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Neurochirurgia. Appello degli specialisti: “Fondamentale apprendimento su cadavere”


Italia e Grecia sono i fanalini di coda in materia di utilizzo di cadaveri a scopo formativo, denunciano gli esperti dal congresso internazionale di dissezione "hands-on" per specialisti in Neurochirurgia. Tre giorni di lezioni e pratica su preparati anatomici a partire da oggi, ad Arezzo.

15 APR - Apprendere dai corpi senza vita per formare i nuovi specialisti di domani. È questo l’appello che arriva dal Congresso internazionale organizzato dal Gruppo Didattico Friends, aperto oggi ad Arezzo e in programma fino al 17 aprile. La tre giorni, riservata a specialisti e futuri professioni di età tra i 30 e i 40 anni , permetterà di operare su preparati anatomici umane per studiare al meglio l’anatomia e per non commettere errori in un paziente che rischia la vita.  Si tratta, spiega Luciano Mastronardi, Direttore UOC Neurochirurgia dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma, “di un gruppo di istruzione per giovani neurochirurghi per formazione su cadaveri: una equipe di specialisti altamente specializzati provenienti da tutta Europa, di cui io sono l’unico rappresentante italiano”.

A chi si mostra scettico su questo tipo di formazione, l’esperto domanda: “Preferisci essere operato da un chirurgo che è diventato un esperto esercitandosi su preparati anatomici o da un chirurgo che fa la sua esperienza su di te?”. Per Mastronardi è una riflessione che bisogna fare “soprattutto in Italia perché qui questa pratica non è vista ancora di buon occhio e i corpi italiani non possono essere usati per questa fondamentale metodologia di lavoro e studio”.

Ad Arezzo i docenti del gruppo Friends, esperti internazionali in materia, effettueranno lezioni teoriche, dimostrazioni pratiche e tutoraggio dei partecipanti durante la dissezione anatomica. Cinque gli italiani presenti tra i discenti, di cui due donne.

“Arezzo è una delle pochissime realtà in Italia – spiega Mastronardi - con un equipaggiamento tecnico necessario per questo tipo di corsi. In Italia c’è ancora una forte resistenza a causa dei secolari accordi tra Stato e Chiesa, ma non a causa delle due parti, bensì dall’assimilazione di questa concezione nella cultura italiana. Negli altri Paesi del mondo questo metodo formativo viene riconosciuto come indispensabile per la didattica: a causa di questo nostro limite, non si possono usare cadaveri italiani. Un’analogia, la nostra, con lo scenario greco: noi siamo i fanalini di coda della ricerca e della didattica in chirurgia. Eppure l’Italia ha una grande Storia in questo campo: dai tempi di Leonardo Da Vinci siamo noi quelli che abbiamo per primi scoperto la necessità di investire sul corpo come strumento di formazione e di ricerca”.

Il recupero di questa antica tradizione, ha spiegato l’esperto, “comporterebbe un abbattimento di costi di istruzione di circa un quarto di quello che si spende per la formazione nel settore. Tutto ciò deve essere ancora oggi speso appreso all’estero, con conseguenti trasferimenti costosi ed eventuale rischio di un non ritorno del giovane chirurgo una volta entrato in un contesto lavorativo altamente professionale. Non soltanto si spendono quindi soldi, ma si rischia di perdere indispensabili leve per il futuro delle specialità medica e chirurgiche”.

Il corso, della durata di tre giorni, è caratterizzato da lezioni frontali ed esercitazioni pratiche su preparati anatomici. Il numero dei partecipanti è limitato a 14 medici chirurghi specialisti in neurochirurgia provenienti da molte parti del Mondo, che lavoreranno su sette workstation. “Come caratteristica dei nostri corsi, gli approcci microchirurgici verranno eseguiti in ogni stazione sotto la guida di un tutor e con la dimostrazione di un docente al tavolo master”, spiega Mastronardi. La sessione teorica è limitata allo stretto necessario ed ogni giorno alla fine della dissezione verrà riepilogato quanto appreso nella giornata.
 

15 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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