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Riforma 118. In Toscana si infuoca la polemica. Per la Fp Cgil “necessario omogenizzare il sistema”, ma la Regione esclude interventi entro la legislatura


Ad alimentare la tensione la contestuale discussione sulla riforma della legge 25 sul trasporto sanitario che, secondo alcuni, potenzierebbe il ruolo delle associazioni di volontariato. Trecento, tra medici e infermieri, scrivono a Rossi. E se la questione tocca solo alcuni aspetti del servizio del 118, per Bartolini (Fp Cgil) fa comunque emergere un certo malessere e la necessità di una riforma complessiva del sistema, oggi molto disomogeneo a livello regionale. Impegno che la Regione, tuttavia, non intenderebbe prendere. La palla passerà al prossimo governatore. Nel 2020 finirà, infatti, la seconda ed ultima legislatura di Enrico Rossi.

11 APR - In Toscana si infiamma il dibattito sulla riforma del 118. Una revisione di cui, secondo Riccardo Bartolini, della Fp Cgil Toscana, la Regione avrebbe urgentemente bisogno per garantire qualità e omogeneità di intervento in ogni area. Ma la Regione avrebbe detto chiaramente di non avere alcuna intenzione di intraprendere un percorso così impegnativo a pochi mesi dalla fine della Legislatura. Con il 2020, infatti, il presidente della Regione, Enrico Rossi, concluderà il suo secondo mandato. La palla passerà quindi alla prossima Giunta e al prossimo presidente.

Questo non ferma, tuttavia, la discussione. Anche perché nel frattempo si lavora alla riforma della legge 25 sul trasporto sanitario che, secondo alcuni, potenzierebbe il ruolo delle associazioni di volontariato, anche se Anpas, Misericordie e CRI Toscana precisano in una nota: “Non ha senso parlare di privatizzazione o esternalizzazione del servizio per il fatto che si preveda un impegno del volontariato con modalità diverse rispetto al passato, perché altrimenti dovremmo dire che da sempre il servizio è privato e esternalizzato, visto che il sistema in Toscana è largamente basato sul volontariato, che è sinergico con il servizio sanitario regionale di cui, come sancito anche da una legge regionale, è parte integrante. Non possiamo non notare che questa serie di attacchi è nata, pretestuosamente, quando ha preso il via la discussione per la revisione della legge regionale 25 che, risalendo all’ormai lontano 2001, necessita comprensibilmente di una profonda rivisitazione”.

Sulla questione erano intervenuti anche 300 tra medici e infermieri, che avevano scritto una lettera aperta al presidente della Regione, Enrico Rossi, per chiedere rassicurazione in merito alle voci sulla nuova definizione della composizione degli equipaggi per il trasporto sanitario prevista da quella che viene definita la “nuova legge 25”.

Tra le questioni che preoccupano i 300 firmatari della lettera aperta, in particolare, la composizione quantitativa degli equipaggi delle associazioni di volontariato nelle squadre di soccorso (ambulanze con medico o infermiere). “Tra i mutamenti principali della nuova Legge 25 ci sarebbe un taglio nella composizione degli equipaggi coi quali le associazioni di volontariato dovrebbero comporre il personale delle squadre di soccorso dei mezzi avanzati. Dagli attuali 3 effettivi, si passerebbe a 2 - autista compreso - (al quale oltretutto è stato innalzato il limite di età per guidare di un mezzo di emergenza fino all’età di 75 anni), lasciando così il sanitario impegnato in urgenza, in condizioni inaccettabili di carenza di personale dedicato”.

Ma soprattutto “nella bozza di legge in questione è prevista una sperimentazione che attribuirebbe alle associazioni di volontariato il compito di organizzare tali servizi di automedica, utilizzando autisti dipendenti delle stesse associazioni”. Tuttavia, per i medici e gli infermieri, se questo può aiutare dal punto di vista organizzativo, “certamente non può rappresentare un miglioramento nell’assistenza del paziente”. Perché “se l’autista delle future automediche non fosse dipendente della Azienda sanitaria, non potrebbe sussistere alcun controllo di idoneità, di competenza, di rispetto dei riposi e dei turni di lavoro, su chi andrebbe a gravare la responsabilità di conduzione di un mezzo di emergenza”.

Per Riccardo Bartolini, della Fp Cgil Toscana, “la riforma del 118 e la riforma della legge 25 sono due cose ben distinte e quello di cui si sta discutendo è del tutto marginale. Le questioni affrontate nella lettera aperta dei 300 firmatari sono puntuali, ma non intervengono sulla complessiva organizzazione del sistema del 118, che noi riteniamo debba essere assolutamente riformato. Noi chiediamo una riforma organica del servizio, stabilendo con precisione gli standard, i modelli di servizio, il rapporto tra Ssr e volontariato, ragionando anche sugli organici”.

Bartolini precisa che il sistema di emergenza toscano garantisce “buoni risultati”, ma lo fa in presenza di una “serie di squilibri di natura organizzativa”. Per fare un esempio, “il numero di ambulanze medicalizzate a Pistoia sarebbe lo stesso di quelle tra Firenze ed Empoli, dove operano anche ambulanze infermieristiche e automediche, dunque il rapporto tra mezzi medicalizzati e popolazione viene calcolato differentemente”. Non solo. Da zona in zona cambierebbe anche la composizione delle centrali del 118 tra personale del sistema pubblico e delle associazioni di volontariato. “Assurdo anche che nella Regione si sia in presenza di 6 centrali”.

La Fp Cgil chiede, quindi, una riforma organica del sistema che vada nella direzione di “valorizzare le professioni, a cominciare da quella infermieristica”. Un bisogno che per Bartolini non è solo della Cgil, “perché dalle polemiche e dalla lettera dei 300 è evidente che c'è un certo malessere tra chi lavora nel sistema”.

Da quanto dichiarato dalla Regione nel corso di un incontro chiesto dai sindacati confederali, tuttavia, ci sarà ancora da aspettare prima di vedere questa riforma realizzarsi. La Regione, come accennato, avrebbe infatti comunicato ai sindacati di non voler intraprendere questo percorso entro la legislatura, che si concluderà nel 2020.
 
Dalla Regione i sindacati hanno però ricevuto l’impegno a erogare al personale del 118 del comparto un riconoscimento economico. Questo tenuto conto che già oggi, spiega Bartolini, la Regione “spende molto, ogni anno, per la produttività aggiuntiva dei medici. Specie durante l’estate, altrimenti non riuscirebbe a far fronte all’aumento di richieste di assistenza legate alla stagione turistica. E anche in questo caso per colpa di una organizzazione inadeguata del sistema”.
 
L.C.

11 aprile 2019
© Riproduzione riservata

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