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Covid. Veneto, è scontro su istituzione della Commissione consiliare d’inchiesta


La seduta, nella I commissione permanente del Consiglio, ha visto la presentazione delle due distinte iniziative legislative depositate in questi giorni per l’avvio di una commissione speciale sull'emergenza Covid: la prima presentata dalle opposizioni e la seconda a firma dei due capigruppo della coalizione leghista. Il Pd  insorge: “La commissione di inchiesta è un istituto classico delle opposizioni per approfondire determinati temi”. IL TESTO dell'OPPOSIZIONE e quello della MAGGIORANZA

13 MAG - Scontro nella commissione Affari istituzionali sull’istituzione della commissione regionale di inchiesta sulla gestione della pandemia da Sars-Cov-2. A scatenare la bufera nella seduta di ieri, presieduta da Luciano Sandonà (ZP), è stata la presentazione delle due distinte iniziative legislative depositate in questi giorni per l’avvio di una commissione speciale di studio e approfondimento: la prima presentata il 5 maggio delle opposizioni e la seconda il 10 maggio, a firma dei due capigruppo della coalizione leghista. L’illustrazione da parte dei proponenti ha rappresentato il primo ‘step’ del percorso istruttorio: la commissione, ha dichiarato il presidente Sandonà, entrerà nel merito e voterà il provvedimento istitutivo la settimana prossima.

La prima proposta, primo firmatario il capogruppo del Pd Giacomo Possamai e sottoscritta dagli altri consiglieri di opposizione, presentata a seguito della seduta ‘fiume’ della commissione Sanità di confronto con il presidente Zaia, chiede di mettere sotto i riflettori la gestione in Veneto della seconda fase della pandemia e, in particolare, l’impennata nel numero di contagiati e di morti che si è verificata in Veneto tra ottobre 2020 e marzo 2021. Periodo nel quale, si legge nella relazione introduttiva, “sono morte per Covid in Veneto il quadruplo delle persone morte nei sette mesi precedenti”.

La seconda proposta di delibera, presentata il 10 maggio dai due capigruppo della coalizione leghista Alberto Villanova e Giuseppe Pan, chiede, invece, la riattivazione della commissione speciale di inchiesta sulle case di riposo, avviata a maggio 2020 sul finire della precedente legislatura e decaduta con il suo termine. La commissione d’inchiesta, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe allargare il raggio di studio e approfondimento a tutto il periodo della pandemia “al fine di comprendere le azioni adottate dalla Regione del Veneto nel contrasto della pandemia”.

Dal punto di vista tecnico entrambe le proposte di delibera amministrativa prevedono che la commissione sia costituita da 11 consiglieri, 6 di maggioranza e 5 di opposizione, presieduti da un esponente dell’opposizione, affiancato da due consiglieri di maggioranza nel ruolo di vicepresidente e di segretario della commissione.

Quanto all’ambito e al metodo di indagine, il testo delle opposizioni chiede di “accertare le cause ed eventualmente le responsabilità” dell’“aumento drammatico del numero dei contagi e dei decessi in Veneto” nei mesi autunnali e invernali, e prevede di invitare ‘in audizione il Presidente del Veneto, l'assessore regionale alla Sanità, il direttore generale dell'Area Sanità e Sociale della Regione, i direttori generali delle Aziende ULSS e di Azienda Zero, i direttori delle RSA e delle Case di riposo; i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e rappresentanti del personale sanitario e sociosanitario, familiari di persone decedute, nonché altri soggetti che possano riferire o apportare ogni utile elemento conoscitivo ai fini dei lavori della commissione”.

La proposta leghista, invece, chiede di “accertare quali azioni siano state intraprese per contenere la pandemia da Covid-19 e quali siano stati i fattori epidemiologici che hanno in qualche modo influito sull'andamento dei contagi e dei decessi nelle diverse fasi della pandemia stessa”. Propone, inoltre, di ascoltare le autorità regionali e i direttori delle Ulss e delle Case di riposo, e “tecnici e i virologi che ricoprano incarichi di riferimento per la Regione del Veneto”. I consiglieri di maggioranza chiedono, infine, che i lavori della commissione d’inchiesta siano pubblici e che ci siano “forme di collaborazione e raccordo tra l’ufficio di presidenza della commissione e l’autorità giudiziaria”.

Quattro pertanto i punti di divergenza evidenziati nel primo confronto in commissione: il ‘focus’ della commissione d’inchiesta; la pubblicità dei lavori; gli interlocutori da ascoltare; e, infine, la collaborazione diretta con l’autorità giudiziaria.

Nel corso della discussione il capogruppo del Pd Possamai e la vicepresidente dem della commissione Vanessa Camani hanno definito una ‘forzatura’ l’iniziativa della maggioranza di presentare un provvedimento istitutivo che si sovrappone a quello presentato dalle opposizioni, sottraendo alla minoranza una delle prerogative democratiche. Il portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni e la consigliera Elena Ostanel (Il Veneto che vogliamo) hanno ribadito la natura di studio e approfondimento della commissione, invitando a non equipararla ad un “tribunale’ e a garantire agli auditi la possibilità di esprimersi liberamente, con la scelta di secretare i lavori.

