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Covid. Nella prima ondata le donne in gravidanza positive avevano minor rischio di malattia grave e morte rispetto alle altre donne positive non incinte. Ma con le nuove varianti (Alfa e Delta) il quadro peggiora e il vaccino resta sempre raccomandato. Studio Iss


Coinvolte 3.306 donne in gravidanza positive a 7 giorni dal ricovero ospedaliero, 2.550 ricoverate nel periodo del virus originario (25 febbraio 2020-31 gennaio 2021) e 756 in quello della variante Alfa (1 febbraio 2021-30 giugno 2021). Dai dati emerge che le donne arruolate nella coorte hanno presentato un minor rischio di essere ricoverate in terapia intensiva e di morire rispetto alla popolazione di riferimento delle donne in età riproduttiva (15-49 anni) positive al SARS-CoV-2 durante lo stesso arco temporale. Ma attenzione alle varianti e la vaccinazione resta fortemente consigliata.

19 NOV - Descrivere l’infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza durante il periodo della circolazione del virus originario e della variante Alfa in Italia e confrontare il loro impatto sugli esiti materni e perinatali: è questo l’obiettivo dell’analisi dei dati del progetto di ricerca coordinato dall’Italian Obstetric Surveillance Systerm (ItOSS) dell’ISS, pubblicati a ottobre 2021 sulla rivista BJOG nell’articolo “SARS-CoV-2 infection among hospitalized pregnant women and impact of different viral strains on COVID-19 severity in Italy: a national prospective population-based cohort study”, curato da Serena Donati, Edoardo Corsi, Alice Maraschini e Michele Antonio Salvatore dell'Iss. [1].
 
Il progetto di ricerca [2], ha coinvolto 315 presidi sanitari che hanno segnalato 5.734 donne in gravidanza positive al virus cui hanno offerto assistenza tra il 25 febbraio 2020 e il 30 giugno 2021.
 
L’articolo descrive le caratteristiche socio-demografiche, il percorso assistenziale e terapeutico, le informazioni relative al parto e gli esiti materni e perinatali di 3.306 donne che avevano un test positivo entro 7 giorni dal ricovero ospedaliero, 2.550 ricoverate nel periodo del virus originario (25 febbraio 2020-31 gennaio 2021) e 756 in quello della variante Alfa (1 febbraio 2021-30 giugno 2021).
 
Dai dati emerge che le donne arruolate nella coorte hanno presentato un minor rischio di essere ricoverate in terapia intensiva e di morire rispetto alla popolazione di riferimento delle donne in età riproduttiva (15-49 anni) segnalate alla sorveglianza nazionale [3] come positive al SARS-CoV-2 durante lo stesso arco temporale.
 
Il 64,3% delle donne era asintomatico al momento della diagnosi e il 12,8% ha sviluppato una polmonite da COVID-19. L’età materna oltre i 30 anni, la cittadinanza di Paesi a forte pressione migratoria, le precedenti comorbosità e l’obesità sono fattori risultati significativamente associati a un maggiore rischio di polmonite.
 
Complessivamente il 3,3% della coorte ha sviluppato una polmonite grave che ha richiesto supporto ventilatorio meccanico e/o ricovero in terapia intensiva. Durante il periodo caratterizzato dalla circolazione della variante Alfa il rischio di contrarre una forma più grave di infezione è aumentato significativamente mentre la mortalità materna e perinatale è rimasta stabile.
 
Risulta quindi fondamentale rendere noto ai clinici che l’emergenza di nuovi ceppi virali può essere associata a peggiore morbosità materna e perinatale, come rilevato anche nel Regno Unito durante la circolazione delle varianti Alfa e Delta [4,5] (vedi anche le nuove Indicazioni ad interim dell'Iss su “Vaccinazione contro il COVID-19 in gravidanza e allattamento” che confermano infatti la raccomandazione alla vaccinazione per tutte le donne in gravidanza).
 
Lo studio ha inoltre evidenziato che in Italia il tasso di cesarei si è mantenuto analogo a quello registrato in epoca pre-pandemica anche se i cesarei in urgenza ed emergenza dovuti al COVID-19 sono stati significativamente più frequenti tra le donne con diagnosi di polmonite (20,4% vs. 0,4%). Lo stesso andamento è stato osservato anche per i parti pretermine, pari al 37,5% tra le donne con polmonite e all’8,8% in quelle senza, e durante il periodo Alfa quando il tasso è salito al 43,4% in presenza di polmonite.
 
Anche nel Regno Unito si è rilevato un aumento significativo dei parti pretermine durante i periodi Alfa e Delta [5], confermando il sospetto di maggiore morbosità rispetto al virus originario. In entrambi i Paesi i nati pretermine sono stati prevalentemente tardivi (34-36 settimane di gestazione), e non si è assistito ad aumento di grave morbosità e mortalità perinatale.
 
Lo studio nazionale, grazie al disegno prospettico su base di popolazione, ha garantito conoscenze utili ai professionisti sanitari impegnati nell’assistenza alla nascita, di supporto ai decisori che hanno formulato le raccomandazioni per la vaccinazione contro il COVID-19 in gravidanza, e preziose per le donne e famiglie coinvolte nel percorso nascita durante la pandemia.
 
Disporre di una rete nazionale in grado di coordinare ricerca di qualità in ambito ostetrico, anche in occasione di emergenze come la pandemia di COVID-19, è una novità nel panorama nazionale. I professionisti sanitari che partecipano alle attività di sorveglianza e ricerca coordinate da ItOSS hanno dimostrato grande consapevolezza e professionalità, garantendo la tempestiva e accurata segnalazione dei casi incidenti anche durante le fasi iniziali dell’emergenza quando i carichi di lavoro, le scarse prove a sostegno della pratica clinica e l’incertezza degli esiti materni e perinatali rendevano l’attività di ricerca particolarmente ardua e a rischio di scarsa partecipazione.
 
Riferimenti
1. Donati S, Corsi E, Maraschini A, Salvatore MA; ItOSS- COVID-19 working group. SARS-CoV-2 infection among hospitalized pregnant women and impact of different viral strains on COVID-19 severity in Italy: a national prospective population-based cohort study [published online ahead of print, 2021 Oct 23]. BJOG. 2021;10.1111/1471-0528.16980. doi:10.1111/1471-0528.16980
2. EpiCentro - Epidemiologia per la salute publica - Istituto Superiore di Sanità (ISS). L’infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza: studio prospettico dell’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS). Disponibile al link: www.epicentro.iss.it/...
3. Riccardo F, Ajelli M, Andrianou XD, et al. Epidemiological characteristics of COVID-19 cases and estimates of the reproductive numbers 1 month into the epidemic, Italy, 28 January to 31 March 2020. Euro Surveill. 2020;25(49):2000790. doi:10.2807/1560-7917.ES.2020.25.49.2000790
4. Kadiwar S, Smith JJ, Ledot S, et al. Were pregnant women more affected by COVID-19 in the second wave of the pandemic?. Lancet. 2021;397(10284):1539-1540. doi:10.1016/S0140-6736(21)00716-9
5. Vousden N, Ramakrishnan R, Bunch K, et al. Impact of SARS-CoV-2 variant on the severity of maternal infection and perinatal outcomes: Data from the UK Obstetric Surveillance System national cohort. Preprint. medRxiv. 2021;2021.07.22.21261000. Published 2021 Jul 22. doi:https://doi.org/10.1101/2021.07.22.21261000

 
Fonte: da Epicentro.it

19 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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