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Ricerca. Campanini (Medici internisti): “Sempre più a rischio le sperimentazioni sui farmaci”


A margine della due giorni del 4° Convegno Nazionale sulla Ricerca da Promotori no-profit, il presidente Fadoi denuncia lo stato della ricerca clinica, in particolare di quella indipendente, che dal 2009 al 2014 ha subito la riduzione di circa il 50%. "In Italia altre due zavorre che ostacolano la sperimentazione sono i lunghi iter burocratici e le carenze organizzative del sistema".

09 MAR - "Nonostante i tanti annunci, nei fatti siamo ancora in attesa di interventi del Governo a favore della ricerca”. Così Mauro Campanini, presidente nazionale Fadoi ha aperto ieri a Roma il 4° Convegno Nazionale sulla Ricerca da Promotori no-profit, promosso dalla Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, che si chiude oggi.
 
Una due giorni in cui all’Auditorium del Ministero della Salute si è fatto il punto sullo stato della ricerca clinica, in particolare di quella indipendente, che dal 2009 al 2014 ha subito la riduzione di circa il 50% (fonte AIFA) del numero delle sperimentazioni cliniche sui farmaci.  “Senza investimenti - sottolinea il Presidente Fadoi - è la ricerca sulle moltissime aree grigie che permangono nella diagnosi e nella terapia delle malattie a farne le spese. In Italia altre due zavorre che ostacolano la sperimentazione sono i lunghi iter burocratici e le carenze organizzative del sistema, che rendono il nostro Paese poco competitivo nel panorama della ricerca globalizzata”.

Un indicatore delle difficoltà del sistema è rappresentato dai risultati del VII Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico 2007-2013 dell’Ue. L’Italia ha contribuito a questo programma con un finanziamento di quasi 6 miliardi, e ne sono rientrati meno di 4 a Ricercatori che operano nel nostro Paese. Per la Federazione "le previsioni non lasciano intravedere miglioramenti: l’Italia contribuirà al programma Horizon 2020 con 10 miliardi di euro, e di questo passo ne perderà almeno 3-4".

L’Italia investe in ricerca l’1,26% del Pil contro una media europea dell’1,98% e dell’Ocse del 2,4%. "Come se non bastasse - sottolineano da Fadoi -, se dal 2006 a oggi il taglio dei fondi agli Atenei ha portato a quasi 20mila assunzioni in meno, dal 2010 al 2014 sono stati persi 1700 posti di specializzazione per laureati in Medicina. Non c’è un’organizzazione sanitaria che garantisca agli operatori il tempo necessario per fare ricerca, e questo nonostante le tante eccellenze scientifiche che dovrebbero essere valorizzate".

“La ricerca è una componente essenziale dell’attività ospedaliera - conclude Campanini - ma il personale sanitario si occupa quasi esclusivamente di assistenza, perché la ricerca non è considerata un parametro per misurare la performance degli operatori”.  
 
Lorenzo Proia

09 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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