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Sangue. Troppe responsabilità e poco tempo. Ecco cosa allontana le donne dal dono


L’indagine “Globuli Rosa”, commissionata dal Centro Nazionale Sangue, nell’ambito della campagna del Ministero della Salute “Dona vita, dona sangue”, analizza le barriere che portano le donne over 30 in Italia a donare meno rispetto alle loro coetanee europee, con l’obiettivo di studiare soluzioni per incentivare la partecipazione.

04 OTT -

Responsabilità familiari e impegni: un difficile equilibrio da gestire per le donne italiane, soprattutto per le over 30, che in Italia trovano poco tempo per donare.

È quanto emerge da “Globuli Rosa”, un‘indagine commissionata dal Centro Nazionale Sangue, nell’ambito della campagna “Dona vita, dona sangue”, promossa dal Ministero della Salute in collaborazione con il Cns e le principali associazioni di donatori (Avis, Croce Rossa, Fidas, Fratres e DonatoriNati), per indagare le ragioni che portano le italiane a donare meno rispetto alle donne di altri paesi europei.

Questa iniziativa, che oltre all’indagine, ha dato origine ad una vera e propria campagna di sensibilizzazione, mira a identificare le barriere che impediscono alle donne di donare sangue e sviluppare soluzioni perché la donazione diventi una pratica comune.

L’indagine qualitativa, realizzata tra maggio e luglio 2024, è stata condotta attraverso due modalità ovvero la realizzazione da parte di Doxa di focus group composti da non donatrici o ex donatrici (divise in gruppi a seconda della fascia di età: 30-45 anni e 46-55 anni), e una survey sul portale donailsangue.salute.gov.it, che ha raccolto opinioni ed esperienze personali di 3.947 donne over 30 sul tema della donazione del sangue, allo scopo di instaurare un dialogo diretto e un ascolto attivo delle intervistate e comprendere più nel dettaglio le motivazioni profonde che si celano dietro la mancata donazione.

I focus group evidenziano come, nonostante la donazione di sangue sia percepita positivamente come un gesto altruistico e generoso, questa pratica non trova particolarmente spazio nella routine delle donne over 30. Essendo al centro delle dinamiche familiari e spesso responsabili della cura domestica, dei figli e degli anziani, le protagoniste dell’indagine indicano tra le principali motivazioni della mancata donazione di sangue, la moltitudine di impegni e responsabilità a cui sono tenute a rispondere e la mancanza di tempo che ne deriva. Sentendosi sovraccariche di “doveri” le donne faticano a considerare l’atto della donazione come prioritario.

All’interno di questo contesto infatti, donare sangue è percepito come un gesto complicato a più livelli, non particolarmente chiaro nell’iter e che non riesce a trovare, come dice il rapporto, spazio nel “cuore” (poiché l’impegno emotivo è già destinato alla famiglia), nella “mente” (creando ulteriore disordine e fatica), e nella “vita”, essendo difficile riuscire a collocarlo tra i vari impegni.

A questo fattore si aggiunge la mancanza di supporto che fa sentire la donna socialmente sola: una condizione questa, che appare profondamente diversa rispetto ad altre realtà europee. Il lavoro fragile e privo di un adeguato sistema di welfare infatti, costringe le donne a evitare ulteriori assenze, preferendo utilizzare permessi e ferie per le necessità familiari e personali, piuttosto che per iniziative sociali.

La mancanza di tempo è un “leitmotiv” che emerge anche nella seconda indagine qualitativa, quella relativa alla compilazione della survey. Questa, grazie alle numerose testimonianze (1446 donatrici,1615 non donatrici e 886 ex donatrici), evidenzia, oltre alla mancanza di tempo, che si attesta anche in questo caso al primo posto come freno principale alla mancata donazione (36,8%), altri temi quali la gravidanza e l’allattamento, individuati come due momenti che portano a interrompere le donazioni di sangue e riprenderle con difficoltà in un secondo momento (18,5%). Inoltre, i problemi di salute, reali o percepiti, sono frequentemente citati come motivazioni che ostacolano significativamente questa pratica (14,5%): le donne in Italia spesso pensano di non avere i requisiti per donare, anche se, all’interno del panorama europeo si distinguono per l’ottimo livello di salute di cui godono1. La scarsa informazione (13,6%) in questo senso può contribuire a far sì che erronee convinzioni e pregiudizi ostacolino a priori la spinta a effettuare la donazione.

Infine, ma non per importanza, vengono indicate la mancanza di informazione sul tema (13,6%), paura e preoccupazioni (7,7%) e la percezione negativa del sistema sanitario (2,8%), rinforzata da vissuti ed esperienze passate.



04 ottobre 2024
© Riproduzione riservata

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