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Cardiologia. Sic: “Bene ok di Aifa a Dapaglifozin anche per terapia dello scompenso cardiaco”


Nato come farmaco antidiabetico, è in grado di ridurre ricoveri e mortalità fino al 30% anche nei pazienti non diabetici. E da oggi potrà essere prescritto anche dai cardiologi, finora esclusi. Pasquale Perrone Filardi (Società italiana cardiologia): “Superato il paradosso per cui se il paziente soffriva di scompenso senza diabete doveva pagare il farmaco e rivolgersi al diabetologo, anziché al cardiologo per accedere alle nuove cure”.

17 GEN - “Bene l’ok dell’Aifa ad una terapia rivoluzionaria per lo scompenso cardiaco, che riduce ricoveri e mortalità fino al 30%: si tratta delle glifozine (o SLGT2), nate come anti-diabetici rappresentano attualmente la più importante innovazione terapeutica dello scompenso cardiaco, in grado di ridurre mortalità e ricoveri anche nei pazienti non diabetici.
 
Così la Società italiana di cardiologia (Sic). L’Italia, finora, non aveva recepito la nuova indicazione terapeutica, già approvata da Ema lo scorso anno e, nel nostro Paese, l’utilizzo di questa nuova classe di farmaci era rimasto molto inferiore rispetto a quanto atteso secondo le raccomandazioni delle nuove linee guida internazionali.
 
“La rimborsabilità di Dapaglifozin, il primo farmaco della classe delle glifozine ad essere approvato in Italia per la cura dello scompenso nei pazienti con e senza diabete di tipo 2 – afferma Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto Sic  – rappresenta un’ottima notizia per gli italiani (sono oltre un milione) che soffrono di questa grave patologia, per la comunità scientifica e in particolare per i cardiologi. Finora per consentire un effetto protettivo sul cuore grazie all’ausilio di queste innovative molecole chi soffriva di scompenso senza diabete doveva pagare il farmaco e rivolgersi al diabetologo anziché al cardiologo, con spreco di risorse e di tempo, facendo aumentare la complessità del percorso terapeutico già di per sé difficile perché deve essere adattato in maniera sartoriale”.

“L’estensione della prescrivibilità delle glifozine anche al cardiologo permetterà una più efficace gestione del paziente con insufficienza cardiaca, con o senza diabete, la semplificazione del percorso assistenziale e, soprattutto, una riduzione del 25-30% dei ricoveri e della mortalità”, prosegue Perrone Filardi.

Lo scompenso cardiaco (o insufficienza cardiaca) è l’esito finale di tutte le cardiopatie e si verifica sostanzialmente quando il cuore non riesce più a pompare sangue a sufficienza. In Italia colpisce circa il 2% della popolazione generale ed è in crescente aumento soprattutto negli over 65, con una mortalità del 20% nelle sue forme più gravi. Assorbe il 2% della spesa sanitaria nazionale ma si tratta di costi per il 60% dedicati ai ricoveri e solo per il 10% alla spesa per i farmaci.
 
“Lo scompenso cardiaco è una condizione purtroppo frequente e ha una prevalenza che aumenta negli anziani arrivando anche al 10%: causa un peggioramento della qualità di vita e della capacità di affrontare le attività quotidiane, e frequenti ricoveri per mancanza di respiro o accumulo di liquidi nell’organismo, fino a una maggiore mortalità”, osserva Ciro Indolfi, presidente Sic. Ma per fortuna negli ultimi anni l’armamentario terapeutico si è arricchito di nuove armi.
 
“Negli ultimi due anni abbiamo avuto risultati straordinari di grandi studi clinici proprio sulle glifozine che hanno dimostrato grande efficacia nel ridurre mortalità e ricoveri per insufficienza cardiaca ma anche nel migliorare la qualità di vita del paziente – sottolinea l’esperto – questa nuova classe di farmaci agisce con un meccanismo metabolico del tutto nuovo: inizialmente studiati e utilizzati come antidiabetici, consentirebbero di evitare fino a 40mila decessi l’anno. A questo si associa un’ottima tollerabilità e la possibilità di una singola dose al giorno, con scarsi effetti sulla pressione arteriosa e miglioramento della funzione renale”.

17 gennaio 2022
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