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Speciale ESMO. Arriva il primo farmaco anti-cachessia neoplastica

di Maria Rita Montebelli

Si chiama anamorelina ed è un prodotto studiato per trattare l’anoressia e la cachessia neoplastica. Sperimentata in due trial di fase III, su pazienti con carcinoma del polmone in fase avanzata, ha dato risultati soddisfacenti e potrebbe aprire una nuova era nelle cure palliative

29 SET - L’anoressia e la cachessia neoplastica sono tra i sintomi più debilitanti delle patologie oncologiche in fase avanzata e al momento non possono avvalersi di terapie specifiche. Ma i risultati di due studi appena presentati all’ESMO suggeriscono che in futuro le cose potrebbero cambiare.
Gli studi di fase III ROMANA 1 e 2 hanno valutato l’effetto dell’anamorelina su pazienti con anoressia e cachessia, correlate a tumore polmonare in fase avanzata. I pazienti presentavano tutti un tumore di stadio III o IV non aggredibile chirurgicamente e sono stati randomizzati al trattamento con anamorelina 100 mg per os al giorno o placebo, assunti tutti i giorni per 12 settimane consecutive.

Tra i 484 partecipanti del ROMANA 1, quelli in trattamento con anamorelina al termine dello studio hanno presentato un aumento di peso medio di 1,1 Kg, in contrasto con un calo ponderale medio di 0,44 Kg di quelli randomizzati al gruppo placebo. Nettamente migliorato è risultato l’appetito nei soggetti in trattamento attivo; tra gli effetti indesiderati più comuni, sono stati segnalati iperglicemia e nausea.
Nel ROMANA 2, i 495 partecipanti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in fase avanzata hanno presentato analoghi benefici. L’aumento medio di peso è stato di circa un chilo, mentre nello stesso intervallo di tempo il gruppo di controllo perdeva in media 0,57 Kg; i sintomi relativi ad anoressia-cachessia risultavano nettamente migliorati nel primo gruppo.
“I pazienti oncologici con neoplasie in fase avanzata– afferma Jennifer Temel, Dipartimento di Medicina, Massachusetts General Hospital, Boston, USA e primo autore dello studio – possono presentare calo ponderale, perdita di massa muscolare, fatigue, debolezza, perdita dell’appetito. L’anamorelina migliora questi sintomi, mimando l’azione dell’ormone della fame secreto dallo stomaco, la ghrelina”.

“Questo tipo di studi – commenta il professor Florian Strasser dell’Ospedale Cantonale St.Gallen, Svizzera, presidente del Gruppo di Lavoro Cure Palliative dell’ESMO – sono molto importanti perché fanno da apripista ad un approccio multi-componente e multi-modale nei pazienti affetti dalla sindrome cachessia-anoressia da cancro. Una sindrome caratterizzata da quattro componenti principali: la perdita di massa muscolare, un ridotto apporto nutritivo, alterazioni metaboliche e infiammatorie causate dall’attività del tumore, ridotte funzioni fisiche e psico-sociali. I pazienti presentano grave astenia, perdita di appetito, sazietà precoce, alterazioni del gusto,fatigue e distress correlato all’alimentazione. Trattare questa sindrome – aggiunge Strasser – porta vantaggi non solo al paziente ma anche alla famiglia ed ha delle ricadute sull’efficacia del trattamento antitumorale, sulla sua tossicità e sulla sopravvivenza.”

Gli strumenti attualmente a disposizione per affrontare queste problematiche vanno dal counselling nutritivo, all’aumento di attività fisica e l’allenamento di resistenza, dal supporto psico-sociale al controllo dei sintomi multimodale. Ma tutti questi interventi hanno scarso beneficio. Per questo, i risultati degli studi ROMANA sono stati accolti con grande interesse; l’anamorelina si candida dunque ad essere la prima terapia mirata anti-cachessia neoplastica.

Maria Rita Montebelli

29 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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