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Ricciardi: “La dimostrazione che la gestione della sanità basata sul libero mercato è pericolosa e fallimentare”


28 AGO - “Questa vicenda ci insegna che il modello statunitense di gestione della sanità, in questo caso specifico di gestione dei farmaci basato sostanzialmente sul libero mercato, è totalmente fallimentare e porta a queste deviazioni”. Così Walter Ricciardi, professore ordinario di igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica e già presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, commenta all’agenzia Sir la causa portata avanti negli Stati Uniti che ha visto la azienda farmaceutica Johnson & Johnson condannata con l’accusa di avere provocato una epidemia di dipendenza da oppioidi che ha  portato al decesso di decine di migliaia di persone.

“Ad oggi siamo riusciti a respingere già un paio di volte in Europa la tentazione di abbracciare questo modello”, afferma Ricciardi. “La prima – ricorda -, sotto la presidenza Barroso, quando come società di sanità pubblica scientifica facemmo lobby per sventare una proposta di normativa Ue volta a garantire la libera pubblicità dei farmaci. La seconda, con la presidenza Juncker, quando siamo riusciti a far mantenere il farmaco all’interno della DG Santé di fronte al tentativo di scorporarlo, ribadendo che esso deve rimanere uno strumento di sanità pubblica”.

Per Ricciardi, “dobbiamo proseguire su questa strada: la vicenda americana è la più flagrante dimostrazione che quando si liberalizza la vendita dei farmaci, parificandola alla vendita di prodotti di consumo generale, e quando se ne affida la prescrizione a medici liberi di farlo senza alcun tipo di condizionamento, si generano queste deviazioni mostruose, con migliaia di morti da overdose di oppioidi, che non si sa come gestire”. L’esperto spiega come una decina di anni fa gli Stati Uniti furono ’condannati’ per una legge estremamente restrittiva sulla prescrizione degli oppiacei. “A questa legge è seguita una liberalizzazione selvaggia e priva di regole che ha consentito alle case farmaceutiche di esercitare una potentissima azione di promozione sui medici, pagati e co-interessati, e forse in alcuni casi anche ingannati sui rischi di questi medicinali”.

“Da noi - spiega infine Ricciardi - esistono leggi restrittive e ci sarebbero delle linee guida. Non si può affidare unicamente alla discrezione di un medico la prescrizione di farmaci di questo tipo. I pazienti poi, lasciati a se stessi, sono a rischio overdose”. Questa vicenda, conclude, “è tipica di un Paese ricco nel quale la sanità è una commodity e i farmaci un bene di consumo. Questo noi dobbiamo evitarlo: i farmaci sono e devono rimanere una tecnologia di sanità pubblica”.

28 agosto 2019
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