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Cardiochirurgia. Doppia riparazione valvola tricuspide e mitralica aumenta rischio di impianto pacemaker

di Gene Emery

Uno studio osservazionale condotto su 401 pazienti ha messo in evidenza come il rischio di ricevere l’impianto di un pacemaker sia sei volte maggiore in coloro che si sottopongono a un intervento chirurgico alla valvola mitralica e hanno un moderato rigurgito tricuspidale rispetto a chi non presenta questa complicanza.

16 NOV - (Reuters Health) – Per i pazienti che hanno bisogno di un intervento chirurgico alla valvola mitralica e che hanno un rigurgito tricuspidale non grave, andare incontro anche ad anuloplastica tricuspide migliora gli outcome a livello di mortalità e cardiaci, ma comporta un rischio sei volte maggiore di danni che richiedono l’impianto di un pacemaker.

E’ quanto emerge da uno studio condotto su 401 persone, con l’obiettivo di capire quale sia il miglior trattamento per i candidati alla chirurgia mitralica che hanno anche un moderato rigurgito tricuspidale o un rigurgito non moderato con dilatazione anulare.

I risultati della ricerca, guidata da Annetine Gelijns, della Icahan School of Medicine at Mount Sinai, e Michael Chu, del London Health Sciences Center, sono stati presentati all’incontro dell’American Heart Association e pubblicati online dal New England Journal of Medicine.

Tra i pazienti sottoposti a doppia procedura, la possibilità di migliorare endpoint primari quali mortalità, necessità di nuovo intervento per insufficienza tricuspidale, progressione del rigurgito tricuspidale di due gradi rispetto al basale o grave insufficienza della valvola tricuspide, era del 3,9%, mentre quando veniva eseguita solo la chirurgia alla valvola mitralica, il tasso è stato del 10,2% (p =0,02). I rispettivi tassi dopo due anni erano del 3,2% e del 4,5%, per la mortalità, e dello 0,6% e 6,1% per la progressione a insufficienza della valvola tricuspide. Tuttavia, la probabilità di andare incontro a un impianto di pacemaker permanente al termine dei due anni erano del 14,1% con la doppia chirurgia rispetto al 2,5% quando veniva riparata solo la valvola mitralica.

In sostanza “la doppia chirurgia su 20 pazienti ha impedito un rigurgito grave della tricuspide in circa un paziente, al prezzo dell’impianto di pacemaker permanente in circa due pazienti, in due anni”, hanno sottolineato Joanna Chikwe, del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, e Mario Gaudino, della Weill Cornell Medicine, che hanno scritto un editoriale di accompagnamento allo studio. I risultati “mettono in discussione le linee guida di eseguire un intervento chirurgico in pazienti con gradi inferiori di rigurgito tricuspidale, dal momento che quasi nessuno ha avuto una progressione verso un rigurgito grave nel follow-up a breve termine”, hanno sottolineato i due esperti.

Secondo l’autrice principale dello studio, Annetine Gelijns, circa un terzo delle persone che si sottopongono a chirurgia della valvola mitrale ha anche un certo grado di rigurgito della tricuspide. Tuttavia, i ricercatori devono “seguire i pazienti per cinque anni per valutare il beneficio clinico più a lungo termine sulla concomitante riparazione della tricuspide”.

Probabilmente, dunque, i risultati di questo studio porteranno a un cambiamento significativo della pratica chirurgica in tutto il mondo, come sostiene l’altro autore, Michael Chu. “La riparazione mitralica chirurgica, eseguita con o senza chirurgia della tricuspide, è associata a un basso rischio perioperatorio e a ottimi risultati a due anni”, sottolinea il ricercatore inglese, secondo il quale non è chiaro il motivo per cui il doppio intervento abbia determinato un aumento così evidente della necessità di un pacemaker.

Quasi l’80% di questi, tra l’altro, è stato impiantato mentre il paziente era ancora in ospedale. Un tasso di impianti superiore a quanto riportato negli studi osservazionali, ha spiegato Gelijns, che ha sottolineato che stanno conducendo un’ulteriore analisi dei dati per capire quali fattori procedurali possono influenzare il rischio di impianto di pacemaker, oltre che un’analisi del rapporto costo-efficacia dei due tipi di intervento.

Fonte: NEJM

Gene Emery

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

16 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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