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Meningococco B. La Sicilia punta su Pediatri e Igienisti per colmare il gap nelle coperture

di Sabina Mastrangelo

La Sicilia è stata la prima a introdurre la vaccinazione contro il meningococco B e nonostante sia gratuito fino al compimento del trentesimo anno di età, le coperture sono ancora al di sotto degli obiettivi. Nel confronto tra professionisti i perché e le soluzioni proposte.

23 DIC - Nonostante la Sicilia sia stata la prima Regione in Italia a introdurre, nel 2015, la vaccinazione contro il meningococco B, e nonostante possa vantare uno dei migliori calendari vaccinali, che per il MenB prevede la somministrazione gratuita fino al trentesimo anno di età, in Sicilia le coperture sono sotto la media nazionale. A denunciare la situazione sono gli esperti intervenuti nell’ambito del secondo incontro ECM, ‘B Focus. La vaccinazione anti MenB’, che si è svolto a Palermo i primi di dicembre e che è stato organizzato da Sics – Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria con il sostegno non condizionante di GSK.

Anche quest’evento si è aperto con la presentazione dei risultati della survey condotta tra esperti a livello nazionale sulla vaccinazione antimenigococcica B, con il confronto, questa volta, tra i dati italiani e quelli della Regione Sicilia. L’indagine voleva indagare la governance in ciascuna regione, ma anche il percepito dei modelli organizzativi e delle problematiche che ci sono dietro. In Sicilia gli specialisti ritengono che l’aspetto da migliorare per ampliare le coperture vaccinali è la chiamata attiva. A pensarla così, in particolare, sono il 34,9% degli igienisti e il 22,86% dei pediatri di libera scelta, mentre al secondo posto c’è il counselling agli esitanti, per il 16,9% degli igienisti coinvolti e per il 15,24% dei pediatri.

A livello di modalità di chiamata attiva per sensibilizzare la popolazione, il dato nazionale mostra molte differenze e tra le più lampanti ci sono il ricorso alla posta ordinaria, che è più usata nel Nord Est, mentre l’invito diretto del pediatra di libera scelta con accesso a prenotazione è la modalità più usata al Sud. Quest’ultima modalità, sia con accesso o a prenotazione che dopo prenotazione delle vaccinazioni obbligatorie, sono le vie prescelte anche dagli specialisti siciliani, sia igienisti che pediatri di libera scelta e ospedalieri.

Per quel che riguarda le maggiori criticità correlate alla co-somministrazione del vaccino contro la meningite B, la maggior parte degli intervistati siciliani non ne riscontra di particolari, mentre al secondo posto c’è il timore di sovraccaricare il sistema immunitario, che sono anche le due risposte più frequenti a livello nazionale. Mentre per il recupero della terza dose di vaccino contro la meningite B, la maggior parte punterebbe sul counselling da parte dei pediatri, seguito dal counselling al momento della seconda dose di vaccino.

Alla domanda, invece, su quale strategia viene usata nella Regione per il recupero di esitanti e inadempienti, mentre la gran parte dei pediatri non sa rispondere, il 36% degli igienisti siciliani fa riferimento alla chiamata attiva delle Asl. A livello nazionale, poi, la maggioranza degli intervistati è convinta che per il vaccino contro il meningococco B, la gratuità dovrebbe essere mantenuta fino ai 18 anni. E per aumentare le coperture, la maggioranza è convinta dell’utilità della comunicazione alle famiglie da parte del pediatra.

“Il pediatra di libera scelta, il medico di medicina generale e il medico igienista sono gli elementi fondamentali per l'offerta attiva e per l'offerta vaccinale, ma il linguaggio deve essere lo stesso perché di fronte a famiglie che hanno qualche dubbio, queste potrebbero avere dei ripensamenti rispetto alla vaccinazione”, ha sottolineato Mario Palermo, responsabile del Servizio di Igiene pubblica della Regione Sicilia, commentando i dati. La Regione Sicilia, sottolinea poi l’esperto nel corso dell’intervento, “è stata la prima, a gennaio 2015, a introdurre il vaccino nel calendario a quattro dosi, andando ad anticipare il più possibile la prima dose per cercare di evitare tutti i possibili casi nei primi mesi di vita”. Questo perché è vero che la malattia è rara, “ma è molto grave e il sierotipo B rappresenta quasi un caso su due di quelli tracciati”. Inoltre, considerando la diffusione per fasce d’età, “la Sicilia ha in ultimo stabilito che la vaccinazione contro il meningococco B doveva essere offerta gratuitamente fino al compimento del trentesimo anno di età”, ha spiegato Palermo.

Proprio in considerazione dell’offerta, la Regione si aspettava una risposta forte in termini di adesione alla vaccinazione; risposta, però che non c’è stata o meglio sembrava essere superiore alla media nazionale, all’inizio, per andare, poi, a rientrare in questa media, stabilizzandosi poco sopra al 60%, e scendere, infine, addirittura sotto la media italiana. “Col meningococco B, l'Italia è al 79,68%, la Sicilia è al 69,35%, dieci punti percentuali in meno”, ha sottolineato l’esperto riportando gli ultimi dati registrati. La formazione e la collaborazione tra gli specialisti sono, dunque, fondamentali per recuperare questo gap, come sottolinea Palermo che auspica, per recuperare gli inadempienti in maniera organica, la riapertura dei centri vaccinali, per avviare le chiamate attive. Il fatto, infine, che la vaccinazione contro il menigococco B sia solo raccomandata e non obbligatoria “la pone in un piano di secondo livello. Per questo è importante puntare su pediatri e medici di medicina generale, anche perché la malattia è molto rapida e l’unica possibilità di cura è la prevenzione”, ha concluso l’esperto.

All’incontro è intervenuto anche Francesco Vitale, ordinario di Igiene dell’Università di Palermo, che parla del ‘dovere’ del sistema sanitario nazionale di offrire la vaccinazione contro il meningococco B e occuparsi di raggiungere le adeguate coperture. Anche secondo Vitale, per questo aspetto, “è necessario passare da una prevenzione di attesa a una prevenzione di iniziativa che preveda la chiamata attiva e l’informazione ai genitori, oltre che un impegno corale, sia da parte del decisore politico che da parte dei medici, con il calendario vaccinale che deve tener conto delle evidenze scientifiche”, ha sottolineato l’igienista.

In ultimo, all’incontro di Palermo c’è stato anche il saluto di Giuseppe Vella, segretario regionale FIMP Sicilia, che sottolinea come “l’unica prevenzione primaria contro la meningite da meningococco B è sicuramente il vaccino e i pediatri hanno un mezzo per cercare di evitare le conseguenze della malattia”. A detta di Vella, “i pediatri sono preoccupati per il calo delle coperture vaccinali, sia quelle obbligatorie che quelle raccomandate, e sono disponibili a collaborare, come hanno sempre fatto, in virtù del loro rapporto di fiducia con la famiglia”.

Sabina Mastrangelo

23 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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