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Rene. Al PTV primo trapianto in live surgery da donatore vivente e con il robot Da Vinci

di Viola Rita

Effettuato, per la prima volta in una live surgery, un prelievo di rene da donatore vivente eseguito per via laparoscopica e un successivo reimpianto tramite l’utilizzo del robot Da Vinci. Ma non solo. Delle nuove frontiere della chirurgia e nel trapianto del rene si è parlato in questi giorni al policlinico romano in un meeting internazionale. Tutti gli items dell'incontro nel colloquio con il suo promotore Pierluigi Bove

02 OTT - Dalle frontiere della chirurgia mini-invasiva per trattare il cancro del rene fino al trapianto dell’organo da donatore vivente con reimpianto mediante tecnica robotica. Sono alcune delle principali tematiche affrontate durante la Seconda edizione dell’ITRUST (International Translational Research in UroScience Team) Meeting, intitolato New Strategies for Kidney Cancer Treatment and Transplant Surgery. Il Meeting, appena concluso, è stato organizzato presso il Policlinico Tor Vergata (PTV) e diretto da Pierluigi Bove, Ricercatore della Cattedra di Urologia presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata, insieme ai seguenti esperti: Giuseppe Iaria e Alessandro Anselmo, della U.O.C. Chirurgia dei Trapianti del PTV; Roberto Miano, Ricercatore della Cattedra di Urologia presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata e Fernando J. Kim, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Mini-Invasiva del Denver Health Hospital - University of Colorado (Denver – USA). I Presidenti Onorari del Meeting sono il Professor Giuseppe Vespasiani, Direttore della UOC di Urologia del PTVe il Professor Giuseppe Tisone, Direttore della UOC Chirurgia dei Trapianti del PTV.
 
Mediante interventi di numerosi esperti del settore, il Convegno ha spaziato su diversi argomenti relativi alla diagnosi e al trattamento del cancro al rene nonché al trapianto dell’organo: dalla chirurgia mini-invasiva alle tecniche ablative per trattare la malattia, dalla laparoscopia per il prelievo del rene da donatore vivente fino all’utilizzo del robot da Vinci per il reimpianto dell’organo.
 
“In particolare, per la prima volta al mondo in una live surgery durante un Congresso è stato effettuato un prelievo di rene da donatore vivente, eseguito per via laparoscopica, con successivo trapianto robot-assistito. L’intervento è stato eseguito sotto la guida del Professor Rajesh Ahlawat (Medanta - India). Il trapianto è avvenuto con successo senza complicanze intra-operatorie. La paziente sta bene e, a distanza di 3 giorni dall’intervento, il rene trapiantato ha ripreso la sua funzione”, ha spiegato al nostro giornale Pierluigi Bove,della UOC di Urologia del PTV. “Questa nuova tecnica di reimpianto potrebbe aprire un nuovo orizzonte nel panorama dei trapianti - usualmente effettuati con chirurgia tradizionale ‘a cielo aperto’ - combinando l’invasività minima con la massima ‘manualità’, che viene consentita dalle peculiari proprietàdello strumento”.
 
Infatti, “oltre alla visione in 3D, la precisione del robot si combina con la capacità di movimento dello strumento all’interno dell’addome, che risulta sovrapponibile con quella di una mano direttamente a contatto con i tessuti da trattare. Così è possibile effettuare in maniera molto accurata tutte le suture”, illustra il Pierluigi Bove. “Le difficoltàattualirelative all’impiego della procedura riguardano la necessità di operatori altamente addestrati e della presenza di centri ad elevato volume di interventi. Inoltre, in Italia la maggior parte dei trapianti di rene vengono effettuati tramite donazione da cadavere, mentre è ancora poco diffusa la cultura della donazione da vivente. Tuttavia, i numeri potrebbero crescere tantissimo, anche considerando che la metodica è mini-invasiva e per l’operatore risulta semplice da apprendere anche rispetto ad altre tecniche”.
 
L’espianto di rene per via laparoscopica e il successivo trapianto per via robotica potrebbero essere indicati per tutti i pazienti che necessitano di un trapianto di rene a causa di patologie quali insufficienza renale cronica a livello terminale o altro, spiega il Dottor Bove.
Sempre durante il Convegno, relativamente al trapianto, gli esperti, inoltre, hanno discusso le alternative possibili nel prelievo del rene da donatore vivente, dalla chirurgia a cielo aperto alla laparoscopia, dalla tecnica hand-assisted (una via di mezzo tra laparoscopia e chirugia tradizionale, in cui si utilizza una mano e uno strumento laparoscopico) fino all’impiego del robot.
 
Le tecniche mini-invasive
Un tema centrale del Convegno ha riguardato il trattamento del cancro del rene, le cosiddette ‘masse renali’. “Anche in questo caso, le opportunità interventistiche sono diverse e tra queste ci sono tecniche mini-invasive, robot e laparoscopia”, prosegue Pierluigi Bove. “Oggi, inoltre, si sta sviluppando la mini-laparoscopia, che consente di miniaturizzare le ‘porte di accesso’ per l’intervento, arrivando fino a tagli di soli 3 millimetri (rispetto ai 5-12 millimetri della metodica laparoscopica tradizionale). Si è discusso anche dell’utilizzo di tecniche ablative, ed in particolare della crioablazione, che si serve di aghi introdotti per via percutanea che distruggono la massa tumorale utilizzando il freddo”.
 
“Riguardo alle masse renali, al di là della scelta della tecnica più adeguata, che dipende anche dalle singole competenze tecniche e dalla accessibilità del singolo ospedale, è importante sottolineare come la chirurgia mini-invasiva si stia diffondendo sempre più, apportando vantaggi sia al paziente che all’operatore”, spiega l’esperto intervistato. “Durante il Convegno, dal confronto delle diverse tecniche sono emerse delle differenze che sottolineano ancora una volta come le procedure mini-invasive, come la laparoscopia o la robotica, comportino un reale vantaggio: una convalescenza più rapida, che fondamentalmente consiste in minori complicanze, meno ‘dolore’ nel postoperatorio ed un più rapido ritorno alle normali attività della vita quotidiana".
 
“A questo prezioso vantaggio”, prosegue Pierluigi Bove, “si aggiungono migliori risultati estetici che, sebbene si tratti di interventi per la cura di tumori, contribuiscono al benessere psico-fisico del paziente. Mi sembra giusto sottolineare, come peraltro emerso nel nostro confronto, che  la migliore terapia per il paziente è una terapia di tipo ‘sartoriale’; per ogni singolo caso, il paziente deve essere messo a conoscenza delle diverse tecniche che possono essere utilizzate, e si sceglie insieme la cosa più corretta per la sua salute”.
 
Infine, un’altra delle tematicheaffrontate durante il Convegno riguarda le ottimali modalità con cui eseguire una nefrectomia parziale. “Si discute l’opportunità di ‘clampare’ (‘chiudere’) o non ‘clampare’ l’arteria renale”, conclude Pierluigi Bove. “Di solito, si preferisce chiudere l’arteria renale per evitare un ampio sanguinamento, ma maggiore è la durata di tempo nel quale l’arteria rimane chiusa e maggiore potrà essere la ‘quota’ di rene che perde la sua funzione. Così, se si riuscisse ad effettuare l’enucleazione della parte di rene da asportare senza chiudere l’arteria renale si potrebbe risparmiare quella regione dell’organo che altrimenti perderebbe il suo ruolo”.
 
Viola Rita


02 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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