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Promuovere un invecchiamento attivo e in salute, una sfida ancora aperta. L’identikit degli anziani in Italia

di E.M.

Un over65 su quattro ha almeno due malattie croniche all’attivo. E il 28% si prende cura di familiari, amici e della collettività in generale. Quasi il 40% riesce a svolgere attività di svago, ma la quota di sedentari aumenta al crescere dell’età e raggiunge il 55% dopo gli 85 anni. Ancora lontani dal target del 75% di copertura  contro l’influenza: solo 65 persone su 100 si vaccinano. Questi i dati pubblicati da ‘Passi d’Argento’ dell’Iss in occasione della Giornata internazionale delle persone anziane

01 OTT -

Vulnerabili, generosi e indispensabili. Sono questi gli over 65 italiani del XXI secolo. Una risorsa per la società, da proteggere e tutelare. Nel 28% dei casi non si risparmiano nel fornire aiuto ad amici, familiari e alla collettività nel suo complesso, nonostante uno su quattro abbia almeno due malattie croniche all’attivo. Il 40% degli ultra 65enni autonomi riesce a raggiungere, perticando attività fisica, i livelli di attività raccomandati dall’Oms, ma con l’avanzare dell’età le sedentarietà aumenta, soprattutto tra le donne.

È questo l’identikit che emerge dagli ultimi dati disponibili della sorveglianza ‘Passi d’Argento’ dell’Istituto Superiore di Sanità. L’occasione per fare il punto sul benessere e lo stato di salute degli over 65 è la Giornata internazionale delle persone anziane che si celebra oggi. Dati che segnalano come ci sia ancora molto da fare per promuovere un invecchiamento attivo e in salute e che evidenziano con forza la necessità strategica di attuare scelte di prevenzione, quali esempio, tenere alta la protezione vaccinale contro l’influenza, che ha avuto un aumento con la pandemia per poi calare inesorabilmente rimanendo lontana dal target del 75% di copertura .

Una risorsa per la società. Dai dati emerge che il 17% degli over 65 si prende cura di parenti con cui vive, il 14% di familiari o amici con cui non vive e il 5% partecipa ad attività di volontariato. Una capacità o volontà di ”essere risorsa” di appannaggio principalmente delle donne (31% rispetto al 24% negli uomini), ma che si riduce notevolmente con l’avanzare dell’età (coinvolge il 34% dei 65-74enni ma appena il 13% degli ultra 85enni), ed è minore fra le persone con un basso livello di istruzione e tra chi ha difficoltà economiche.

Uno su 4 ha almeno un  problema di vista, udito o masticazione Nel biennio 2022-2023, spiega una nota dell‘Iss, quasi il 10% delle persone intercettate dal servizio di sorveglianza, dà un giudizio negativo del proprio stato di salute, riferendo che la propria salute “va male” o “molto male”. Il 13% riferisce di aver trascorso nel mese precedente l’intervista almeno 2 settimane in cattive condizioni di salute a causa di problemi fisici, il 10% di aver avuto la stessa esperienza ma a causa di motivi legati alla salute psicologica e il 7% dichiara di avere avuto limitazioni nel normale svolgimento delle proprie attività, per motivi fisici o psicologici. Tutti valori che crescono con l’età e sono più alti fra le donne.

Un ultra65enne su 4 ha almeno un problema di tipo sensoriale (fra vista, udito o masticazione) che non risolve neppure con il ricorso ad ausili, come occhiali, apparecchio acustico o dentiera. Si tratta di condizioni che aumentano velocemente con l’età: i problemi di vista coinvolgono il 3.5% dei 65-74enni ma salgono al 25.5% fra gli ultra85enni, i problemi di udito coinvolgono il 7.3% dei 65-74enni e salgono al 35.5% fra gli ultra85enni, analogamente i problemi di masticazione riguardano il 7.2% dei 65-74enni e arrivano a coinvolgere il 27.3% degli ultra865enni). L’adesione al consumo di cinque porzioni al giorno di frutta e verdura differisce in base all’età, riducendosi dal 10.7% fra i 65-74enni al 5.9% fra gli ultra85enni.  

