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Sardegna. Allarme Aiom: "Rete oncologica regionale rimasta sulla carta"


L'Associazione italiana di oncologia medica denuncia che soltanto il 5% dei progetti è stato portato a termine. Un problema che sarà discusso il 15 ottobre in un convegno a Cagliari. "Chiediamo che ci sia anche un ripensamento delle strutture".

15 NOV - In Sardegna ogni anno quasi 7.000 persone sono colpite da tumore: 3.716 uomini e 3.281 donne. Le percentuali di guarigione sono aumentate sensibilmente negli ultimi decenni, grazie ai programmi di screening e a terapie sempre più efficaci. Ma il sistema sanitario, costretto a tagli consistenti, può rispondere alle esigenze di questi malati solo con la realizzazione immediata delle reti oncologiche regionali, finora rimaste sulla carta nella maggior parte dei casi: solo il 5% dei progetti iniziali è stato portato a termine. E anche in Sardegna questo network non è ancora attivo. E’ l’allarme lanciato dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) che discuterà dell’argomento domani 15 novembre durante il convegno “Spending review in Oncologia: razionalizzazione delle spese e qualità dell’assistenza”, presso il Thotel di Cagliari,con la partecipazione, tra gli altri, dell’assessore regionale alla Sanità, Simona De Francisci.

“Chiediamo che, all’interno della discussione sulle reti oncologiche, ci sia anche un ripensamento delle strutture – afferma Daniele Farci, coordinatore regionale Aiom. Da un’indagine condotta insieme al Ministero della Salute e alla Favo è emerso che nel nostro Paese circa il 50% delle strutture che si occupano di diverse patologie oncologiche è al di sotto dei volumi minimi di attività che rappresentano indicatori indiretti di qualità. Inoltre in Italia i farmaci oncologici rappresentano il 25% della spesa ospedaliera per i medicinali, ma incidono solo sul 4% dell’intera nosocomiale. È quindi necessario agire innanzitutto sulle zone grigie dell’inappropriatezza, costituite ad esempio da esami diagnostici di scarsa utilità e da terapie di non comprovata efficacia".

Secondo Farci ci sono evidenze scientifiche che indicano chiaramente che centri con bassi volumi di attività presentano risultati immediati e a distanza statisticamente più sfavorevoli, con incrementi della morbilità e mortalità. Un intervento chirurgico non adeguato o una strategia integrata non applicata possono compromettere l’esito delle cure, determinando un ulteriore utilizzo di risorse con ricadute anche sulla spesa sanitaria”.

Carmine Pinto, presidente Aiom, punta l’attenzione sul profilo economico e sul rischio di nuovi tagli. “Siamo consapevoli della grave crisi economica che attraversa il Paese e che, anche nel settore oncologico, si debba procedere all’eliminazione di spese irrazionali e inappropriate, per rendere più efficiente l’organizzazione dei servizi e più efficace l’utilizzo delle risorse. Ma non condividiamo la filosofia dei tagli indiscriminati ai servizi. I ‘tagli lineari uniformi’, effettuati da parte delle Regioni senza alcuna distinzione tra ambiti patologici di ‘differenti gravità’ e senza valutazione delle conseguenze economiche, hanno finito per ricadere sui malati di cancro e sulle loro famiglie, incrementando – conclude - le già notevoli disparità nei trattamenti”.

15 novembre 2013
© Riproduzione riservata

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