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Individuati due marcatori biologici comuni ad Alzheimer e SLA 


Due biomarcatori nel sangue specifici per l’Alzheimer (p-tau 181 e p-tau-217) sono  significativamente incrementati anche nella SLA. I risultati dello studio condotto dai ricercatori dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano e del “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con diversi Centri in Germania stati pubblicati su Nature Communications

07 MAR -

Le patologie neurodegenerative confluiscano in comuni momenti patogenetici caratterizzati anche da comuni biomarcatori.
La conferma arriva da uno studio pubblicato su Nature Communications.

In uno sforzo congiunto con diversi Centri in Germania, i ricercatori dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano e del “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano, che hanno largamente contribuito allo studio, rivelano come, inaspettatamente, due biomarcatori nel sangue considerati specifici per la Malattia di Alzheimer (p-tau 181 e p-tau-217) risultino significativamente incrementati anche nella Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).

“Lo studio - spiega la Prof.ssa Antonia Ratti, genetista - rappresenta l’espressione di un’ampia collaborazione che perdura da anni con diverse istituzioni tedesche e sottolinea la necessità e la importanza di collezionare biomarcatori nella patologia neurodegenerativa in Istituto con sviluppo delle più avanzate tecnologie per la possibilità di acquisire inattese nuove informazioni. Lo sforzo ad acquisire una moderna tecnologia è così premiato”.

“La scoperta ancor più rilevante del lavoro - continua il Prof. Vincenzo Silani, neurologo - risiede nella identificazione dell’origine dei due biomarcatori rilevati nel sangue potenzialmente dal muscolo scheletrico dei pazienti affetti da SLA. Lo studio del muscolo diviene critico in futuro per la SLA ma anche per la Malattia di Alzheimer”.

“Le p-tau diventano inaspettatamente - riferisce il Prof. Nicola Ticozzi, neurologo - biomarcatori non solo della Malattia di Alzheimer ma anche della SLA: una scoperta densa di apparenti contraddizioni ma anche di nuove prospettive con impatto sulla diagnosi di patologie con cui regolarmente ci cimentiamo in Istituto”.

“La lunga collaborazione iniziata molti anni or sono con istituzioni tedesche - conclude il Dott. Federico Verde, neurologo, - trova in questo lavoro collaborativo espressione elevatissima: lo sforzo negli anni e lo sviluppo di tecnologie atte a rilevare biomarcatori di neurodegenerazione in Laboratorio ha posto le basi per questa scoperta che rende la neurodegenerazione processo condiviso tra diverse malattie con meccanismi comuni che vedono però prevalere apparentemente una singola espressione clinica”.



07 marzo 2025
© Riproduzione riservata

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