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Ecco perché per la sanità sarda era necessaria una riforma

di Mario Nieddu

15 GIU -

Gentile direttore,
in tempi di Pandemia e crisi economica era diventato necessario imprimere una accelerata per riformare il sistema sanitario regionale dalle sue fondamenta. Per questo l’impegno massimo è stato profuso portando all’approvazione di un nuovo "patto" per la salute dei cittadini sardi, attraverso modifiche all’assetto organizzativo con la nascita delle Asl e di Ares, a cui si aggiungono le due aziende ospedaliere universitarie di Sassari e Cagliari, l’Arnas G. Brotzu e l’Areus. Un decentramento di competenze sul territorio, non per razionalizzare la spesa sanitaria o privatizzarne il sistema ma per garantire una maggiore uniformità e qualità delle prestazioni offerte su tutto il territorio regionale. Era dunque necessario costruire un modello che consentisse alle nostre eccellenze di proseguire un percorso virtuoso, diventando anche modello per il Paese. Spingere al miglioramento chi è rimasto indietro, attenuando le discrepanze presenti. Siamo arrivati alla considerazione che il modello gestionale della Sanità della precedente Legislatura aveva fallito, lasciandoci macerie acuite con l'arrivo drammatico del Covid. Concorsi fermi, sedi vacanti di Mmg mai bandite, nessun incentivo, zero investimenti. È mancata totalmente la programmazione che in ambito sanitario è sempre più strategica. Perché quello che fai oggi lo tocchi con mano dopo alcuni anni. Lo vediamo con la carenza degli specialisti. Se ne parlava dal 2011. Nessuno ha mai fatto nulla.


La definizione dell’assetto istituzionale è fondamentale per progettare e realizzare, in modo organico e coerente, ruoli, strutture e competenze professionali degli attori che tale assetto dovranno implementare. E così abbiamo cominciato realizzando una grande riforma per fare sistema. Abbiamo aumentato con fondi regionali le borse di specializzazione in area medica portandole da una trentina a oltre 250 all'anno. Stiamo recuperando in questi anni tutto quanto non fatto nel passato. E lo stiamo facendo nel mezzo di una Pandemia che ha cambiato le regole del gioco in maniera drammatica. Una riforma che guarda alla qualità delle prestazioni. Gli investimenti in tecnologia vanno in questa direzione. Come la creazione di 4 nuovi ospedali o la nascita, entro fine anno, dell'hub unico del farmaco. Senza dimenticare i milioni di euro investiti per abbattere le liste di attesa e ritornare ai livelli di screening degli anni pre covid. Poco? Tanto? Occorre agire, fare, ricostruire.

Era da anni che, a livello regionale, non si programmava. Non si parlava nemmeno di sanità ma solo di costi e ricavi. Noi abbiamo ripensato questo percorso che sicuramente non sarà privo di ostacoli ma che si ritiene ineludibile, proprio a salvaguardia del nostro sistema sanitario regionale pubblico, ricco di eccellenze e di cui andare orgogliosi. Ora abbiamo davanti a noi la grande sfida del Pnrr. Una occasione unica per andare incontro ai mutevoli bisogni dei nostri cittadini. Per farlo, però, occorre recuperare una grande alleanza per perseguire con tenacia e intelligenza l’unica strada possibile per un efficace miglioramento dei servizi e mettere da parte polemiche e strumentalizzazioni che non hanno mai aiutato a curare un solo malato.

La sanità, come tutti i settori della vita di un Paese, non deve ammettere timidezza e zone grigie, semmai favorire il merito e la qualità. Abbiamo scelto dei manager attraverso graduatorie pubbliche e nazionali. Abbiamo cercato i migliori. E oggi giocano un ruolo fondamentale nella attuazione della riforma. Allo stesso tempo sanno di avere grandi responsabilità verso il territorio di loro competenza. E noi li supportiamo ogni giorno per rafforzare il principio cardine della riforma: la qualità costa meno.

È chiaro che saranno necessari correttivi mirati come, per esempio, rendere più appetibili i centri periferici. Ma l'obiettivo resta uno solo: parlare un unico linguaggio e, come un mantra, reinvestire ogni centesimo risparmiato in sanità, per offrire nuova tecnologia, edilizia sanitaria, prevenzione, ricerca e cura del paziente.  Noi ci siamo. Noi ci crediamo. Non perdiamo altro tempo a puntare il dito contro qualcuno o a guardare dal buco della serratura. Solo così saremo in grado di ricostruire le fondamenta dalle macerie.

Mario Nieddu 
Assessore regionale alla Sanità della Regione Sardegna

 

 



15 giugno 2022
© Riproduzione riservata

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