Disabilità. Il 7,2% dei pazienti in Sardegna presenta gravi limitazioni, dato più alto in Italia
di Elisabetta Caredda
Presentato il 2° Report IERFOP Onlus, “la Disabilità in Sardegna tra sfide e opportunità”. Pili: “Situazione critica. Siamo una delle regioni con le percentuali più alte di persone che presentano gravi limitazioni: il dato è di 7,2%, contro la media nazionale che si attesta intorno al 5%. Il 95,85% dei alunni con disabilità riconosciuti nelle scuole sarde ha una disabilità intellettiva. Servono risposte forti, strutturate e coordinate”. IL REPORT
13 MAR - Un impegno collettivo sempre più vivo per l’inclusione delle persone con disabilità in Sardegna. A parlarne a
Quotidiano Sanità, Roberto Pili, medico oncologo e presidente dell’Istituto Europeo per la Ricerca, la Formazione e l’Orientamento Professionale (IERFOP), che illustra il II Report presentato di recente sulla Disabilità in Sardegna, da cui emerge una situazione particolarmente preoccupante per l’Isola.
“Attraverso questo II Report – spiega Pili - raccontiamo le persone e le loro storie, con dati che parlano chiaro e che impongono a tutti noi un impegno deciso e concreto. Ringrazio pertanto tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile la realizzazione di questo importante progetto. Il lavoro è frutto della collaborazione tra IERFOP, la Chain Factory, la spin-off dell’Università degli Studi di Cagliari, e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il sostegno determinante della Fondazione di Sardegna. Una sinergia importante che ha reso possibile un’analisi profonda e dettagliata del fenomeno della disabilità nella nostra regione, con l’obiettivo di orientare le politiche pubbliche e promuovere un cambiamento reale e tangibile”.
“La disabilità è una sfida del presente e un’urgenza per il futuro - prosegue il Presidente IERFOP -. E’ una condizione complessa, non solo sanitaria, ma anche sociale, economica e culturale. È determinata dall’interazione tra le condizioni di salute individuali e l’ambiente in cui la persona vive. La Sardegna, secondo i dati che abbiamo evidenziato nel report, vive una situazione particolarmente critica. Siamo una delle regioni con le percentuali più alte di persone che vivono con limitazioni gravi: il 7,2% della popolazione presenta questo tipo di disabilità. Questo dato supera di gran lunga la media nazionale, che si attesta intorno al 5%. Un altro elemento preoccupante riguarda la disabilità intellettiva, che in Sardegna colpisce una quota elevatissima di persone. Basti pensare che il 95,85% dei casi di disabilità riconosciuti nelle scuole sarde riguarda disabilità intellettive. Questi numeri raccontano una realtà che necessita di risposte forti, strutturate e coordinate. Accanto alla disabilità inoltre, la Sardegna affronta anche una crisi demografica senza precedenti con un tasso di natalità del 4,9 per mille e un indice di fecondità di 0,91 figli per donna: si può dire che la nostra regione sia la più anziana d’Italia. E questo fenomeno aggrava ulteriormente il quadro della disabilità, rendendo urgente un ripensamento delle politiche sanitarie e sociali”.
I costi economici, sociali ed etici della disabilità. “La disabilità ha un impatto profondo sull’economia regionale e nazionale – afferma Pili -. I costi sono ingenti: parliamo di spese sanitarie, terapie riabilitative, dispositivi assistivi, servizi di supporto, adattamenti infrastrutturali e molto altro ancora. Ma non si tratta solo di cifre, la questione è anche sociale ed etica: l’emarginazione e la discriminazione che spesso vivono le persone con disabilità rappresentano una ferita per la nostra società, che non possiamo più ignorare. E’ necessario pensare dunque ad un approccio inclusivo e innovativo che può trasformare questa sfida in un’opportunità. Investire sull’inclusione significa generare nuove risorse, materiali e immateriali, che contribuiscono alla crescita collettiva”.
