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Epatite C. Cos’è, come si diagnostica, i casi in Italia


20 NOV - L’Epatite C è un’infiammazione del fegato causata dal virus denominato HCV che attacca il fegato provocando danni strutturali e funzionali anche molto gravi. Nello specifico, l’infezione causa la morte delle cellule epatiche (necrosi epatica), che vengono sostituite da un nuovo tessuto di cicatrizzazione che, a lungo andare, occupa tutta o quasi la componente sana del fegato, da cui deriva una grave compromissione delle attività dell’organo, fino all’evoluzione come ultimo stadio alla cirrosi epatica.

L’infezione acuta del virus dell’Epatite C è quasi sempre asintomatica, tanto che la patologia è definita un “silent killer”. L’infezione da HCV cronicizza nel 70-85% dei soggetti. Il 20-30% dei soggetti con danno epatico cronico sviluppa cirrosi nell’arco della propria vita. Ogni anno il 5-10% dei soggetti con cirrosi sviluppa un epatocarcinoma.

Come si trasmette: l'Epatite C è “a trasmissione ematica”, il che significa che le persone vengono infettate attraverso il contatto diretto con sangue infetto. I principali fattori di rischio sono: trasfusioni di sangue ed emoderivati infetti, uso di droghe per via endovenosa, rapporti sessuali a rischio, trattamenti come piercing e tatuaggi eseguiti con strumenti non adeguatamente sterilizzati, contagio perinatale (in circa il 5% dei bambini nati da madri HCV-RNA positive), co-infezione epatiti croniche/HIV.

La diagnosi L’epatite C viene diagnosticata con un test del sangue che indica la presenza o meno di anticorpi anti-HCV, ovvero specifici contro il virus. La verifica della presenza del virus deve essere richiesta esplicitamente dal medico curante, non è contenuta negli esami del sangue di routine effettuati periodicamente dalla popolazione generale. Per questo motivo la maggior parte delle persone affette da Epatite C asintomatica non sa di avere la malattia.

L’epatite C in Italia – Le stime più recenti suggeriscono che in Italia vi siano circa 700 mila persone affette da questa malattia, almeno la metà delle quali non sa di aver contratto l’infezione e quindi non si cura. Il virus si è distribuito prima in Italia che in altri paesi del Centro-Nord Europa, principalmente negli anni 50-60 quando non era ancora noto l’agente virale; questo ha fatto sì che in Italia colpisse più persone e che ci siano tanti individui con una malattia ormai in fase avanzata. Questo spiega perché l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di soggetti HCV positivi e detiene il triste primato di mortalità in Europa per tumore primitivo del fegato: sono in totale 3000 all’anno circa, di cui circa metà dovuti all’HCV. I pazienti HCV positivi in attesa di un trapianto di fegato rappresentano circa il 40-50% del totale dei pazienti in lista di attesa.

20 novembre 2014
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