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Medio Campidano. L’Asl 6 approva la procedura per l’uso consapevole della risorsa sangue

di Elisabetta Caredda

La procedura PV222 è finalizzata all’implementazione di un programma di Patient Blood Management (PBM). Atzeni: “Prevede la presa in carico dal paziente dal momento in cui viene programmato l’intervento chirurgico con un percorso che, in caso di anemia, preveda il miglioramento dei parametri ematochimici per poter evitare la trasfusione”. Carboni: “Il dettaglio del documento per il PBM è stato sviluppato da un gruppo di lavoro multidisciplinare”. LA DELIBERA

26 SET - Si chiama ‘Procedura PV222’ quella approvata di recente dal direttore generale Asl 6 Giorgio Carboni, ed è finalizzata all’implementazione di un programma di Patient Blood Management (PBM) nonchè, a “garantire metodi e strumenti per l’appropriatezza della gestione, organizzativa e clinica, della risorsa sangue del singolo paziente, migliorandone l’outcome (risultato)”. 

“L’istituzione di questo percorso – afferma Carboni - è stata fortemente voluta dalla direzione sanitaria della Asl che dirigo. Per questo è stata approvata con la delibera la procedura dettagliata per l’implementazione del programma Pbm per l’ospedale Nostra Signora di Bonaria ed è stato istituito un gruppo di lavoro multidisciplinare, sotto la guida della stessa direzione sanitaria”.

Il programma PBM che “persegue il contenimento dell’impiego della pratica trasfusionale per finalità di sicurezza del paziente e di incremento della disponibilità di sangue per le situazioni in cui la trasfusione non ha alternative”, si basa sull’ottimizzazione dell’eritropoiesi del paziente, sulla riduzione delle perdite di sangue, sull’uso della riserva fisiologica dell’anemia del singolo paziente.

A spiegarlo nel corso di un recente evento di presentazione dell’iniziativa è la stessa responsabile del Centro trasfusionale dell’Asl 6, Isabella Atzeni, che sui punti cardine del PMB ha puntualizzato: “Migliorare l’emopoiesi del paziente, cercando di capire come mai è anemico, correggere le carenze per migliorare l’anemia, ridurre le perdite di sangue grazie a terapie integrative e tecniche particolari e ottimizzare la tolleranza all’anemia. In altre parole, la trasfusione più sicura è quella che non viene effettuata”.

“Il programma dunque – ha proseguito Atzeni - prevede la presa in carico dal paziente dal momento in cui viene programmato l’intervento chirurgico con un  percorso che, in caso di anemia, preveda il miglioramento dei parametri ematochimici per poter evitare la trasfusione”.

“Questa procedura è fondamentale per il conseguimento dell’autosufficienza in un momento storico di difficoltà nel reperimento della risorsa sangue, in cui dobbiamo sempre più orientarci verso il risparmio del sangue”, ha aggiunto al termine soddisfatto Marino Argiolas, direttore sanitario dell’Avis Regionale.

Elisabetta Caredda

26 settembre 2022
© Riproduzione riservata

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