L’inclusione come leva strategica di sviluppo. Per Pili: “L’integrazione delle persone con disabilità non è solo un obbligo morale, ma una leva strategica per lo sviluppo economico e sociale della nostra società. E’ importante superare una visione assistenzialistica, ossia, non si tratta di fornire assistenza passiva, ma di promuovere autonomia e partecipazione attiva. Solo così potremo costruire una società più giusta e resiliente. IERFOP si muove da anni in questa direzione, concentrando il proprio lavoro su tre pilastri fondamentali: primo, la formazione e autonomia, per favorire l’accesso all’istruzione, alla comunicazione e alla cultura; secondo, l’inserimento lavorativo, per promuovere un’occupazione di qualità e sostenibile; terzo, la ricerca e innovazione, per sviluppare metodologie didattiche avanzate e tecnologie assistive che abbattono le barriere. Dal 1988 ad oggi, abbiamo aiutato migliaia di persone con disabilità a ritrovare la loro autonomia e a trovare un impiego in tutta Italia, rivendicando con orgoglio il ruolo di IERFOP anche a livello europeo. Negli ultimi anni, abbiamo ampliato il nostro raggio d’azione, collaborando con enti e associazioni europee per costruire reti di inclusione internazionale”.
Il valore scientifico e strategico del II Report sulla Disabilità in Sardegna. “Il documento – continua il Presidente IERFOP - nasce dalla volontà di fornire un quadro quantitativo e qualitativo aggiornato della situazione nell’isola. Il report non si limita infatti a descrivere i numeri, ma li analizza e li confronta con il resto del Paese e dell’Europa. Abbiamo utilizzato un approccio metodologico innovativo, quali-quantitativo, per garantire l’omogeneità e la comparabilità dei dati provenienti da diverse fonti. Tra queste fonti figurano ISTAT, Eurostat, INAIL e il Ministero dell’Istruzione. Uno dei dati più allarmanti riguarda l’aumento delle limitazioni gravi tra gli over 75: in Sardegna si arriva al 25,9%, contro il 19,2% a livello nazionale. Tuttavia, nelle fasce di età più giovani (0-44 anni), l’isola registra percentuali inferiori rispetto al resto d’Italia. Questo andamento conferma la necessità di politiche pubbliche specifiche per l’invecchiamento attivo e la prevenzione delle disabilità nell’età anziana. Non meno rilevante è poi la questione di genere: le donne risultano più colpite. In Sardegna e in Umbria, l’8,4% delle donne presenta limitazioni gravi, contro il 5,6% della media nazionale. Per gli uomini, la percentuale è comunque alta: il 6%, quasi due punti sopra la media italiana”.
Mobilità, trasporti e qualità della vita. “Nel report – evidenzia Pili - emerge anche un aspetto spesso sottovalutato: la difficoltà di accesso ai trasporti pubblici. Basti pensare che tra il 2009 e il 2022, l’uso del trasporto pubblico da parte delle persone con limitazioni gravi è calato dal 15% all’11%. Nella fascia 65-74 anni, l’utilizzo è sceso dal 20,7% all’11,6%. Questo dato si accompagna a un aumento dell’uso dell’automobile, il che indica che il trasporto pubblico non è ancora adeguato a soddisfare le esigenze delle persone con disabilità. Questo aspetto non può che avere ripercussioni dirette sulla qualità della vita e sull’inclusione sociale e lavorativa, la mobilità è un diritto fondamentale. Senza di essa, si rischia l’isolamento, soprattutto nelle aree rurali e nei piccoli comuni”.
Concludendo, Pili lancia un appello alle Istituzioni. “Abbiamo bisogno – sottolinea - di dati migliori e più accessibili. Chiediamo al Ministero per le Disabilità di promuovere l’armonizzazione delle metodologie di raccolta dei dati tra i vari enti istituzionali, per rendere più efficiente la programmazione e l’attuazione delle politiche di inclusione. Non smetterò mai di ribadire che la disabilità non deve essere considerata un tema settoriale o emergenziale, la disabilità riguarda tutti noi. È una sfida globale, ma anche una straordinaria opportunità per costruire società più inclusive, innovative e solidali. IERFOP continuerà dunque a lavorare affinché l’inclusione delle persone con disabilità sia non solo un principio sancito dalle leggi, ma una realtà vissuta ogni giorno dalle persone, dalle famiglie, dalle comunità. Il II Report sulla Disabilità in Sardegna diventa dunque uno strumento imprescindibile per chi, a vario titolo, si occupa di politiche sociali, sanitarie ed educative, il nostro intento è quello di contribuire a una Sardegna più giusta e a un’Italia più inclusiva. Abbiamo tracciato una mappa dei bisogni e delle opportunità, ora sta a tutti noi fare in modo che quei dati si traducano in azioni concrete, mirate ed efficaci”.
Elisabetta Caredda
13 marzo 2025
© Riproduzione riservata
Altri articoli in QS Sardegna