Antidolorifici in gravidanza. Aifa: "Serve cautela, soprattutto con gli oppioidi"
Dello stesso avviso il CDC americano che segnala troppe prescrizioni inapporiate di antidolorifici oppiacei in gravidanza. Aifa ricorda che in gravidanza l'antidolorifico di prima scelta è il paracetamolo. In caso di resistenza, si può ricorrere all'acido acetilsalicilico, all'ibuprofene e all'indometacina per brevi periodi, al dosaggio minimo efficace e non oltre il secondo trimestre.
02 FEB - I dati più recenti sull’uso dei farmaci in Italia (Rapporto OsMed gennaio-settembre 2014) confermano l’incremento nell’uso dei farmaci per il dolore, in particolare, tra gli antidolorifici ad azione centrale, si registrano rilevanti aumenti del consumo degli alcaloidi naturali dell’oppio (morfina, idromorfone, oxicodone e codeina in associazione) e degli altri oppiacei (tramadolo e tapentadolo). Il tapentadolo è il terzo principio attivo a maggior variazione di spesa convenzionata rispetto al 2013 con un incremento del +38,5%.
Osservando il trend degli ultimi anni, il consumo di farmaci per il dolore è passato da 2,1 dosi giornaliere per mille abitanti (DDD/1000 ab die) nel 2005 a 7,3 DDD/1000 nel 2013 e all’interno della categoria il consumo di oppiodi (maggiori, minori e in associazione) è passato da 1,1 DDD/1000 (2005) a 5,2 DDD/1000 (2013).
Se l’incremento nella prescrizione di farmaci per la terapia del dolore rientra nell’ambito del percorso intrapreso dall’Italia a tutela del diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore con la legge 38/2010 (“Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”) e le norme per agevolare l’impiego dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia del dolore (allegato III bis del Testo Unico sugli Stupefacenti), si registra anche un ricorso non sempre appropriato a questa tipologia di medicinali per il trattamento di forme non severe di dolore.
Un invito alla prescrizione e all’uso responsabile di antidolorifici oppiacei, specie per le donne in età fertile, giunge in questi giorni dai Center for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti. In un rapporto (Morbidity and Mortality Weekly Report, MMWR) del Centro Nazionale CDC sui difetti alla nascita e sulle disabilità dello sviluppo è emerso che più di 1/3 delle donne in età riproduttiva seguite dalla sanità pubblica e più di 1/4 di quelle con assicurazione privata hanno ricevuto prescrizioni di un antidolorifico a base di oppio almeno una volta all'anno nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2012. Gli oppioidi sono normalmente prescritti per contrastare il dolore medio o forte e sono presenti anche in alcuni farmaci per lenire la tosse: i più comuni sono l'idrocodone, la codeina e l'ossicodone.
I CDC hanno analizzato i dati 2008-2012 di due ampi database di assicurazioni sanitarie: uno riguardava le donne di età compresa tra 15-44 anni con assicurazione privata; l’altro, donne della stessa fascia d’età iscritte a Medicaid. I dati hanno evidenziato che, in media, il 39% delle donne iscritte a Medicaid ha ricevuto una prescrizione di oppioidi da una farmacia ambulatoriale ogni anno rispetto al 28% delle donne con assicurazione sanitaria privata. Lo studio è stato il primo condotto dai CDC per esaminare specificamente il consumo degli oppiacei da parte delle donne in età riproduttiva.
“Molte donne in età riproduttiva stanno prendendo questi farmaci e magari non sanno ancora di essere in gravidanza e possono inconsapevolmente esporre i loro bambini a grossi rischi” segnala il direttore dei CDC,
Tom Frieden.
Alcuni studi sul consumo di oppiacei in gravidanza – affermano i CDC USA – suggeriscono infatti che questi farmaci potrebbero aumentare il rischio di difetti del tubo neurale (difetti maggiori del cervello e della colonna vertebrale), di difetti cardiaci congeniti e gastroschisi (un difetto della parete addominale del bambino) e di sindrome da astinenza neonatale (NAS).
Coleen Boyle, Ph.D., MS.Hyg., Direttore del Centro, sottolinea che "le donne incinte o che stanno pianificando una gravidanza, dovrebbero discutere con il proprio medico curante del profilo rischio/beneficio di tutti i farmaci che stanno assumendo e prendere in considerazione i possibili rischi di difetti di alla nascita e di sviluppo di disabilità.
Ed è proprio sulla prescrizione responsabile da parte del medico curante e sulla necessita di assicurare corrette e dedicate informazioni per le mamme sui farmaci da prendere durante la gravidanza che sono incentrati i principali messaggi della campagna di comunicazione AIFA “
Farmaci e Gravidanza”.
Durante la gravidanza la mamma e il bambino rappresentano infatti un’unità inseparabile e lo stato di salute della madre costituisce un requisito indispensabile per un regolare sviluppo del feto.
Da ciò la necessità di informare i cittadini e gli stessi operatori sanitari sull’importanza di assumere i farmaci in gravidanza con responsabilità, quando ritenuto necessario per la salute di mamma e bambino.
Sul sito AIFA dedicato ai farmaci in gravidanza (www.farmaciegravidanza.gov.it) è possibile trovare informazioni importanti circa l’uso di analgesici. L’analgesico comunemente impiegato in gravidanza è il paracetamolo, che non va somministrato in associazione con pseudoefedrina, aspirina o altri FANS. Acido acetilsalicilico, Ibuprofene e Indometacina (FANS) sono farmaci di seconda scelta da utilizzare, per brevi periodi e al dosaggio minimo efficace, in caso di resistenza alla terapia con paracetamolo; da evitare nel terzo trimestre di gravidanza per gli effetti sulla circolazione fetale.
Fonte: Aifa
02 febbraio 2015
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