Bristol Myers Squibb annuncia i risultati dello studio di Fase 3 CheckMate -816, che hanno mostrato che il trattamento neoadiuvante con tre cicli di nivolumab in associazione a chemioterapia ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da insorgenza di eventi (EFS), un endpoint primario, rispetto alla sola chemioterapia, nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) resecabile. Ad un follow-up minimo di 21,0 mesi, nivolumab con chemioterapia, somministrato prima della chirurgia, ha ridotto il rischio di recidiva di malattia, progressione o morte del 37% (Rapporto di rischio [HR] 0,63; 97,38% Intervallo di Confidenza [CI]: 0,43 – 0,91; p=0,0052) nei pazienti randomizzati. Nei pazienti trattati con l’associazione, la sopravvivenza mediana libera da eventi è risultata di 31,6 mesi, rispetto a 20,8 mesi nei pazienti con la sola chemioterapia.
Inoltre, nonostante i dati siano ancora immaturi e l’analisi non abbia raggiunto la significatività statistica, sono stati osservati risultati iniziali favorevoli di sopravvivenza globale (OS) con nivolumab in associazione a chemioterapia (HR 0,57; 99,67% CI: 0,30 – 1,07). A due anni, l’83% dei pazienti trattati con nivolumab e chemioterapia neoadiuvante era vivo, rispetto al 71% con la sola chemioterapia. La sopravvivenza globale continuerà ad essere monitorata per future analisi.
CheckMate -816 rappresenta il primo studio di Fase 3 di una associazione a base di immunoterapia che mostra un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da insorgenza di eventi, oltre che dell’altro endpoint primario di risposta patologica completa (pCR), nel setting neoadiuvante del carcinoma polmonare non a piccole cellule. I dati di sopravvivenza libera da insorgenza di eventi sono stati presentati per la prima volta durante la Neoadjuvant and Perioperative Immunotherapy Clinical Trials Plenary Session (Abstract #CT012) del Meeting annuale 2022 della American Association for Cancer Research (AACR) lunedì 11 aprile 2022, dalle 10:15 alle 12:15 CT, e pubblicati contemporaneamente sul The New England Journal of Medicine.
“Anche se il carcinoma polmonare non a piccole cellule risulta in alcuni casi curabile, i pazienti presentano una elevata probabilità di recidiva dopo la chirurgia, da qui l’importanza di avere opzioni terapeutiche sistemiche efficaci per interrompere questa tendenza”, dichiara Nicolas Girard, M.D., Ph.D., sperimentatore dello studio CheckMate -816 e professore e responsabile del Thorax Institute Curie-Montsouris. “I risultati di CheckMate -816 rappresentano la prima conferma di benefici evidenti e significativi con un trattamento neoadiuvante a base immunoterapica rispetto alla sola chemioterapia in questi pazienti, inizialmente intesi come risposta patologica completa ed ora come superiore sopravvivenza libera da eventi e una tendenza positiva nella sopravvivenza globale. Mentre il nostro impegno per trovare la cura per questi pazienti continua, questi dati rivelano possibili migliori risultati a lungo termine con nivolumab in associazione a chemioterapia”.
Nello studio, il profilo di sicurezza dell’associazione neoadiuvante nivolumab-chemioterapia è risultato in linea con i precedenti report e non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza al momento dell’analisi di sopravvivenza libera da eventi. I tassi di eventi avversi di Grado 3-4 legati al trattamento erano simili con l’associazione nivolumab-chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia (34% vs. 37%), così come tutti gli eventi avversi di Grado 3-4 correlati alla chirurgia (11% con l’associazione rispetto a 15% con la chemioterapia). Con nivolumab in associazione a chemioterapia, l’83% ha proseguito con l’intervento chirurgico rispetto al 75% con la chemioterapia.
“La chirurgia è tuttora la pietra angolare nella cura dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule”, afferma Jonathan Spicer M.D., Ph.D., sperimentatore dello studio CheckMate -816, professore associato di Chirurgia alla McGill University, chirurgo della divisione di Chirurgia toracica e del tratto gastrointestinale superiore al Montreal General Hospital, McGill University Health Centre. “Il fatto che nivolumab con chemioterapia neoadiuvante abbia permesso di effettuare interventi più brevi, meno invasivi e meno estesi, senza aumentare le complicazioni o gli eventi avversi, è di importanza fondamentale per i chirurghi toracici e per i pazienti. Questi risultati, insieme ai miglioramenti della sopravvivenza, offrono la possibilità di cambiare completamente la modalità di collaborazione dei chirurghi con gli oncologi nel trattamento dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule resecabile”.
“L’immunoterapia ha inaugurato una nuova era dei trattamenti dei tumori metastatici, cambiando le aspettative di sopravvivenza dei pazienti con carcinoma polmonare e con diverse altre forme tumorali. Più recentemente, la comprensione della biologia del sistema immunitario e del cancro ci ha indotto ad esplorare il ruolo dell’immunoterapia nei setting neoadiuvante, adiuvante e peri-operatorio”, sostiene Abderrahim Oukessou, M.D., vice president, thoracic cancers development lead, Bristol Myers Squibb. “I dati di CheckMate -816, compresi i risultati iniziali positivi di sopravvivenza globale, confermano l’importanza della ricerca immunoterapica negli stadi iniziali di malattia, e con grande desiderio vogliamo continuare a vedere la scienza tradursi in benefici tangibili per i pazienti e per le loro famiglie”.
Sulla base dei risultati di sopravvivenza libera da insorgenza di eventi e di risposta patologica completa dello studio CheckMate -816, a marzo 2022 la Food and Drug Administration americana ha approvato nivolumab in associazione a una doppietta chemioterapica a base di platino ogni tre settimane per tre cicli nei pazienti adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule resecabile (tumori ≥4 cm o linfonodi positivi) nel setting neoadiuvante, e ulteriori applicazioni sono in corso di revisione da parte delle autorità sanitarie globali.
Nel carcinoma polmonare non a piccole cellule non metastatico, Bristol Myers Squibb con i suoi collaboratori sta analizzando l’utilizzo dell’immunoterapia nei setting neoadiuvante, adiuvante e peri-operatorio, oltre che in associazione con chemio-radioterapia. Il razionale scientifico per l’utilizzo dell’immunoterapia in ambito neoadiuvante è duplice: la presenza di un tumore durante il trattamento immunoterapico può indurre una maggiore risposta immunitaria, rendendo potenzialmente più efficace il trattamento contro un tumore primario, nello stesso tempo offrendo l’opportunità di colpire precocemente micrometastasi nascoste. Ad oggi le terapie a base di nivolumab hanno dimostrato una migliore efficacia nel trattamento neoadiuvante o adiuvante di quattro forme tumorali: polmone, vescica, esofago/giunzione gastroesofagea e melanoma.
Bristol Myers Squibb ringrazia i pazienti e i ricercatori coinvolti nello studio clinico CheckMate -816.
Lo studio CheckMate -816
Il tumore del polmone
Il tumore del polmone è la principale causa di morte per cancro a livello globale. Il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) è il tipo più comune e rappresenta l’84% delle diagnosi. I casi di tumore non metastatico costituiscono la maggior parte delle diagnosi di NSCLC (circa il 60%, di cui la metà resecabili). Anche se numerosi pazienti con NSCLC non metastatico vengono curati con la chirurgia, una percentuale dal 30% al 55% sviluppa una recidiva e muore a causa della malattia nonostante la resezione, confermando la necessità di opzioni terapeutiche da somministrare prima della chirurgia (neoadiuvanti) e/o dopo la chirurgia (adiuvanti) per migliorare i risultati a lungo termine.