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ERS 2013. Malattie respiratorie. E' una strage. Ogni anno in Europa uccidono 661mila persone


Una morte su 10 in Europa è per una patologia respiratoria. Ma non basta. Sempre a loro si deve il maggior numero di giorni di ricovero ospedaliero, nonché invalidità e abbassamento della qualità della vita. Cancro ai polmoni, broncopneumopatia cronica ostruttiva, infezioni delle vie aeree inferiori, tubercolosi. Questi i 4 killer al centro del congresso europeo di Barcellona.

11 SET - Un decesso ogni 10 in Europa è causato da patologie respiratorie, e il numero di morti causate da tumore ai polmoni e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è destinato a crescere nei prossimi decenni. A dirlo è l'ultima pubblicazione della European Respiratory Society (ERS) presentata proprio negli scorsi giorni nel Congresso in corso a Barcellona, lo European Lung White Book. Il libro bianco comprende l'analisi dei costi sociali e dei rischi legati alle malattie dell'apparato respiratorio, nonché fa il punto della situazione sulle ultime ricerche e statistiche in questo campo.
In particolare, secondo la pubblicazione, in Europa si spendono 390 miliardi di euro l'anno per coprire i costi di queste patologie, anche se – specificano gli esperti – questo valore potrebbe essere sottostimato, visto che per numerose malattie respiratorie non esistono ancora informazioni e non sono disponibili dati.
 
La distribuzione dei decessi
Secondo l'ERS in proporzione i 28 paesi membri dell'Unione europea muoiono di più per le patologie respiratorie che non il resto delle nazioni del continente: 1 decesso ogni 8 (12,5%) è dovuto a queste malattie, che in numeri assoluti si traduce in 661 mila morti l'anno. Senza contare i ricoveri ospedaleri, che si contano in 6 milioni l'anno, per un totale di 43 milioni di giorni di degenza in ospedale.
Sono quattro in particolare le malattie dell'apparato respiratorio che figurano nella top 10 globale delle cause di morte (una morte ogni 6 nel mondo, un decimo del numero di anni persi a causa della malattia, per disabilità o per morte prematura – DELY, disability-adjusted life-years): cancro ai polmoni, BPCO, infezioni delle vie aeree inferiori (compresa la polmonite) e tubercolosi. Tra i paesi ricchi dell'Europa occidentale, del Nord e del Sud, il Belgio e la Danimarca sono quelle che presentano la maggiore mortalità per malattie respiratorie, con 117 decessi ogni 100 mila dovuti proprio a queste patologie, seguite da Irlanda (114) e Gran Bretagna.
In particolare, spiegano gli esperti che hanno scritto il Libro bianco, il fumo e le infezioni respiratorie sono tra le principali cause delle malattie ai polmoni in Europa, e sono entrambe potenzialmente prevenibili. La pubblicazione rivela anche che sebbene in alcune nazioni ad alta mortalità per malattie respiratorie, come la Danimarca e la Gran Bretagna, i tassi di fumo siano crollati in maniera importante dagli anni Settanta ad oggi, le conseguenze del grande numero di fumatori nel passato ha ancora effetti sulla salute pubblica, e in particolare proprio rispetto all'alta percentuale di tumori ai polmoni e casi di broncopneumopatia cronica ostruttiva. Al contrario, una nazione come la Finlandia, che ha un programma molto specifico di prevenzione delle patologie respiratorie, ha oggi la più bassa mortalità per queste malattie (54 decessi ogni 100 mila).
 
I costi delle malattie respiratorie
Un intero capitolo del Libro bianco riguarda poi il peso economico delle patologie che riguardano polmoni e vie aeree: i sistemi sanitari europei spendono in media circa 364 mila euro per ogni caso di tumore ai polmoni e circa 86 mila per ogni paziente con tubercolosi; ma sono forse l'asma e la BPCO a preoccupare di più dal punto di vista economico, visto che la spesa media annua (rispettivamente circa 7 mila e 6 mila euro per caso per anno) aumenta nel tempo e i pazienti affetti sono molti di più.
Di nuovo il principale responsabile è il fumo. Almeno la metà dei costi socioeconomici delle malattie respiratorie sono infatti causati da questa cattiva abitudine.
In Europa queste spese, spiegano gli esperti che hanno redatto il documento, sono tuttavia destinate a rimanere pressoché simili a oggi (e a dieci anni fa) anche nei prossimi venti anni, così come il numero di decessi. “All'interno della regione europea, i decessi per malattie respiratorie rimarranno da qui al 2030 probabilmente invariate, visto che l'aumento di morti per BPCO e tumore ai polmoni sarà bilanciato dalla diminuzione di quelle per infezioni delle vie aeree inferiori e tubercolosi”, ha commentato Francesco Blasi, presidente dell'ERS. Tutto ciò, chiaramente, se non si fa qualcosa per prevenirle.
 
La prevenzione in Europa
Piani di prevenzione e misure per ridurre le morti e la spesa per le patologie respiratorie sono in realtà già state individuate. Basta solo applicarle in maniera più omogenea ed efficace. Basti pensare ad esempio alle campagne contro il fumo pensate in molte nazioni: già nel 2005 l'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva lanciato un programma di lavoro su questo argomento, con la Framework Convention for Tobacco Control (FCTC), ma sebbene la maggior parte dei paesi europei avesse ratificato la convenzione, in realtà sono poche le nazioni che la hanno veramente implementata.
Allo stesso modo, in molti paesi è ancora inadeguata l'azione sulla cattiva qualità dell'aria e troppo basso il controllo e la prevenzione delle infezioni delle vie aeree. Le possibilità, in particolare in questo ultimo ambito, sono molte: mettere in atto programmi che prevedano immunizzazione quando è presente un vaccino efficace, prescrivere gli antibiotici solo quando sono necessari e monitorare i ceppi di tubercolosi, polmonite o altre infezioni ad essi resistenti. E queste sono solo alcune delle più semplici precauzioni che tutte le nazioni europee dovrebbero avere.
E poi, soprattutto, verificare continuamente i risultati dei programmi intrapresi dai singoli Stati. In questo senso, spiegano gli esperti dell'ERS, servono migliori strumenti per raccogliere, interpretare e confrontare i dati. “La formulazione di politiche efficaci contro le patologie respiratorie necessita di informazioni chiare e affidabili su quali siano i problemi di ogni singola regione”, ha spiegato Blasi. “È per questo che è fondamentale che tutti i governi europei si impegnino, da oggi stesso, per migliorare e standardizzare la sorveglianza epidemiologica e la raccolta di dati sensibili rispetto a queste patologie, e che si rendano conto che questa è una delle priorità e delle urgenze del nostro sistema sanitario”.
 
Laura Berardi

11 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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