Informazione medico scientifica: “Necessità di adattare il tipo di informazione al soggetto che la riceve”. Intervista a Cinzia Ortega
L’eredità digitale del Covid va sicuramente conservata, ma la comunicazione tradizionale “de visu" mette in risalto quello che può essere il rapporto interpersonale dei professionisti”. Di contro le nuove tecnologie possono fornire quella spinta in più in termini di velocità, sintesi e puntualità di informazione.
01 GIU - L’informazione medico scientifica sta cambiando. La digitalizzazione sta entrando velocemente a far parte di questo mondo anche per effetto della pandemia da Covid-19. Ripensare il ruolo dell’informatore scientifico del farmaco è dunque una priorità del settore farmaceutico sia per rimanere al passo con i tempi sia per ottemperare alle nuove sfide sulla territorialità e sulla cronicità prospettate dal PNRR e dal DM77[1]. Ma quali sono i bisogni dei clinici oncologi a questo proposito? E cosa possono fare le aziende per rispondere a questi bisogni? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Cinzia Ortega, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia della Asl CN 2, Ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno, membro del consiglio direttivo del CIPOMO (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri) già relatrice su questo tema al 70° Seminario SIARV (Società Italiana Attività Regolatorie di Accesso e di Farmacovigilanza) tenutosi a Milano lo scorso 31 marzo 2023.
Con l’arrivo di terapie innovative caratterizzate da un elevato tasso di complessità e che richiedono una gestione multidisciplinare, le esigenze formative degli oncologi stanno diventando sempre più specifiche. I Molecular Tumor Board e la Precisione Medicine ne sono un esempio. Parlare di personalizzazione della terapia e di “marcatori biomolecolari per la scelta delle terapie oncologiche più corrette” è sempre più importante, soprattutto per portare reali benefici ai pazienti, ha sottolineato Cinzia Ortega.
In questo lo strumento digitale può essere di aiuto, anche se conservare un doppio canale comunicativo può essere la strada vincente. L’eredità digitale del Covid va sicuramente conservata, ma la comunicazione tradizionale “de visu, che è la comunicazione cui siamo abituati, mette in risalto quello che può essere il rapporto interpersonale dei professionisti”, ha proseguito l’oncologa. Di contro le nuove tecnologie possono fornire quella spinta in più in termini di velocità, sintesi e puntualità di informazione. “In pratica clinica è indispensabile rimanere aggiornati e tra le modalità cui attingere le informazioni c’è sicuramente il digitale”. Ciò vale non solo per l’oncologo, ma anche per tutte le figure professionali che fanno parte dei team multidisciplinari che a vario titolo si occupano della presa in carico dei pazienti oncologici.
Da qui la necessità di “adattare il tipo di informazione al soggetto che la riceve”, ha ricordato Ortega, che può essere il medico di medicina generale, l’infermiere ospedaliero o l’infermiere territoriale.
Le sfide del DM77 e PNRR sono legate alla territorialità dell’assistenza e, secondo l’esperta, il primo passo sarà capire come questo aspetto della presa in carico verrà organizzato e migliorato “non soltanto in termini di fine vita, come è stato fino ad oggi, ma anche nella gestione delle case di comunità o a domicilio. È quindi auspicabile un'integrazione tra ospedale e territorio, tra medicina generale e oncologo che passi attraverso un'informazione scientifica anch'essa decisamente più puntuale e capillare”.
La figura dell’infermiere è sicuramente quella che meglio si presta ad una esemplificazione pratica di questa possibile integrazione. “Dal punto di vista infermieristico, gli infermieri nelle oncologie ospedaliere sono molto esperti nel gestire le terapie endovenose. Gli infermieri del territorio hanno bisogno di formazione volta a gestire queste terapie complesse nei presidi intermedi e con esse i potenziali effetti collaterali, ma anche formazione sulle terapie che possono essere eseguite a domicilio”, come per esempio “tutte le terapie oncologiche orali che vengono gestite sotto stretto monitoraggio dell'oncologo ospedaliero”.
In conclusione, dunque, l’informazione medico scientifica deve svilupparsi su un doppio binario: la collaborazione tra esperti e diversi saperi, mirati verso lo specialista di riferimento. Il tutto con l’ausilio del digitale che può davvero fare la differenza. “Dare l'informazione corretta al singolo professionista, a seconda del suo ruolo e della sede in cui svolge il suo lavoro, è fondamentale per valorizzare tutte le competenze del team multidisciplinare”, ha concluso l’esperta.