Dai banchi della maggioranza il capogruppo della lista Zaia Villanova, i consiglieri della Liga veneta Marzio Favero, Enrico Corsi e Laura Cestari, Tomas Piccinini di Veneta Autonomia e Raffaele Speranzon, capogruppo di Fratelli d’Italia, hanno contestato la natura ‘politica’ e ‘pregiudizievole’ della richiesta delle opposizioni, sostenendo che la loro proposta istitutiva è volta ad isolare un singolo aspetto nella gestione della pandemia e a delimitare il campo degli interlocutori da ascoltare allo scopo di dimostrare un ‘teorema’ accusatorio più che di perseguire la ricerca della verità.

Il Pd illustra, poi, in una lunga nota tutti i motivi che rendono inopportuna l’iniziativa leghista. “C’è un problema di metodo e di merito - spiega Giacomo Possamai-. La commissione di inchiesta è un istituto classico delle opposizioni per approfondire determinati temi e a fronte di un testo già depositato, la maggioranza anziché provare a dialogare per emendarlo, ne presenta uno proprio. È un sopruso gratuito, un messaggio prevaricatore per rendere ancora più difficoltosi i rapporti - attacca il capogruppo Pd - I veneti attendono risposte: la commissione d’inchiesta deve avere un perimetro d’azione chiaro e preciso, per consentire di arrivare rapidamente ad affrontare le questioni più rilevanti. Per quanto riguarda la pubblicità, di solito le commissioni d’inchiesta sono a porte chiuse per un motivo semplice: tutelare i soggetti sensibili che andiamo ad ascoltare”. “Ma niente segreti – specifica Possamai - nel dispositivo presentato dalle opposizioni si ‘delibera di prevedere che le sedute della Commissione non siano pubbliche e i componenti della stessa si attengano all’osservanza del principio di riservatezza sull’attività istruttoria svolta, sulle dichiarazioni assunte e la documentazione acquisita’. Dire che vogliamo la segretezza è una forzatura strumentale. Sono loro che vogliono trasformare una Commissione d’inchiesta in un talk show”.

“Sovrapponendo una Pda della maggioranza a quella delle opposizioni, di fatto per annullarla, si crea un precedente pericoloso - evidenzia la vice capogruppo Vanessa Camani - ed è la conferma che quando Zaia a Marghera dichiarava la propria disponibilità a indagare e a risolvere i nostri dubbi era una bugia. Il loro obiettivo non è sapere cosa è successo in Veneto nella seconda ondata, ma difendersi a prescindere e schierare l’artiglieria pesante, facendo un processo alle intenzioni”.

“Quanto accaduto è gravissimo, interrompe un meccanismo di rispetto istituzionale collaudato - aggiunge Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione Sanità - Abbiamo chiesto semplicemente di verificare se ci sono delle responsabilità; come mai nella seconda ondata abbiamo avuto oltre 8mila decessi contro i 2mila della prima? Vogliamo capire, per esempio, se la zona gialla può aver influito. Non vogliamo l’elenco delle attività fatte durante tutta la pandemia, come prevede la loro proposta di delibera amministrativa, ma accertare eventuali responsabilità da ottobre in poi”.

Francesca Zottis ha sottolineato come non si possano mettere prima e seconda ondata, “come ha fatto la maggioranza con il proprio testo”, perché non sono state prese le stesse misure né abbiamo avuto le stesse conseguenze. “La seconda ondata è stata così violenta anche a causa di fattori epidemiologici? Lo vedremo – dichiara - è per questo che ci interessa approfondire, credo sia una volontà comune. Lo dobbiamo alla salute dei veneti e per capire se in futuro, di fronte a nuove pandemie, il sistema è in grado o meno di reggere”.

Per Andrea Zanoni va respinta “l’operazione annacquamento” della commissione d’inchiesta “voluta da Zaia”. “Evidentemente temono si faccia luce sui 2000 morti in più rispetto alla media e sulla famigerata zona gialla di quel terribile momento – pungola - La maggioranza sta cercando la bagarre in modo del tutto strumentale. Questo è un gravissimo precedente, non era mai successo nella storia del Consiglio che si presentasse una doppia proposta di istituzione col solo obiettivo di annullarne una. Sulla questione trasparenza il regolamento è chiaro: le sedute delle Commissioni, tutte, sono a porte chiuse, salvo casi specifici. A breve depositeremo nuovamente una proposta per modificarlo e renderle pubbliche, in modo che le porte chiuse diventino l’eccezione anziché la regola. Ci aspettiamo il sì della Lega”.

“Se hanno bisogno di queste forzature nonostante la sproporzione delle forze in Consiglio siamo all’inverosimile - sottolinea in chiusura Jonatan Montanariello - Ricordo però al capogruppo Villanova che indagare su cosa è successo nella seconda ondata non è gentile concessione che viene fatta alla minoranza, ma un dovere nei confronti dei cittadini veneti”.

13 maggio 2021
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