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Del Favero (Federsanità): “L'Asl azienda è lo strumento migliore per governare la sanità"

di Eva Antoniotti

Risponde così il presidente dei direttori generali delle Asl di Federsanità Anci a chi sostiene che l'aziendalizzazione in sanità abbia fallito. Del resto “la valorizzazione dei professionisti è nel ddl sul governo clinico che ha previsto la trasformazione in organo dell'azienda del Collegio di direzione”

29 MAR - L’aziendalizzazione in sanità sta per compiere vent’anni, e sempre più frequentemente viene messa sotto accusa per non aver prodotto i risultati di efficienza sperati e aver schiacciato medici e professionisti della sanità in una logica troppo economicista. Quotidiano sanità aveva pubblicato nelle scorse settimane un’intervista con Costantino Troise (Anaao Assomed) centrata proprio su queste osservazioni critiche ed una ad Amedeo Bianco (Fnomceo) che affrontava anche il tema dell’aziendalizzazione. Abbiamo ora sentito una “controparte”, intervistando Angelo Lino Del Favero, Direttore Generale della Ulss7 di Pieve Soligo in Veneto e presidente di Federsanità Anci.

Dottor Del Favero, i critici dicono che l’aziendalizzazione è stata fatta guardando soprattutto il profilo economico, dei bilanci. Come risponde? E' così?
Assolutamente no! I bilanci assicurano l’equilibrio economico; altri strumenti la qualità delle prestazioni; altri ancora la valorizzazione delle risorse umane. L’Azienda è solo il migliore strumento che si conosce per governare le realtà complesse e raggiungere gli obiettivi (di salute) prefissati. L’Azienda non va confusa con l’impresa che, al contrario, ha tra i principali obiettivi, la produzione di utili per l’investitore.

Molti lamentano lo scarso coinvolgimento dei professionisti nei momenti decisionali delle Aziende sanitarie. Cosa si può fare o si sta facendo?
I professionisti vanno coinvolti maggiormente con processi formativi nella progettualità dei percorsi diagnostico-terapeutici, nella innovazione dei processi e nella ricerca. Il disegno di legge all’esame del Parlamento “Governo Clinico” prevede la valorizzazione dei professionisti attraverso il Collegio di Direzione, che diventa Organo dell’Azienda.

C’è anche chi dice che la Aziende sono solo falsamente autonome, di fatto articolazioni delle Regioni, e che dunque questo non è un modo efficace di gestire il sistema. Cosa ne pensa?
L’autonomia dell’Azienda è importante, ma su aspetti meramente gestionali. Nella combinazione dei fattori produttivi. È ovvio che la strategia e la programmazione siano il frutto di politiche concertate a livello nazionale e regionale. Vi sono alcune linee portanti di politica ospedaliera territoriale e della prevenzione e di sostenibilità del sistema che sono patrimonio comune e validato da letteratura internazionale.

A seconda delle Regioni sono state fatte scelte diverse: grandi Aziende territoriali comprensive degli ospedali, Azienda unica, Aziende ospedaliere separate. Secondo lei, qual è il modello più efficace?
Personalmente ritengo che, talvolta, si sia posto più attenzione alla cornice che al quadro, che si siano assunte decisioni di creare macro aziende senza valutare economie e diseconomie nel contesto specifico. In genere le grandi aziende dovrebbero essere il frutto di sistemi maturi e vanno create là dove l’organizzazione è in grado di reggere l’urto di profonde revisioni dei processi gestionali ed operativi. Pur avendo vissuto una buona esperienza di Azienda con territorio e ospedale integrato, ritengo altresì interessante il modello che si propone in più realtà e che prevede una governance distinta tra l’insieme degli ospedali di un’area (generalmente di carattere provinciale) ed il territorio facente capo ad un’Azienda Sanitaria Locale, che copra tutte le funzioni extra ospedaliere.
 
Eva Antoniotti

29 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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