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La chemio peggiora le cose? Tirelli: “Dare il messaggio che fa male è profondamente sbagliato”


Il riferimento è alla ricerca pubblicata su Nature Medicine, che evidenzia come la chemioterapia nei tumori solidi di stadio avanzato possa aumentarne la resistenza. Ma l’oncologo del Cro di Aviano obietta: “Si è scelto un tumore su cui la terapia non funziona e non viene usata. Ma la chemio ha salvato milioni di vite”.

07 AGO - “Alludere al fatto che la chemioterapia fa male, quando grazie ad essa sono guarite dal cancro milioni di persone nel mondo, è profondamente sbagliato”. Non usa certo mezzi termini Umberto Tirelli, oncologo italiano a capo del dipartimento di Oncologia Medica del Centro di riferimento oncologico di Aviano (PN), nel parlare della ricerca pubblicata su Nature Medicine che sta facendo il giro del mondo perché dimostra come in alcuni casi sia proprio la stessa chemioterapia a far sviluppare resistenza nei tumori.
 
“Sono perplesso da questo lavoro e penso che non abbiamo bisogno di studi di questo tipo. Sappiamo già benissimo quali sono gli effetti negativi della chemioterapia: in sé lo studio può anche essere interessante, ma non dice molto di nuovo. Su molti tumori solidi metastatici non abbiamo mai ottenuto risultati con la chemioterapia, e per questo si tentano altre terapie”.
 
Il problema dello studio, secondo Tirelli, è che i ricercatori hanno scelto di lavorare su un tumore, il carcinoma prostatico, sul quale la chemioterapia viene usata poco proprio perché non funziona. “L’intento è interessante, e anche la scoperta di questa particolare proteina che aiuta la crescita dei tessuti tumorali”, ha detto l’oncologo, contattato da Quotidiano Sanità. “Tuttavia da una parte sarei scettico sulla possibilità di bloccare l’azione di questa molecola, dall’altra sarebbe stato interessante capire cosa invece succede nei pazienti che hanno tumori – come il linfoma o il cancro al testicolo – su cui la chemioterapia di solito funziona anche quando sono in stadio avanzato. Ogni tumore è diverso dall’altro e ha delle specificità a livello biologico e molecolare, ed è per questo che la chemioterapia può dare risultati su uno e meno risultati sull’altro”, ha aggiunto. “Lo stesso vale per i farmaci molecolari, quella dei tumori è una categoria molto eterogenea: bisogna tener presente che le mutazioni genetiche alla base di un tumore al polmone – ad esempio – possono essere molto diverse da quelle che troviamo nelle metastasi ossee dello stesso tumore sullo stesso paziente. Dunque anche un farmaco biologico che può funzionare sul cancro non metastatico, non avrà lo stesso effetto su quello in fase avanzata”. Ma soprattutto, la chemioterapia ha salvato e può continuare a salvare milioni di persone: “Da molti tumori si guarisce solo con questo tipo di trattamento”, ha commentato ancora.
 
In più, dunque si rischia di dare il messaggio sbagliato sulla cura.“Da venti o trenta anni otteniamo dei risultati ottimi sui tumori solidi con la chemioterapia, di cui conosciamo già benissimo gli effetti collaterali”, ha aggiunto Tirelli. “Nessuno ha mai negato che questi ci possano essere, sia a breve che lungo termine, sia acuti, che cronici. Ma bisogna anche ricordare che questi effetti collaterali sono diversi da paziente a paziente, e che per alcuni non ci sono affatto. E soprattutto bisogna dire che la chemioterapia se usata in fase iniziale o in combinazione con la radioterapia ha dato risultati interessanti anche su alcuni dei tumori solidi che in stadio avanzato sono difficili da curare, come il tumore della mammella. Dunque dare il messaggio che la chemioterapia fa male è profondamente sbagliato”.

07 agosto 2012
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