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Nanni Costa (Cnt): “Una questione delicata, ma è urgente la discussione”


02 FEB - Chicago, pochi giorni prima di Natale. Gli addetti alla sicurezza dell’aeroporto internazionale O’Hare stanno controllando normalmente i bagagli, quando ci sono problemi con uno dei pacchi provenienti da Roma. Contiene 18 teste umane. In realtà il problema non è tanto il contenuto, quanto alcune inesattezze nella documentazione che lo accompagna, che costringono gli addetti a bloccare il particolare carico. Nella spedizione di organi e tessuti umani, infatti, non c’è nulla di illegale: lo ha spiegato anche Brian Bell, portavoce del Dipartimento di Sicurezza Nazionale del Governo statunitense, che intervistato dal Sun-times ha ricordato come “non è nessun problema con il trasporto di parti del corpo a scopo di ricerca. In questi casi – ha aggiunto – si tende a pensare ‘oh mio Dio, c’è un pacco di teste in aeroporto!’, come se fosse una cosa strana, e invece se si fornisce la corretta documentazione non è niente di più di un legittimo carico scientifico, spedito con posta aerea. Succede spesso”.
 
L’intoppo, dunque non è tanto per l’invio di un mucchio di teste, tra l’altro “correttamente conservate, sigillate e contrassegnate”, come fa sapere Mary Paleologos, portavoce dell'ufficio del patologo della contea di Cook County cui i campioni sono stati consegnati. Si tratta solo di una delle possibili complicazioni che si hanno quando si inviano tessuti, organi o – come in questo caso – parti del corpo a scopo didattico o di studio. Il problema in particolare deriva dal fatto che in Italia non è possibile usare parti del corpo umano a scopo di pura ricerca, né a scopo formativo, e per questo un centro scientifico che volesse usare parte di un corpo umano per un corso di dissezione dovrebbe farselo spedire dall’estero. “È la legge 91/1999 ad autorizzare e regolare l'uso del corpo umano per i trapianti, e questa dispone che  il prelievo di organi e tessuti possa essere effettuato solo a questo scopo, e non per la ricerca”, ci ha spiegato Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti all’Istituto Superiore di Sanità, contattato telefonicamente. “Per questo i tessuti possono essere sì analizzati, ma solo all’interno di un programma di trapianto. In altre parole gli organi umani prelevati dai cadaveri si studiano solo per osservare se è possibile trapiantarli, anche se chiaramente quando si preleva un tessuto non si sa se lo si potrà usare. Questo è il tipo di ricerca che possiamo fare, per rimanere all’interno delle leggi del nostro Stato”.
 
Per questo, in Italia ai giovani chirurghi non è ad oggi possibile ‘esercitarsi’ su tessuti umani, anche se ci fossero cittadini disposti a donare il proprio corpo alla ricerca dopo la morte, come si fa con gli organi per i trapianti. “Chiaramente ciò non vuol dire che i chirurghi non vengano correttamente preparati, solo si fa in altra maniera”, ha spiegato Nanni Costa. “Abbiamo modalità didattiche che prevedono videochirurgia, o – come si è sempre fatto – la pura osservazione.Abbiamo poi dei corsi sperimentali su un animale, il maiale, in situazioni controllate, autorizzate e sempre in assoluto rispetto degli animali stessi che vengono anestetizzati prima di essere trattati, attraverso procedure che non determinano per loro dolore. Oppure, ancora, esistono delle strutture in cui le commissioni etiche preposte hanno approvato la spedizione di tessuti a scopo didattico”. Proprio come per le 18 teste fermate a Chicago.
 
Tuttavia, lo stesso direttore del Centro Nazionale Trapianti ammette che il tema della donazione dei corpi alla scienza è un argomento che deve essere affrontato con urgenza e che potrebbe aiutare sia nella didattica che nella ricerca pura. “Tuttavia bisogna fare attenzione e mettere dei paletti precisi”, specifica. “Il tema è molto delicato, anche perché ci sono diversi aspetti fondamentali da tenere in considerazione: un conto è usare un organo prelevato da cadavere a scopo di ricerca, una cosa è studiare una cellula prelevata da un soggetto vivente, altra cosa completamente diversa utilizzare una cellula che può dar origine a una vita, altra cosa ancora differente e con diverse implicazioni etiche è lo studio di un cadavere. Si tratta di un terreno delicato, sensibile. Se però si fa attenzione al lato etico della questione, ad evitare casi inaccettabili di ‘vendita’ dei corpi e anche di cellule a scopo scientifico, e a prevedere un consenso informato di chi decide di donare il proprio corpo alla ricerca, questo è sicuramente un argomento che deve essere discusso da scienza e istituzioni”.
 
Laura Berardi

02 febbraio 2013
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