I farmaci generici in Italia. Gli ultimi dati dell’Osmed
30 LUG - Più di un farmaco su due acquistato a carico del Ssn è un farmaco equivalente e la spesa per questi prodotti ha raggiunto il 32,2% della farmaceutica pubblica.
Questi i due dati principali contenuti nell’ultimo
Rapporto Osmed (luglio 2012) che rileva come negli ultimi anni vi sia stata la scadenza brevettuale di numerosi principi attivi con un’alta incidenza sui consumi che ha determinato un aumento consistente delle specialità equivalenti.
A questo – sottolinea l’Osmed - non è seguito però un corrispondente incremento delle dosi di farmaci generici equivalenti, probabilmente per una scarsa disponibilità iniziale di generici sul mercato.
In ogni caso il consumo di farmaci equivalenti ha superato nel 2011 la metà delle dosi calcolate con l’indicatore DDD/1000 abitanti die (numero medio di dosi di farmaco consumate giornalmente da 1000 abitanti), assestandosi a livello medio nazionale sul 55,7% dei consumi di farmaci della classe A a carico del Ssn.
I consumi maggiori di generici, in Umbria (60,2%) e Toscana 58,4%), mentre i livelli più bassi si registrano in Molise e Sardegna come medie comunque superiori al 50% sul totale dei farmaci acquistati a carico del Ssn.
Tra i farmaci equivalenti - spiega il rapporto - un terzo delle prescrizi
oni è costituito dai farmaci generici equivalenti. Dopo il picco osservato nell’anno 2007, risultato della scadenza di numerose molecole con un’elevata incidenza sulla spesa farmaceutica, il mercato dei farmaci equivalenti mostra una graduale crescita dovuta al costante aumento del numero dei principi attivi con brevetto scaduto.
Nel 2011 infatti, tra i principi attivi che hanno perso il brevetto troviamo il valsartan, da solo e in associazione con diuretici, l’esomeprazolo e l’olanzapina. Nel 2012 scadranno, tra gli altri, l’atorvastatina, il rabeprazolo, l’irbesartan e la quetiapina.
Per quanto riguarda la spesa a carico del Ssn, i farmaci equivalenti nel 2011 hanno assorbito il 32,2% del totale, con punte superiori al 38% in Toscana e Umbria e livelli minimi in Lombardia (27,2%).
30 luglio 2012
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