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Statine. Riducono infarti e ictus negli over 65. E fanno risparmiare 


Sul lungo termine, se usate correttamente nei pazienti con ultrasessantacinquenni, le statine potranno avere significative ricadute sulla riduzione della spesa sanitaria tagliando i costi relativi alle malattie cardiovascolari: secondo uno studio italiano della Federico II di Napoli ridurre il “colesterolo cattivo” negli over 65 riduce del 39% gli infarti e del 24% gli ictus.

15 NOV - Se mediante l'utilizzo di statine si riduce il livello di colesterolo cattivo (LDL), ovvero quello che ostruisce le arterie, nelle persone con più di 65 anni, che non hanno mai avuto malattie cardiovascolari e sono portatori di almeno un altro fattore di rischio (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, fumo), vi è una riduzione del 39% degli infarti cardiaci e del 24% circa di ictus cerebrale. Questo quanto emerge dallo studio realizzato presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, pubblicato sulla rivista internazionale Journal of American College of Cardiology: i risultati sono stati ottenuti da un team coordinato da Pasquale Perrone Filardi, afferente al DAI di Cardiologia, Cardiochirurgia ed Emergenze Cardiovascolari dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II. La ricerca realizzata presso l’AOU Federico II è il primo studio di meta- analisi che ha valutato, su un numero sufficientemente ampio di pazienti, l’efficacia e la sicurezza delle statine, i farmaci che riducono il colesterolo, in particolare quello cattivo, nei pazienti anziani senza pregressi eventi cardiovascolari.

Il gruppo di ricerca ha raccolto i dati disponibili di 25000 pazienti over 65 che non hanno mai avuto malattie cardiovascolari, ictus o infarto o angina, e che sono stati inclusi in tutti i grandi studi clinici sulle statine. I dati sono stati successivamente analizzati con un sofisticato metodo statistico come se fossero risultati da un unico grande studio. “Il gruppo di ricerca ha dimostrato che è possibile ridurre drasticamente il rischio di subire un infarto o un ictus, prevenendo i rischi della disabilità e della non autosufficienza croniche legate alle conseguenze dei danni che l’infarto cardiaco e l’ictus procurano al cuore ed al cervello. Non si sono, inoltre, registrati effetti collaterali significativi in relazione al trattamento con le statine”, sottolinea Perrone Filardi.
 
Molteplici le implicazioni per la comunità scientifica e per i soggetti anziani a rischio. Sulla scorta di questi dati le future Linee Guida internazionali raccomanderanno il trattamento del colesterolo cattivo con le statine negli anziani in prevenzione primaria e con fattori di rischio cardiovascolari con l’obiettivo di ridurre il rischio di infarto e ictus. Nei paesi economicamente più sviluppati, in cui la vita media della popolazione è più lunga, i fattori di rischio cardiovascolari legati al benessere- fumo, obesità, diabete, ipercolesterolemia- sono maggiormente diffusi. Invecchiando il colesterolo cattivo presente nel sangue si accumula nei vasi sanguigni ed in alcuni individui, predisposti dal proprio DNA, determina un’ostruzione delle arterie che irrorano il cervello o il cuore provocando l’infarto o l’ictus cerebrale. Le malattie cardiovascolari rappresentano, infatti, la prima causa di morte e di disabilità nel mondo. Da qui l’importanza della ricerca realizzata e dell’impatto che un’appropriata prevenzione può avere sui sistemi sanitari pubblici. “I risultati dello studio dei professionisti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II potranno avere significative ricadute sulla riduzione della spesa sanitaria. Favorire un invecchiamento attivo ed in buona salute della popolazione, attraverso l’integrazione tra ricerca scientifica e scelte organizzative, consente di ridurre il ricorso all’ospedalizzazione e alla riabilitazione, garantendo una migliore qualità della vita per la popolazione”, sottolinea Giovanni Persico, direttore generale dell’AOU Federico II.

15 novembre 2013
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