Lingua blu. Emergenza in Sardegna, Piemonte e Calabria. Lai (PD): “Il Governo deve attivarsi con urgenza”
di Elisabetta Caredda
Più grave il caso dell’Isola in cui i focolai sono passati da 666 a 981, in prevalenza a Nuoro ed Oristano. Lai: “Gli allevatori sono già allo stremo per la siccità estiva, ora stanno affrontando la piaga di questa epidemia che si sta diffondendo in maniera incontrollata con danni economici per le aziende; sono necessarie risorse economiche mirate a risarcire gli allevatori danneggiati dal virus e mettere al sicuro gli allevamenti non colpiti”.
12 SET - “L’epidemia della lingua blu si sta diffondendo sempre più nelle stalle italiane, tant’è che ad oggi, in tutta Italia, sono stati individuati quasi mille focolai e le pecore abbattute sono oltre un migliaio. Sardegna, Piemonte e Calabria, si è appreso, sono le regioni più colpite, alle quali seguono altre quattro regioni italiane, ma con dati molto inferiori rispetto all’isola. L’emergenza più grave è quella sarda: oltre 850 sono i focolai individuati, ed in prima fila troviamo le province di Nuoro ed Oristano con un danno che gli allevatori già stimano intorno ai 5 milioni di euro. In Calabria si contano invece 50 focolai e più di 2 mila capi uccisi, ed in Piemonte ci sarebbero una cinquantina di focolai”. A fare il punto è il deputato Pd sardo
, Silvio Lai, che chiede l’intervento urgente del Governo.
“Ritornando ai dati della Sardegna - spiega -, come si può rilevare dall'ultimo report dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, i focolai sono passati da 666 a 981, con prevalenza, accennavo, nel centro sud dove Nuoro e Oristano concentrano il 60% delle segnalazioni. Ma è tutta la regione ad essere colpita come segnala anche la Coldiretti che parla di proporzioni allarmanti e di rischio per il sistema della pastorizia sardo. Gli allevatori tutti, già allo stremo per la siccità di questi mesi, stanno affrontando questa piaga che si sta diffondendo in maniera incontrollata; il diffondersi della malattia sta portando al calo della produzione del latte e al blocco della movimentazione delle greggi e delle mandrie, con danni economici per le aziende; questo comporterà anche effetti sui costi e sui prezzi per i produttori e per i consumatori finali”.
“Gli allevatori stanno chiedendo alle istituzioni di mettere in campo tutte le soluzioni necessarie a tutelare la filiera zootecnica, ma il Governo è in ritardo nel fronteggiare queste emergenze che necessitano di introdurre in tempi imminenti tutte quelle azioni e misure volte a prevenirle. Azioni che hanno bisogno di risorse economiche mirate a risarcire in tempi brevissimi gli allevatori danneggiati dal virus, e mettere al sicuro gli allevamenti non colpiti”.
“Le emergenze, le a ‘lingua blu’ lo è, richiedono di poter essere fronteggiate in tempi urgenti, ma sembrerebbe che la questione sfugga ai radar del ministero. Così come anche sulla peste suina il cambio del commissario (l’ennesimo) non ha ancora portato ad alcun cambiamento, per ora, sulle scelte operative come sulla trasparenza, a partire dalla disponibilità di dati sul piano di contenimento dei cinghiali anche con l’invocata, dalla maggioranza, richiesta di intervento dell'esercito”.
“Non ci dobbiamo dimenticare che in Sardegna i rischi che porta la lingua blu sono enormi perché il settore dell’allevamento ovino garantisce il 65% dell’intero PIL regionale in agricoltura e si tratta di un ambito che rappresenta un contributo peculiare sul piano identitario, culturale e ambientale dell’isola, non solo per il peso economico. Ci chiediamo dunque, ed in tal senso ci stiamo facendo portavoce della problematica in parlamento, se il Governo stia predisponendo un piano di intervento su questa criticità epidemiologica. Auspichiamo in ciò, in tempi stringenti, come anche gli allevatori compromessi dai danni” – conclude Lai.
Elisabetta Caredda
12 settembre 2024
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