La fragilità e le cadute, ma anche i lavori domestici e il giardinaggio

L’autonomia nello svolgimento delle attività della vita quotidiana, come preparare i pasti, svolgere lavori domestici, assumere farmaci, andare in giro, gestirsi economicamente e utilizzare un telefono, assume una particolare importanza per il benessere dell’individuo, ricorda ancora la nota Iss.
Perdere autonomia nelle funzioni della vita quotidiana rende l’individuo più vulnerabile. In sostanza è l‘anticamera della fragilità e della disabilità.
E quando di parla di fragilità non ci sono significative differenze fra uomini e donne: cresce progressivamente con l’età e se riguarda l’8.9% dei 65-74enni raggiunge il 32.7% fra gli ultra 85enni; la quasi totalità delle persone con fragilità riceve aiuto per svolgere le funzioni delle attività della vita quotidiana per cui non è autonomo e questo aiuto è sostenuto per lo più dalle famiglie (94.9%).  Il 20.9% degli intervistati ha inoltre subito una caduta nei 12 mesi precedenti l’intervista di cui quasi la metà (45.7%) ha riportato una frattura.  

Riguardo l’attività fisica, quasi il 40% degli over 65 autonomi riesce a svolgere attività di svago, sportive (sia strutturate che non) o domestiche (come lavori di casa, giardinaggio, cura dell’orto o assistenza a persone), raggiungendo così i livelli di attività raccomandati dall’Oms. Il 22,3% pratica qualche forma di attività fisica, ma non raggiunge i livelli raccomandati, e viene quindi definito ‘parzialmente attivo‘. Completamente sedentario il restante 37,7%. Una inattività che aumenta al crescere dell’età, e così il 55% degli over 85 anni, soprattutto donne è sedentario.

La prevenzione: 65 su 100 si vaccinano contro l’influenza, ma dato in calo nel periodo post-pandemico e lontano dal target del 75% di copertura
Alle ultime campagne vaccinali contro l’influenza (2022-2023), ricorda poi l‘Iss, ha aderito mediamente il 65.3% degli ultra 65enni e il 71% degli ultra65enni con patologie croniche. Dati di copertura che appaiono ancora lontani dagli obiettivi di copertura minima (75%) e ottimale (95%) indicati nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2023-2025.
Eppure la partecipazione alle campagne vaccinali contro l’influenza è anche aumentata negli ultimi anni, presumibilmente come effetto della cresciuta attenzione  alla vaccinazione come strumento di prevenzione che la pandemia di Covid-19 ha imposto; così nel periodo pre-pandemico, la copertura vaccinale contro l’influenza non aveva ha mai superato il 60%, mentre ha raggiunto il 69% in piena pandemia, senza tuttavia mantenersi a questi livelli negli anni successivi tanto che  nell’inverno 2023 la copertura contro influenza fra gli ultra65enni è nuovamente scesa al 63%. Per gli esperti Iss “quanto osservato negli ultimi anni sottolinea la necessità di mantenere sempre alta l’attenzione sulle politiche di prevenzione e di investire e potenziare la comunicazione sui benefici della vaccinazione antinfluenzale soprattutto fra le persone anziane e con cronicità”.  

Fumo e alcol, abitudini in qualche caso difficili da eliminare
 La maggioranza degli italiani ultra 65enni non fuma o ha smesso di fumare da oltre un anno (26.8%), ma una persona su 10 è ancora fumatore (10.9%). Con l’avanzare dell’età diventa più difficile intercettare chi mantiene questa abitudine, sottolinea l‘Iss, o l’ha avuta in passato perché gli effetti infausti dell’esposizione al fumo di sigaretta vanno manifestandosi. Così dalla classe di età 65-74 anni a quella degli over 85enni la quota di fumatori scende dal 15.7% al 2.5% e la quota di ex fumatori passa dal 28% al 20.9%.  

Nel biennio 2022-2023 il 17.4% della popolazione ultra 65enne ha un consumo di alcol definito “a rischio” per la salute (pari mediamente a più di una unità alcolica -UA al giorno). Decisamente più frequente fra gli uomini, questo consumo si riduce con l’età (passando dal 21.4% fra i 65-74enni al 9.3% fra gli ultra 85enni). Fra chi fa un consumo di alcol “a rischio” per la salute più della metà non supera le 2 unità di alcol al giorno.   Questo fa pensare, concludono gli esperti, che si tratti del bere alcol durante i pasti, abitudine acquisita nel corso della vita che, probabilmente, non viene percepita come rischiosa per la salute.
Preoccupante infine il numero di ultra 65enni che assume alcol pur avendo una controindicazione assoluta, quasi una persona su tre (28%) fra le persone affette da malattie del fegato, dichiara di consumare alcol. 

E.M.



01 ottobre 2024
© Riproduzione riservata

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