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Rsa. Bilanci in perdita, bisogni assistenziali predominanti rispetto ai sanitari. L’analisi dell’Associazione risoRSA


Allarme sulla crisi del settore, sentenze contraddittorie, normative poco chiare, in un contesto di popolazione in veloce invecchiamento. Focus anche sulla natura e il valore economico delle prestazioni erogate. Lo studio, condotto all’interno del nucleo Alzheimer di Villaggio Amico, mostra che il 18,3% del tempo assistenziale è occupato da attività sanitarie; il 45,7% da prestazioni assistenziali; il 29,3% a servizi alberghieri e generali; il 6,7% a pause e spostamenti.

19 GIU - “RS(A)ppropriatezza: leggi chiare, costi certi. Chi paga le RSA?”. È il titolo dell’evento organizzato da Associazione risoRSA e patrocinato dal Comune di Milano per fare luce sulla crisi delle Rsa e le sue ragioni. Un evento che ha acceso i riflettori anche su di recenti sentenze della Cassazione ritenute da alcuni tecnici ed esperti contraddittorie e non coerenti con la previsione normativa e la successione delle leggi nel tempo. “Una confusione che mette in difficoltà un settore essenziale in un contesto sociale di popolazione sempre più anziana”, spiegano i promotori dell’evento.

Il convegno ha visto la partecipazione di esponenti del mondo giuridico, sanitario ed economico: Lamberto Bertolè, assessore al Welfare e salute del Comune di Milano; Andrea Lopez, avvocato specializzato in diritto sanitario e sociosanitario, founding partner LDA Legal & Consulting; Antonio Sebastiano, direttore Osservatorio settoriale sulle Rsa della LIUC Business School; Massimo Riboldi, presidente Associazione RisoRSA e Villaggio Amico; Domenico Aracri, laureando alla LIUC Business School; Luca Perfetti, professore ordinario di diritto amministrativo e senior partner di BonelliErede; Juliette Gagliardi, ricercatrice esperta in economia sanitaria, fa parte del team di Statista.

Lamberto Bertolè ha sottolineato la grande attenzione del Comune di Milano su un tema di cui, afferma, si parla troppo poco. Secondo l’assessore quello dell’assistenza agli anziani è un problema che sta deflagrando, sia per la mutata composizione demografica, sia per la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie con il progressivo passaggio al sistema contributivo delle pensioni. Il suo è stato un forte richiamo a porre al centro dell’agenda politica il futuro dell’assistenza agli anziani.

Juliette Gagliardi è intervenuta per fare luce sulla dimensione sociale e sanitaria dell’invecchiamento, considerato il più grande problema sociale ed economico che l’Italia deve affrontare. “Nel 2030, la generazione più numerosa e longeva dei nostri tempi, quella dei baby boomers, avrà superato i 65 anni di età mettendo a dura prova la sostenibilità dei sistemi sanitari e previdenziali.” – come spiegato dalla ricercatrice. Il suo contributo ha analizzato come la crescita della quota di popolazione interessata da sindromi croniche come l’Alzheimer e altre demenze impatta il sistema sanitario italiano e le famiglie colpite.

Dagli interventi è emerso che il sistema Rsa sta affrontando una crisi strutturale aggravata da tre fattori principali: le recenti sentenze della Corte di Cassazione che stabiliscono a carico del servizio sanitario nazionale l'intera retta per i pazienti affetti da Alzheimer, in contrasto con altre sentenze, creando così incertezza su chi paga; la mancata applicazione, ad esempio in Regione Lombardia, delle modalità di calcolo delle tariffe previste dal d.lgs. 502/92, dal decreto LEA del 2017 e dal D.M. 15 aprile 1994, con impatti negativi su bilanci e rette a carico dei cittadini; la crescente insostenibilità finanziaria, documentata da uno studio validato dall’Osservatorio settoriale sulle RSA della LIUC Business School che mostra le difficoltà economiche del settore, con il 46% degli enti in perdita già nel 2022. A questo si aggiunge che in Italia, secondo Paese più longevo al mondo, in media ci sono 22 posti letto in Rsa ogni mille residenti anziani mentre nei Paesi Ocse sono circa il doppio.

