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Infanzia segnata da avversità aumenta il rischio di diabete di tipo 2 nella prima età adulta


Un nuovo studio pubblicato su ‘Diabetologia’, rivista dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), rileva che le persone che hanno sperimentato traumi o abusi durante questo delicato periodo della vita sono a maggior rischio di sviluppare la malattia di tipo 2 nella prima età adulta (16-38 anni)

21 APR -

Un’infanzia difficile predispone al rischio di diabete. Un nuovo studio pubblicato su ‘Diabetologia’ (la rivista dell’Associazione europea per lo studio del diabete – Easd) rileva che le persone che hanno sperimentato avversità durante questo delicato periodo della vita sono a maggior rischio di sviluppare la malattia di tipo 2 nella prima età adulta (16-38 anni). La ricerca è stata condotta da Leonie K. Elsenburg e il suo team dell’Università di Copenaghen.

Per avversità infantili gli esperti hanno preso in considerazione esperienze come maltrattamenti, malattie fisiche o mentali in famiglia e stato di povertà. Eventi e circostanze avverse che possono innescare risposte fisiologiche allo stress e influenzare il comportamento del sistema nervoso, degli ormoni e la risposta immunitaria del corpo e che possono anche avere un impatto sul benessere mentale portando a cambiamenti comportamentali che incidono negativamente sulla salute, come sonno scarso, abitudine al fumo, ridotta attività fisica e comportamento sedentario, aumento del consumo di alcol e alimentazione malsana. Tutti elementi che aumentano il rischio di diabete.


Precedenti ricerche avevano già rivelato un’associazione tra i maltrattamento nell’infanzia e lo sviluppo del diabete di tipo 2 in età giovane-adulta, ma le prove di un legame con altri tipi di avversità erano scarse e mancavano stime specifiche per sesso. I ricercatori hanno utilizzato i dati dello studio danese di coorte sul corso della vita (DANLIFE) che include il background dei bambini nati in Danimarca dal 1° gennaio 1980. Per consentire il follow-up dall’età di 16 anni in poi, il campione dello studio è stato limitato a quegli individui nati fino al 31 dicembre 2001 e sono stati esclusi i soggetti con diagnosi di diabete in età infantile, quelli con dati insufficienti e tutti coloro che sono emigrati o deceduti prima dei 16 anni.

Questa popolazione di studio è stata suddivisa in 5 gruppi di avversità infantili in base ai conteggi annuali dell’esposizione (da 0 a 15 anni) in ciascuna di queste tre dimensioni: privazione materiale (povertà familiare e disoccupazione dei genitori a lungo termine), perdita o minaccia di perdita (malattia fisica del genitore, del fratello, morte del genitore, morte del fratello) e dinamiche familiari (affido, malattia psichiatrica del genitore, malattia psichiatrica del fratello, abuso di alcol da parte dei genitori, abuso di droghe da parte dei genitori e separazione materna).

All’interno della popolazione dello studio di 1.277.429 persone, un totale di 2.560 donne e 2.300 uomini hanno sviluppato il diabete di tipo 1 durante il follow-up che è durato in media 10,8 anni. Gli autori hanno scoperto che nel gruppo "High Adversity", caratterizzato da alti tassi di avversità in tutte e tre le dimensioni, il rischio di sviluppare il diabete era del 141% più alto negli uomini e del 58% più alto nelle donne, traducendosi in 36,2 e 18,6 casi aggiuntivi per 100.000 abitanti anni-persona tra uomini e donne, rispettivamente.

"La prevalenza mondiale del diabete di tipo 2 tra adolescenti e giovani adulti – commentano gli autori – è aumentata notevolmente nell’ultimo secolo, principalmente a causa dei cambiamenti negli stili di vita e dei tassi di obesità. Ciò è particolarmente preoccupante perché l’insorgenza precoce della malattia (prima dei 40 anni) sembra concretizzarsi poi in una patologia più aggressiva, che si manifesta durante l’età lavorativa, può richiedere un trattamento per tutta la vita ed esporre a un aumentato rischio di complicanze. Questo rende l’identificazione dei fattori di rischio nella prima età adulta una questione di cruciale importanza per la salute pubblica".



21 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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