal clinico di riferimento con il supporto dell’associazione ‘La Lampada di Aladino’ per fissare un appuntamento e procedere con la vaccinazione all’interno del reparto.

“Il progetto nasce dalle raccomandazioni dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) - spiega Roberto Bollina, direttore Struttura complessa di Oncologia e direttore del Dipartimento di Oncologia medica dell’Asst Rhodense di Milano - che ribadiscono l’importanza della vaccinazione contro l’Herpes Zoster, il cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio, in pazienti immunodepressi o in trattamenti chemioterapici. Secondo le raccomandazioni- continua - non solo i pazienti oncologici hanno il doppio delle possibilità di sviluppare l’Herpes zoster ma hanno anche un’elevata probabilità di affrontare le gravi conseguenze del virus, che possono portare alla morte. Per questo è fondamentale che tutti i cittadini con neoplasia, in particolare quelli immunodepressi - aggiunge- siano vaccinati contro l’Herpes zoster. Da qui l’idea di creare questo percorso di vaccinazione sfruttando il rapporto di fiducia ed empatia che si viene a creare fra paziente e specialista, facendo le vaccinazioni direttamente in reparto”.

L'Herpes zoster - ricorda una nota - è la riattivazione dell’Herpes virus varicella zoster che colpisce le strutture nervose. Dopo aver causato la varicella, il virus Zoster rimane inattivo nel tessuto nervoso per poi risvegliarsi, a distanza di molti anni, sotto forma di Fuoco di Sant'Antonio. Alla riattivazione, di solito, si associa una dolorosa eruzione cutanea che, nonostante possa manifestarsi in qualsiasi parte del corpo, compare più frequentemente su un solo lato del torace o dell'addome sotto forma di una singola striscia di vescicole.

Circa un adulto su 3 è a rischio di sviluppare un episodio di Herpes zoster nel corso della propria vita. La malattia si associa una pessima qualità di vita e può portare a numerose complicanze. La più comune è la nevralgia post-erpetica, caratterizzata da un dolore molto forte a livello del nervo coinvolto. Un’altra complicanza è la sindrome di Ramsay Hunt, quando l’infezione coinvolge il nervo facciale, causando paralisi facciale e perdita dell’udito, ma ci possono essere infezioni agli occhi o, ancora, infiammazione di polmoni, fegato, meningi ed encefalo.

“La vaccinazione – osserva Bollina – è un ottimo strumento di protezione perché questi pazienti immunodepressi possono subire una recrudescenza del virus della Varicella zoster e contrarre la patologia. Ecco perché abbiamo voluto attivare questo percorso di protezione, dei pazienti in cura presso la nostra struttura, che ha potuto prendere forma grazie alla disponibilità e alla buona volontà dei clinici e degli infermieri della Asst Rhodense. Essenziale - sottolinea - anche il supporto dell’associazione ‘La lampada di Aladino Ets’, che collabora con noi da più di dieci anni, e che sottoporrà ai pazienti anche un questionario che consentirà di conoscere e analizzare il loro livello di conoscenza dei rischi e delle opportunità di protezione dall’Herpes zoster”.

La best practice, partita da pochi giorni, che ha un migliaio come bacino potenziale di pazienti raggiungibili dalla vaccinazione, che sta già riscuotendo molto successo. “I pazienti stanno rispondendo bene - afferma Bollina - si stanno passando la voce fra loro di questa opportunità e ci stanno chiedendo anche se fosse possibile vaccinare i propri caregiver. Cosa al momento non possibile ma che dimostra l’alto interesse e il favore con cui è stata accolta la nostra iniziativa”, conclude lo specialista.

01 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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