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Riforma sanitaria. Criticità e proposte di associazioni diabetici, comitati per la sanità pubblica, Tribunale del malato, Anmic e provveditore della sanità penitenziaria

di Elisabetta Caredda

Le associazione diabetici hanno chiesto che il registro regionale del diabete sia reso operativo; i comitati per la sanità pubblica e il tribunale del malato hanno sollevato il problema delle liste di attesa; l’Anmic sollecita sui tempistiche del riconoscimento dell’invalidità civile; il provveditore della sanità penitenziaria auspica un sistema integrato di assistenza penitenziaria, insieme all’introduzione di nuove tecnologie ed una adeguata formazione per gli operatori.

06 FEB - Si è concluso il 3 febbraio il ciclo di audizioni sul disegno di legge n. 40 della Giunta regionale per la riforma del sistema sanitario regionale. La discussione nel parlamentino della Salute si è aperta con gli interventi dei rappresentanti delle associazioni dei diabetici (Baingio Sircana, Luca Porcu, Carlo Cancellieri, Adriana Loche, Gabriele Palitta, Carol Tola), coordinate nella Federazione rete sarda diabete e presieduta da Riccardo Trentin “che ha posto l’accento sulle difficoltà che i pazienti incontrano nel sistema sanitario sardo, con particolare attenzione alla gestione della patologia in età pediatrica”.

Tra i principali punti critici segnalati, dal sommario si apprendono: “La mancata operatività del registro regionale del diabete, sebbene istituito all’unanimità dal precedente Consiglio Regionale, e che consentirebbe una migliore pianificazione delle risorse sanitarie. La carenza di figure professionali essenziali a cui è seguita la richiesta di una maggiore integrazione di nutrizionisti, psicologi e specialisti della medicina dello sport per una gestione multidisciplinare del diabete. L’ulteriore sottolineatura ha riguardato la demedicalizzazione della scuola e la stipula di un nuovo protocollo “Sport-Scuola-Salute” (le associazioni hanno chiesto di evitare una gestione esclusivamente sanitaria del diabete nelle scuole, favorendo così l’inclusione degli studenti diabetici). Più investimenti nella prevenzione (si è rimarcata l’importanza di politiche che puntino a prevenire il diabete di tipo 2 attraverso l’educazione alimentare, l’attività fisica e il supporto psicologico)”.

Ha fatto poi seguito l’intervento dei rappresentanti del coordinamento dei comitati sardi per la Sanità pubblica (Alessandro Rosas, Francesco Carta, Gian Franca Salvai, Rosanna Carboni) che hanno evidenziato, si legge nel resoconto, “la crisi del servizio sanitario pubblico, ribadendo la necessità di una riforma che garantisca un accesso equo e diffuso alle cure”.

Diverse le criticità sollevate: “La carenza di personale sanitario (“i medici di base e gli specialisti vanno in pensione senza essere sostituiti, lasciando intere aree della regione senza servizi adeguati”); l’eccessivo ricorso alla sanità privata (il coordinamento ha espresso preoccupazione per il progressivo indebolimento della sanità pubblica a favore del privato, con un aggravio economico per i cittadini); la necessità di riequilibrare la distribuzione delle risorse (è stato denunciato il divario tra le strutture sanitarie delle zone interne e quelle delle grandi città come Cagliari e Sassari); il problema delle liste d’attesa (“molte prestazioni sanitarie richiedono tempi eccessivamente lunghi, mentre i cittadini sono costretti a spostarsi in altre province per ricevere cure adeguate e tempestive”), il rilancio della medicina territoriale (il coordinamento ha sollecitato il potenziamento dei distretti sanitari e un’integrazione efficace tra ospedali e territorio); le assunzioni straordinarie di personale sanitario (“servono nuovi concorsi pubblici e l’impiego di medici stranieri per fronteggiare la carenza di specialisti, come già avviato, con successo, in altre regioni italiane”)”.

Il tema delle liste d’attesa è stato rilanciato anche dai rappresentanti del ‘Tribunale del malato’ (Maria Grazie Fichicelli, Luisa Cossu, Francesco Mastinu) che hanno definito le liste d’attesa , riferisce il resoconto, “‘insostenibili’ (il tempo per visite specialistiche e interventi chirurgici è tra i più lunghi d’Italia, con molti cittadini che rinunciano alle cure per l’impossibilità di sostenere l’attesa o i costi del privato). Ulteriori elementi di criticità hanno riguardato, la carenza dei medici di base (numerosi comuni della Sardegna, soprattutto nelle zone interne, sono privi di un medico di medicina generale ed è stato proposto un sistema di incentivi economici per attrarre professionisti nelle aree svantaggiate); l’assenza di una strategia chiara per la medicina territoriale (non convincono gli istituendi CAU) e l’aumentare del rischio di un progressivo scivolamento verso la sanità privata”.

Il presidente dell’Anmic, Fabrizio Rodin, ha rappresentato, invece, le problematiche inerenti il riconoscimento dell’invalidità civile, denunciando “un ‘sistema farraginoso’ e non omogeneo tra le diverse Asl: a Cagliari le visite sono sospese; nel Medio Campidano risultano inevase oltre diecimila domande di invalidità e nel Sulcis sono 13mila, mentre a Oristano e Nuoro la situazione risulterebbe sotto controllo. Nella provincia di Sassari si sperimenta invece, con risultati assai poco lusinghieri, il nuovo sistema che a partire dal 2026 porterà gli accertamenti, oggi in capo alle Asl, in capo all’Inps (“si annuncia un vero e proprio massacro”)”.

Ha concluso le audizioni l’intervento del provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Domenico Arena, che ha definito la sanità penitenziaria “il punto critico del sistema sardo” e il livello delle strutture sanitarie penitenziarie “insoddisfacente”. A giudizio del provveditore serve un sistema integrato di assistenza penitenziaria, insieme con l’introduzione di nuove tecnologie ed una adeguata formazione per gli operatori (“la carenza del personale potrebbe essere mitigata con il riconoscimento di incentivi economici e di carriera”)”.

Elisabetta Caredda

06 febbraio 2025
© Riproduzione riservata

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