Bpco, asma e RSV. Gli pneumologi: priorità proteggere anziani e fragili
Tra le terapie per la Bpco, “molto efficace è la triplice terapia che consiste in tre farmaci, due broncodilatatori e uno steroide inalatorio in singolo device, che permettono di aumentare l'aderenza e di ottimizzare i risultati in termini di riduzione del rischio di riacutizzazione in questi pazienti”
31 MAG - "In Italia le persone con patologie respiratorie croniche sono una sostanziale percentuale della popolazione generale, come nei Paesi sviluppati. Stiamo parlando dell'asma, che colpisce il 4-8% della popolazione generale, e della Bpco che interessa il 10-11% della popolazione generale, percentuale che sale al 15-20% tra gli over 65. La broncopneumopatia cronica ostruttiva è una patologia legata prevalentemente all'esposizione al fumo di sigaretta e riguarda in prevalenza le persone in età avanzata. Quindi patologie estremamente frequenti, con un carico clinico e un carico economico assolutamente rilevante. Fondamentali dunque la prevenzione e la protezione dei più fragili". Lo ha detto all'
Adnkronos Salute Alberto Papi, direttore della Clinica Pneumologica dell'Università di Ferrara, a margine del convegno promosso da Gsk - oggi e domani a Roma (Auditorium della Tecnica) - con oltre 200 pneumologi italiani riuniti per fare il punto sulle nuove terapie a disposizione per le patologie respiratorie.
“Gli over 65 con Bpco sono spesso vecchi fumatori - rimarca Papi - quindi per prima cosa occorre eliminare il fumo di sigaretta in quanto principale fattore di rischio, ma hanno anche altre patologie concomitanti. Prevenzione vuol dire ridurre il rischio di evoluzione della malattia e ridurre il rischio di eventi che portano la malattia a progredire. Anche perché un peggioramento clinico della da Bpco non comporta solo un evento acuto con conseguenze anche molto importanti, se non fatali, ma comporta soprattutto un peggioramento di concomitanti patologie, per esempio quella cardiovascolare. Prevenzione vuol dire mettere in atto tutte le armi disponibili per prevenire questi rischi, risultato oggi possibile grazie alle vaccinazioni". Tra le terapie per la Bpco, "molto efficace è la triplice terapia - sottolinea lo specialista - che consiste in tre farmaci, due broncodilatatori e uno steroide inalatorio in singolo device, che permettono di aumentare l'aderenza e di ottimizzare i risultati in termini di riduzione del rischio di riacutizzazione in questi pazienti. Grazie alle armi che abbiamo a disposizione, vaccini e antivirali, oggi siamo in grado di andare al di là del semplice intervento farmacologico per modificare l'esito della conseguenza della riacutizzazione". Al momento, oltre al vaccino antinfluenzale "abbiamo il vaccino contro l'Rsv", il virus respiratorio sinciziale, "una delle cause delle riacutizzazioni della Bpco, che ci consente di rendere più forte il nostro armamentario di prevenzione".
“L'Italia è tra i Paesi più longevi e quindi aumentano i soggetti fragili che oggi rappresentano circa il 25% della popolazione. Soggetti altamente a rischio, soprattutto quando trattiamo le infezioni respiratorie e le infezioni virali in generale. Da qui l'importanza di proteggere le categorie più a rischio attraverso la prevenzione. I vaccini purtroppo non sono al primo posto tra gli anziani e fragili: soprattutto dopo il Covid assistiamo ad una vera e propria stanchezza verso la vaccinazione, perché per molti rappresenta un ulteriore carico e un potenziale pericolo per la salute, anziché vedere la realtà e cioè che è il mezzo migliore per prevenire le infezioni respiratorie e le complicanze, ovvero ospedalizzazioni e morte”, aggiunge
Francesco Blasi, professore ordinario di Malattie dell'apparato respiratorio all'Università degli Studi di Milano.
Tra le infezioni respiratorie, a preoccupare Blasi è soprattutto la malattia da virus sinciziale respiratorio (Rsv). "In Europa ci sono circa 158mila ospedalizzazioni per infezioni da Rsv all'anno - sottolinea - che è più o meno il dato riportato negli Stati Uniti, rispetto alla popolazione. Con una mortalità associata che è intorno all'8-9%. Inoltre, secondo uno studio italiano realizzato dall'ospedale Sacco di Milano, nei soggetti che arrivano in ospedale per essere ricoverati per infezioni respiratorie il 75% delle infezioni sono da Rsv, infezione gravata da una mortalità, anche in questo caso, intorno al 9%. Inoltre, circa il 75% dei pazienti con Rsv ha una polmonite grave. Questo vuol dire un impegno di risorse importanti e un'ammissione alla terapia intensiva che è più alta di quella legata all'infezione da influenza. Un dato interessante, perché conferma quello che è noto a livello internazionale, cioè che l'infezione da Rsv è causa di ospedalizzazione tra gli over 65 fragili, con una mortalità più alta dell'influenza. Non solo: l'Rsv è associato, come l'influenza, a eventi cardiovascolari durante il ricovero. Per cui il rischio relativo di avere un evento cardiovascolare, in particolare l'infarto miocardico, è nel paziente con Rsv 3 volte e mezzo maggiore rispetto al soggetto che non ha un'infezione virale. Per l'influenza è circa 6 volte". Infine, sui trattamenti per la Bpco, "i vantaggi di una terapia con una singola somministrazione e con l'uso di device che possono consentire di passare da un farmaco all'altro utilizzando lo stesso device è molto importante - rimarca lo specialista - in quanto questo consente l'educazione del paziente che si mantiene nel tempo, perché usare il device o l'inalatore consente di ridurre le riacutizzazioni di grado moderato e grave. In più, la mono-somministrazione favorisce l'aderenza alla terapia".
31 maggio 2024
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