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Hpv. Il pap test non basta. Meglio esame specifico. E la Roche lo offre a tutte le sue dipendenti


L’iniziativa presentata ieri a Milano fa parte di un progetto pilota che, dopo le dipendenti della multinazionale farmaceutica, coinvolgerà anche quelle di altre aziende e si inserisce in un ampi programma di formazione e informazione agli specialisti svolto in collaborazione con lo Ieo.

11 SET - Il pap test da solo non basta. L'hpv test è lo strumento che può offrire una maggiore e più completa prevenzione alle donne per il tumore della cervice uterina causato da papilloma virus. E' questa la 'filosofia' alla base della campagna gratuita di screening lanciata da Roche Italia per le proprie dipendenti, presentata ieri a Monza nella sede dell'azienda, in occasione dell'HPV Prevention day @Roche. Una campagna per identificare le donne a maggior rischio di sviluppare una lesione precancerosa, prevenendo i tumori invasivi. Se la diagnosi è precoce, il tasso di sopravvivenza  aumenta infatti del 90%. Il tumore della cervice uterina è la seconda neoplasia per incidenza e mortalità nella popolazione femminile tra i 15 e i 44 anni, e ogni anno nel mondo colpisce mezzo milione di donne, facendo registrare in Italia 3.500 nuovi casi e oltre 1.000 decessi l'anno.
 
Screening per le dipendenti. “Questa campagna di screening nasce per le nostre dipendenti, ma si tratta della prima fase di un progetto pilota che vogliamo estendere sul territorio – spiega Roberto Silvi, Business and Market Development Director di Roche Diagnostics - coinvolgendo altre aziende. Il test hpv ha un ruolo centrale per la prevenzione del carcinoma alla cervice uterina ed è fondamentale sensibilizzare le donne su questo tema. Con una diagnosi tempestiva si possono salvare delle vite”. Per quanto riguarda le lavoratrici dell'azienda, continua Silvi, “saranno 700 le dipendenti coinvolte. A quelle sotto i 35 anni verrà offerto il pap test, mentre a quelle con un'età superiore (circa l'80% delle nostre lavoratrici) il test hpv, come indicato anche dalle linee guida delle società scientifiche”. Nel caso il test hpv dia esito negativo, significa che non c'è rischio di sviluppare il cancro e l'esame non va ripetuto prima di 5 anni. In caso contrario la donna dovrà rivolgersi al proprio ginecologo per avviare un percorso di screening più approfondito. Alle lavoratrici esterne dell'azienda, come le informatrici scientifiche, sarà dato un kit per il prelievo che verrà eseguito dal ginecologo di fiducia, e i campioni analizzati dallo stesso laboratorio di Milano usato per le dipendenti interne. I risultati arriveranno a tutte le lavoratrici entro 20 giorni.
 
Progetto pilota. “L’iniziativa - aggiunte Silvi - si inserisce in un più ampio programma di formazione e informazione sul papilloma virus destinato agli specialisti, che abbiamo intrapreso in collaborazione con lo Ieo (Istituto europeo di oncologia). Sono stati coinvolti 2.500 ginecologi in 6 regioni pilota (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche e Toscana) e sono già programmate 4 web conference e 2 master class. Abbiamo anche attivato una linea verde a disposizione dei ginecologi per avere la consulenza degli esperti dello Ieo. Inoltre il nostro sito www.hpv16and18.com fornisce tutte le informazioni necessarie in materia. E' importante lavorare sulla classe medica e in particolare sui ginecologi, ancora poco formati sull'hpv test, e che tendono a rimanere ancorati al pap test”.
 
Resistenze dai medici.Uno dei punti di partenza del progetto Roche è proprio la 'resistenza' della classe medica a usare l'hpv test. “Una ritrosia che – prevede Mario Preti, ginecologo dell'ospedale Sant’Anna di Torino – è destinata a venire meno prima o poi sulla base dei dati della letteratura scientifica. L'hpv test è superiore infatti al pap test perché rileva più lesioni rispetto al pap test, che rimane comunque un esame fondamentale, perché ha consentito di portare molte donne a conoscenza della prevenzione, ma che da solo non basta. Va unito all'hpv test che è un esame più giovane ed efficace”. Oltre ai medici anche le regioni italiane sono ancora, nella maggior parte dei casi, restie ad impiegare questo test per lo screening. “Attualmente sul territorio nazionale – dichiara Mario Sideri, direttore dell'unità di Ginecologia Preventiva dello Ieo - solo alcune regioni hanno adottato programmi di screening organizzato basati anche sul test hpv, come Abruzzo, Umbria e Piemonte, ma, in generale, si riscontra una resistenza sia da parte dei medici che delle istituzioni”. Una resistenza che ha delle ragioni solo apparentemente economiche secondo i medici. L'hpv test costa infatti tra i 50-70 euro, mentre il pap test 20-25. “Ma se l'hpv test è negativo – sottolinea Preti - la donna può ripeterlo dopo 5 anni, e quindi la spesa si ammortizza, mentre il pap test va fatto ogni 3 anni. Ciò significa un risparmio economico del 20% per il sistema sanitario. Inoltre l'hpv test costerà sempre meno, man mano che se ne faranno di più”. Allo Ieo “dove lo usiamo da 10 anni – conclude Sideri – sia per i controlli periodici che per le donne che hanno subito un intervento, siamo riusciti a ridurre del 70% il carico delle colposcopie, cioè l'esame di approfondimento che si fa in caso il pap test rilevi qualche anomalia. Un cambiamento radicale insomma”.

11 settembre 2013
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