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Contraccettivi ormonali. Ema: “La pillola non fa male”. Rischio tromboembolia venosa è basso


I rischi associati all'uso di contraccettivi ormonali sono molto minori dei benefici che questi apportano nella prevenzione di gravidanze indesiderate. A dirlo il PRAC dell'Ema, che ha valutato che i casi di tromboembolia venosa nelle donne che fanno uso della pillola sono appena 5-12 ogni anno ogni 10 mila donne che fanno uso del farmaco.

19 OTT - La pillola è scagionata, di nuovo: i benefici che apporta sono molti più dei rischi. Il Comitato di valutazione dei rischi per la Farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee, PRAC) dell'Ema ha infatti in questi giorni di nuovo valutato tutti i rischi di tromboembolia venosa (TEV) associati all'uso di contraccettivi ormonali, giungendo alla conclusione che i benefici di questi ultimi nel prevenire le gravidanze indesiderate continuano a superare di molto i pericoli nell'assumerli. E per questo, non c'è ragione che le donne che hanno assunto la pillola senza mai avere problemi debbano smettere di prenderla, sulla base dei dati scientifici. Tuttavia, è importante informare le donne che fanno uso della pillola che l'aumento del rischio per le TEV è reale, e che ciò è da tenere in considerazione soprattutto in caso di familiarità o altri fattori, in caso di prescrizione. Le raccomandazioni del PRAC saranno ora inviate al CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use), e ci si aspetta che l'Ema le assuma come posizioni ufficiali al suo meeting che si terrà a Novembre.
 

In altre parole, la review della letteratura scientifica sull'argomento ha confermato che c'è un pericolo, seppur piccolo, che l'uso di contraccettivi orali possa portare a sviluppare tromboembolia venosa, ma questo rischio dipende sia dal tipo di molecola che la pillola contiene, che da altri fattori, come l'abitudine al fumo, il sovrappeso, l'età, la presenza di episodi di emicrania, la familiarità o anche il parto.
Per questo, fa sapere l'Ema, bisogna stare attente ai principali sintomi delle TEV, che possono includere forti dolori e gonfiore alle gambe, improvviso e inspiegabile affanno, respirazione accelerata o tosse, dolori al petto, debolezza o torpore di gambe, braccia o volto.
La revisione della letteratura scientifica sull'argomento si è anche focalizzata sulla ricerca di eventuali effetti della contraccezione ormonale sul rischio di tromboembolia arteriosa, senza però trovare alcuna evidenza rispetto ad un aumento del pericolo che si verifichino episodi di questo tipo.
 
 
Ma come varia il rischio in base ai diversi fattori?
Spiegano gli esperti del PRAC, a contraccettivi che contengono levonorgestrel, norgestimate e noretisterone sono associati i pericoli più bassi, visto che ogni anno si verificano solo tra 5 e 7 episodi di TEV ogni 10 mila donne che usano pillole con questi principi attivi. Invece, risulta più alto per progestinici come etonogestrel e norelgestromin (dai 6 ai 12 casi ogni 10 mila donne), e ancor di più per progestinici come gestodene, desogestrel e drospirenone (dai 9 ai 12 casi ogni 10 mila donne). Invece, ammettono gli esperti, per farmaci contenenti clormadinone, dienogest e nomegestrol i dati disponibili sono insufficieti per comprendere quale sia il rischio effettivo. Per le donne che non fanno uso di pillola, i numeri sono più bassi, e i casi ogni anno sono circa 2 ogni 10 mila donne.

19 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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