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Ebola. Pronto prototipo test portatile. Frutto collaborazione tra Spallanzani e due aziende italiane

di Edoardo Stucchi

Se ne era parlato già a ottobre, ma in quell’occasione la nostra notizia fu parzialmente smentita dallo Spallanzani. Oggi il prototipo è pronto con l’obiettivo di individuare il virus dell’Ebola nel sangue di un potenziale paziente in modo rapido e in una fase molto precoce dell'infezione per minimizzare i rischi di contagio

23 DIC - Ne avevamo parlato per primi a ottobre, quando la notizia era trapelata negli ambienti sanitari di ricerca, e in quell’occasione lo Spallanzani smentì di fatto la notizia.  Ma oggi la messa a punto di un prototipo di kit portatile per il test dell’Ebola è ufficiale. E lo conferma lo stesso Spallanzani. Rispetto a quanto da noi anticipato risulta una diversa messa a punto del kit e viene ribadito che l’Oms non c’entra nulla. Ma in ogni caso, e questo ci sembra più importante della “querelle” di conferme e smentite, l’obiettivo ambizioso di individuare il virus dell’Ebola nel sangue di un potenziale paziente in modo rapido e in una fase molto precoce dell'infezione per minimizzare i rischi di contagio, è avviato e sta per diventare al più presto realtà.
 
E tutto ciò grazie alla ricerca italiana. Il risultato è che in poche settimane le aziende STMicroelectronics (Catania e Agrate Brianza) e Clonit (Milano) in collaborazione con l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “L. Spallanzani” di Roma, hanno realizzato un dispositivo portatile di analisi genetica che in meno di 75 minuti consente di identificare la presenza del virus ebola.              
 
Il dispositivo portatile si basa su una tecnica di biologia molecolare, il Real Time PCR. Il prossimo obiettivo è ottimizzare il test per impiegarlo con i soggetti a rischio, minimizzando i rischi di contagio durante la manipolazione del campione biologico e abbattere i costi. Si apre così la strada a test diagnostici rapidi per ebola in primis ma anche per una molteplicità di virus, molto più diffusi di ebola e dei quali si parlerà in altra parte dell’articolo.
 
Il Kit portatile- La soluzione messa a punto dalle aziende italiane, un prototipo di kit, è stata verificata con successo dall’Istituto Nazionale per le malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, secondo standard internazionali di comparazione. Il test consente di individuare la presenza del virus con  estrema sensibilità anche in campioni di sangue umano di pochi microlitri, diluito fino ad un milione di volte. L’elevata sensibilità consente quindi la rilevazione della presenza del virus già in una fase estremamente precoce della malattia, riducendo notevolmente i rischi di contagio .
Il metodo è basato sulla Real Time PCR (Polymerase Chain Reaction) ed è composto da quattro componenti fondamentali: un estrattore, sul quale viene caricato il sangue da cui viene estratto l’RNA del virus; un microchip in silicio delle dimensioni di un piccolo francobollo, sviluppato nei laboratori di Agrate Brianza e di Catania di STMicroelectronics, che funge da reattore in miniatura riproducendo, su scala micrometrica, l’intero processo di amplificazione e rivelazione genetica sul quale viene caricato l'RNA estratto, per essere poi retro-trascritto in DNA e amplificato secondo la metodologia della RT PCR; i reagenti specifici messi a punto da CLONIT, che precaricati sul chip, permettono di eseguire una real time PCR Quantitativa (viral load) avendo a bordo tutti gli standard e i controlli richiesti dalle normative di controllo di qualità internazionali; Un lettore ottico portatile, sviluppato sempre nei laboratori di STMicroelectronics, che rileva la presenza del DNA del virus nel campione analizzato e invia i dati al PC che li elabora in forma grafica.
 
L’utilità- Come si evince, la rapidità e le dimensioni ridotte dello strumento possono risultare molto utili in situazioni di urgenza e per la diagnostica “sul campo”, in particolare riguardo ai Paesi africani in cui si è sviluppato Ebola. “Questo test - sottolinea il direttore scientifico Giuseppe Ippolito – potrà avere importanti ricadute sia cliniche sia di Sanità Pubblica. Infatti una diagnosi rapida porterebbe all’identificazione dei pazienti con Ebola con conseguente possibilità di attuazione immediata di misure di isolamento, quindi riduzione del rischio di  diffusione dell’infezione in comunità e inizio di un idoneo trattamento per il paziente”. La validità dello strumento è confermata anche dalle ricadute sulla stampa internazionale, soprattutto per il fatto che le malattie infettive sono un problema di Sanità pubblica, legale anche alla facilità di movimentazione della popolazione da un Paese all’altro del mondo, con diversi sistemi di controllo della salute della popolazione.  
“Con la messa a punto di questa tecnica – afferma Valerio Fabio Alberti,  Commissario Straordinario dell’INMI- l’Istituto risponde ancora una volta alla necessità della comunità scientifica e del Paese di sviluppare tecnologie essenziali a fronteggiare le malattie infettive”.
 
La collaborazione- Il risultato è anche la conferma che la collaborazione fra pubblico e privato, avanzata da molti settori specifici anche pubblici, comincia a dare i suoi frutti. “Siamo fieri di mettere le nostre capacità innovative al servizio dell’umanità – dichiara Andrea Cuomo, Corporate vice president, Advanced projects di STMicroelectronics – e di portare il nostro contributo alla lotta contro questa gravissima epidemia che sta affliggendo intere nazioni. Ancora una volta la Ricerca di STMicroelectronics dimostra la propria vocazione ad aprire nuove prospettive al mondo della microelettronica”. Gli fa eco Carlo Roccio, A.D. di Clonit e di Fleming research, il quale ha aggiunto:  "Considero questa realizzazione della ricerca biomedica italiana un esempio virtuoso di collaborazione tra soggetti pubblici e privati, che è stata da sempre la nostra mission".
 
Il futuro- Ma nel cassetto ci sono già altri progetti. I partner, in collaborazione con altri leader industriali del settore, hanno allo studio un sistema integrato capace da un lato di operare in un ambiente totalmente isolato dal personale che esegue l’analisi e dall'altro di portare a termine più analisi in parallelo e su un numero cospicuo di campioni, come ad esempio anche l’identificazione contemporanea di HIV per l’Aids, di malaria e Tbc . L’ottimizzazione dei tempi, unita alla portabilità, all’automazione e all’integrazione, consentirà di ridurre ulteriormente i costi e di avere un processo più efficiente con un intervento umano limitato al prelievo del campione, aprendo la strada a uno screening a costi contenuti e non soltanto, appunto, per ebola. “I brillanti risultati ottenuti – conclude Valerio Fabio Alberti - stimolano l’Istituto a perseguire con maggiore impegno i propri compiti istituzionali di promuovere lo sviluppo e la validazione di nuove tecnologie, oltre alla sperimentazione del  trasferimento di esse alle strutture del Sistema Sanitario Nazionale”.
 
Edoardo Stucchi

23 dicembre 2014
© Riproduzione riservata

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