Dalla Sicilia un nuovo enzima che potrebbe aiutare a far penetrare i farmaci più a fondo
Si potrà usare in oncologia, oftalmologia, per il trattamento di malattie vascolari o che necessitano di cure sottocutanee, ma anche in veterinaria: la ialuronidasi ricombinante, è stata sviluppata a Noto (SR) a partire da microrganismi non patogeni con un livello di sicurezza mai raggiunto prima.
16 OTT - Può essere usata per veicolare nei tessuti farmaci transdermici, anestetici iniettati localmente, o preparazioni farmaceutiche per la cura di edemi o infiammazioni: viene dall'Italia, e più nello specifico da Noto in provincia di Siracusa, e si chiama ialuronidasi ricombinante. Questo nuovo enzima, frutto della ricerca di Fidia Farmaceutici sarà “in mostra” dal 22 al 24 ottobre prossimi a Francoforte, in occasione del CPhI 2013, il più importante appuntamento internazionale dedicato a tutti i segmenti del comparto farmaceutico, dalla produzione di principi attivi e chimica fine alla fornitura di eccipienti e formulazioni. Si tratta di un enzima che è stato studiato, identificato e isolato da un ceppo microbico ed ha una elevata attività enzimatica, e gli scienziati siciliani sono riusciti a produrla nella sua forma ricombinante utilizzando microrganismi non patogeni (safe), con un livello di sicurezza inedito.
La ialuronidasi è un enzima idrolitico che scinde l'acido ialuronico nei suoi costituenti fondamentali (acido D-glucuronico e N-acetil-D-glucosamina) e conferisce ai microrganismi notevole capacità di penetrazione nei tessuti. Per questo la ialuronidasi si trova in forte concentrazione, ad esempio, nell'apparato boccale delle sanguisughe, nei veleni dei serpenti, delle api e degli scorpioni e in diversi microrganismi patogeni, come pneumococchi e streptococchi: si può dire, semplificando, che la sua funzione è quella di non rendere riconoscibili, ai meccanismi di difesa degli organismi, le sostanze che veicola. Di qui le sue numerose e importanti applicazioni in campo farmaceutico, ma di qui anche i suoi limiti storici, dovuti alla tradizionale estrazione da agenti potenzialmente pericolosi per l’organismo umano (col conseguente rischio, ad esempio, di trasmissione dell’encefalopatia spongiforme, la cosiddetta “mucca pazza). Il salto in avanti della ricerca Fidia consiste proprio nella capacità di offrire una ialuronidasi ricombinante, ad elevato profilo di sicurezza, da microrganismi non patogeni. La ialuronidasi di Fidia, pertanto, a parità di efficacia rispetto alla ialuronidasi nativa di origine estrattiva, garantisce superiori livelli di purezza e assenza di rischi legati alla trasmissione di materiale virale.
La ialuronidasi promette inoltre – in funzione di carrier capace di favorire la dispersione e l’assorbimento di principi attivi ad essa associati – di consentire applicazioni d’avanguardia in aree terapeutiche a elevato impatto socio-economico (come l’oncologia, il diabete, le immunodeficienze) e di ottimizzare l’efficacia delle terapie geniche, nonché la biodisponibilità dei farmaci biologici iniettati per via sottocutanea, così da ridurre il ricorso alla via endovenosa. Infatti, questo enzima può essere efficacemente impiegato in diversi campi: nelle preparazioni farmaceutiche per la cura di edemi, infiammazioni localizzate, geloni, emorroidi e infarti del miocardio; in chirurgia oftalmica, come additivo dell’anestetico iniettato localmente; come componente del sistema di rilascio di farmaci transdermici, per favorirne l’assorbimento da parte dell’organismo; in cosmetica, per limitare le reazioni avverse nei trattamenti di filling, anche con acido ialuronico; in oncologia, come soppressore di cellule cancerogene; in veterinaria, all’interno di soluzioni antibiotiche, ad esempio per il trattamento delle mastiti bovine.
16 ottobre 2013
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