Demenza. Oltre 1milione di euro al Piano regionale 2024-2026 per la prevenzione e presa in carico
di Elisabetta Caredda
Bartolazzi: “La prevalenza delle malattie neurodegenerative in Sardegna, regione longeva, è dell’8% tra gli over 65, per un totale di 30.337 casi. Il Piano individua diverse aree di intervento rivolte all’identificazione e implementazione di strategie preventive appropriate, come alla diagnostica in fase iniziale ed al potenziamento ed organizzazione adeguata dei servizi dedicati in termini di diagnosi e terapie tempestive”.
09 GIU - Prevenzione, diagnosi precoce, presa in carico tempestiva e omogenea sul territorio. Sono questi i cardini del nuovo Piano regionale riferito al triennio 2024-2026 per le demenze e l’Alzheimer, approvato nell’ultima seduta della Giunta regionale della Sardegna.
“In questo modo - spiega l’assessore
Armando Bartolazzi a
Quotidiano Sanità - intendiamo dare una risposta concreta ai bisogni dell’età adulta. La prevalenza delle patologie neurodegenerative, come la demenza senile o l’Alzheimer, aumenta esponenzialmente con l’avanzare dell’età ed in una regione longeva come la Sardegna, questa percentuale si traduce in una prevalenza dell’8% sulla popolazione over 65, per un totale di 30.337 casi”.
“Il Piano – prosegue l’assessore - individua le aree di intervento per il triennio e dà mandato all’Azienda Regionale per la Salute di destinare le risorse necessarie alla sua implementazione sul territorio. A disposizione ci sono complessivamente 1.221.399,64 euro provenienti dal riparto del Fondo nazionale per l’Alzheimer e le demenze, suddivisi in 168.216,72 per l’annualità 2024 e 526.591,46 euro sono assegnate a ciascuno degli anni 2025 e 2026. Queste risorse saranno destinate da Ares ai Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) presenti nelle aree di competenza delle Asl, delle Aziende Ospedaliero-Universitarie di Cagliari e Sassari e presso l’Arnas Brotzu per la realizzazione degli obiettivi del Piano medesimo progettuale, tenuto conto della popolazione afferente a ciascun CDCD e dell’obiettivo generale di uniformare l’offerta dei servizi sul territorio.
“Elaborato di concerto con il Tavolo tecnico regionale per il monitoraggio delle attività del Fondo per l’Alzheimer e le demenze – approfondisce l’esponente di Giunta -, il Piano è stato condiviso con tutti i nodi regionali del Sistema sanitario operanti nel settore ed individua, tra le aree di intervento principali, quelle volte ad affrontare le specifiche criticità nella diagnosi e nella presa in carico dei pazienti con demenza. Considerato l’interesse crescente rivolto all’identificazione e implementazione di strategie preventive appropriate, alla diagnostica in fase iniziale, al potenziamento ed all’organizzazione adeguata dei servizi dedicati in termini di diagnosi e terapie tempestive, innanzitutto, in particolare, la prima area progettuale mira a potenziare la diagnosi precoce del cosiddetto disturbo neurocognitivo minore. La fase pre-demenza si configura infatti come lo stadio ideale per l’attuazione di trattamenti tesi a prevenire o ritardare l’evoluzione della malattia. È noto che l’adozione di sani stili di vita, il mantenimento di un buon livello di coinvolgimento sociale e relazionale, l’attenzione al benessere psicologico, anche attraverso training cognitivi, possono rallentare l’evoluzione della malattia”.
“Altra area prioritaria di intervento riguarda la diagnosi tempestiva del cosiddetto disturbo neurocognitivo maggiore, consolidando il rapporto con i servizi delle cure primarie e potenziando i CDCD. Ora, sappiamo che la malattia di Alzheimer e degli altri principali disturbi neurocognitivi dell’adulto è caratterizzata da un decorso progressivo con una lunga fase pre-sintomatica, dalle fasi iniziali di disturbi ‘minori’ e da una fase successiva che causa la compromissione delle autonomie di demenza/disturbo neuro cognitivo maggiore. La fase di demenza con la compromissione progressiva cognitiva e di autonomie passa, a sua volta col tempo, da uno stadio lieve a moderato, fino alla condizione di gravità. Purtroppo un numero consistente di pazienti accede ai CDCD già in fase di demenza. Ecco che in proposito, i trial terapeutici hanno dimostrato che anche per quanto riguarda il disturbo neurocognitivo maggiore è fondamentale una diagnostica accurata e tempestiva in fase iniziale. Per questo, in tal senso, è necessario implementare un nuovo modello integrato attraverso il coinvolgimento di tutti i servizi della rete e di tutti i professionisti sanitari e socio-sanitari coinvolti, nell’ottica dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) per le demenze, a partire quindi dal consolidamento del rapporto con i servizi delle cure primarie”.
“Pensiamo dunque di predisporre specifici programmi di formazione e aggiornamento dedicati a tutti gli specialisti coinvolti, ciascuno per il proprio ruolo, così come ai medici di medicina generale con particolare attenzione al riconoscimento dei sintomi sentinella della malattia affinché i pazienti possano essere rapidamente indirizzati verso il Centro distrettuale di pertinenza più vicino per i successivi approfondimenti diagnostici. Qui potranno beneficiare di una valutazione neuropsicologica di secondo livello e di una diagnosi precisa finalizzata, qualora fosse confermata la patologia, all’assegnazione di una terapia di cura mirata del paziente” – conclude Bartolazzi.
Elisabetta Caredda
09 giugno 2025
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