Ha detto Antonio Sebastiano, direttore Osservatorio settoriale sulle Rsa della LIUC Business School: “Le analisi del nostro Osservatorio evidenziano che a partire dal 2020 il settore delle RSA sta affrontando una crisi strutturale di sostenibilità economico-finanziaria. Nel 2022, su un campione di circa 400 RSA, quasi la metà ha chiuso li bilancio in perdita e, in molti casi, la gestione caratteristica è in negativo e viene sanata attraverso ricavi straordinari, anche derivanti da cessione di asset immobiliari e finanziari. Non è più solo un problema per i gestori: è un tema che deve interessare anche i decisori pubblici. Servono politiche di sostegno mirate, perché un welfare territoriale efficace non può prescindere da strutture solide ed efficienti”.

Uno dei focus del problema collegato al valore economico delle prestazioni, è qual è la natura e durata delle prestazioni sanitarie nelle RSA. Su questo tema è stato presentato uno studio inedito e attuale che ha indagato natura delle prestazioni, livello, tempistiche e costi. L’analisi p stata fatta in relazione sia al totale dei servizi erogati, che comprendono anche i servizi assistenziali, i servizi alberghieri e i servizi generali, sia al totale delle prestazioni che rientrano nello standard assistenziale imposto dalla normativa regionale in materia di autorizzazione e accreditamento. Lo studio è stato condotto all’interno del nucleo Alzheimer di Villaggio Amico e i risultati hanno evidenziato che il 18,3% del tempo assistenziale è occupato da attività sanitarie; il 45,7% è dedicato a prestazioni assistenziali; il 29,3% a servizi alberghieri e generali; il 6,7% a pause e spostamenti.

Si tratta di una situazione che richiede nell’immediato un chiarimento normativo sulle entità e responsabilità di contribuzioni e rimborsi e una definizione di tariffe che rispecchino i costi reali dell’assistenza.

Massimo RIboldi, presidente Associazione RisoRSA e Villaggio Amico, nel corso del suo intervento ha detto: “A oltre 30 anni dal Decreto del 15 aprile 1994, è arrivato il momento di applicare davvero criteri oggettivi e trasparenti per il calcolo della quota sanitaria nelle RSA. I dati dimostrano che Regione Lombardia dovrebbe corrispondere circa 90 euro al giorno per coprire la componente sociosanitaria, come previsto dai LEA (Livello essenziale di assistenza). È una questione di equità, di sostenibilità per le famiglie e di rispetto per le strutture che operano con efficienza e qualità”.

Andrea Lopez, avvocato specializzato in diritto sanitario e sociosanitario, founding partner LDA Legal & Consulting: ”È fondamentale sgombrare da dubbi interpretativi la natura dei ricoveri in RSA sulla base delle definizioni normative, e, laddove il legislatore ritenesse che le prestazioni sociosanitarie residenziali non siano qualificabili come lungo-assistenza, il sistema venga finanziato affinchè i gestori delle strutture siano in grado di garantire la continuità dei servizi. Quel che è certo è che i costi derivanti dalle pronunce giudiziarie non possono ricadere sui gestori, poiché ciò comprometterebbe non solo i diritti dei cittadini, ma anche la continuità dei servizi essenziali per la collettività e i posti di lavoro degli operatori quotidinamente impiegati.”

A conclusione dell’incontro, i relatori hanno rivolto un appello al legislatore e alle istituzioni regionali, chiedendo l’aggiornamento delle tariffe secondo i costi standard reali; chiarezza normativa sul regime delle prestazioni in RSA; un modello di finanziamento sostenibile per garantire servizi essenziali e tutelare i diritti delle persone più fragili.

“Non si tratta solo di numeri: dietro ogni retta c’è una persona, una famiglia, un bisogno reale. È tempo che la legge e la politica riconoscano pienamente il valore sociale delle RSA.” – ha affermato in chiusura Massimo Riboldi.

19 giugno 2025
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