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Giornata mondiale per il cuore. In Italia i decessi annui aumenteranno da 17 a 23 milioni nel 2030. Il punto degli esperti


Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la prima causa di morte in Italia. Stimati in circa 16 miliardi di euro all’anno i costi sanitari diretti per il nostro Sistema sanitario nazionale. Rimarcata l'importante della prevenzione improntata su stili di vita sani. In questa giornata, esperti a confronto per tracciare una strada condivisa verso un minore impatto socio-economico.

30 SET - L’Italia si attesta al 20esimo posto a livello mondiale per lo stato di salute dei cittadini, secondo lo Studio “Global Burden of Disease” di recente pubblicato su The Lancet : tra le principali problematiche di salute del nostro Paese il sovrappeso, negli adulti ma soprattutto nei bambini, la qualità dell’aria e l’abitudine al fumo di sigaretta.  Tutti aspetti, quelli elencati, che ritroviamo tra i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, patologie responsabili, nella sola Unione Europea, del 49% delle morti sia nell’uomo che nella donna e, secondo le statistiche mondiali, con un’incidenza in costante aumento. 
 
In occasione della Giornata Mondiale per il Cuore, promossa dalla World Heart Federation, che la Fondazione Italiana per il Cuore (FIpC) rappresenta in Italia, Fipc e Conacuore, che rappresenta oltre 130 associazioni di pazienti cardiopatici sul territorio, hanno avviato un percorso di confronto su rischio cardiovascolare e colesterolo. Alla presenza di illustri rappresentanti del mondo politico e istituzionale, della comunità scientifica nonché della previdenza sociale, delle associazioni dei pazienti e di esperti farmaco-economisti, sono state discusse le principali criticità legate alle patologie cardiovascolari con l’intento di delineare un percorso comune verso la riduzione dell’impatto socioeconomico di queste patologie.
 
Il numero di persone che si ammalano ogni anno è in crescita e l’impatto del rischio cardiovascolare e del colesterolo è significativo. Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Europa e in Italia e si prevede che nel 2030 i decessi annui aumenteranno da 17 a 23 milioni.
 
“Le patologie cardiovascolari delineano un quadro complesso, rispetto al quale si rende necessaria un’azione comune basata su un efficace sistema di alleanze e collaborazioni tra Istituzioni e mondo scientifico – afferma Emanuela Folco, Presidente Fondazione Italiana per il Cuore (FIpC) - La promozione di una sempre più forte cultura della prevenzione cardiovascolare è un passo fondamentale verso un approccio congiunto e più efficace a queste patologie in costante aumento. Come FIpC, fin dagli anni ’80 operiamo per facilitare la diffusione di una sana cultura della prevenzione attraverso lo sviluppo di campagne educazionali a tutela della salute dei cittadini italiani, aderendo in pieno al progetto della OMS 25by25”.
 
Tra i presenti all'evento anche il vicepresidente della commissione Bilancio del Senato, Andrea Mandelli (Fi) che ha lanciato una 'provocazione': "Bisogna smettere di parlare di spesa sanitaria, rovesciamo i termini della discussione ed iniziamo piuttosto a parlare di investimenti in prevenzione per ottenere guadagni in termini di salute".
 
"Il punto di forza del nostro Servizio sanitario nazionale è quello di riuscire ad offrire assistenza a tutti i cittadini. Questo nel tempo è stato anche un importante ammortizzatore sociale. Oggi dobbiamo però affrontare il problema della sostenibilità di questo modello universalistico, e trovare soluzioni che ci permettano di garantire tutto questo anche alle future generazioni - ha proseguito Mandelli -. Penso sia dunque arrivato il momento di parlare di investimenti in prevenzione necessari a garantire alle persone una migliore qualità della vita, un invecchiamento in salute, e, per ricaduta, un abbattimento dei costi legati all'assistenza".

Il rischio cardiovascolare aumenta con l'età, importanti stile di vita sano e trattamenti adeguati. Sono numerosi i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Tra questi, il fumo, elevata pressione sanguigna, elevati livelli di colesterolo, sovrappeso/obesità, diabete, malattie infettive come l’influenza, la sedentarietà, un’alimentazione scorretta, ed anche un clima ambientale negativo e lo stress. Tutte condizioni che rappresentano il 90% delle cause di patologie cardiovascolari. 
 
Un rischio, quello di sviluppare la malattia cardiovascolare, che dipende dall’entità dei fattori di rischio e dalla loro eventuale compresenza, e che aumenta con l’avanzare dell’età. Tuttavia è possibile ridurre il rischio cardiovascolare agendo sui fattori modificabili attraverso uno stile di vita sano e, se necessario, tramite trattamenti farmacologici appropriati.
 
Circa 20 miliardi l'anno i costi diretti per il Ssn: il ruolo chiave di una prevenzione efficace e di un adeguato trattamento. Le patologie cardiovascolari hanno impatto significativo in termini socio-economici che si traduce in costi, diretti e indiretti, a carico del Sistema Sanitario Nazionale e del sistema previdenziale: costi di gestione e trattamento delle patologie cardiovascolari ma anche costi legati alla mancata prevenzione, all’impatto di queste patologie sull’assenza sul posto di lavoro e sulla produttività etc.  Si delinea così un’emergenza globale, come confermato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che, proprio per questo, che sta sollecitando i Paesi aderenti a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle malattie croniche non trasmissibili del 25% entro l’anno 2025.
 
Le malattie cardiovascolari hanno un impatto come costi diretti per il Ssn che ammonta a circa 16 miliardi di euro all’anno, ai quali vanno aggiunti circa 5 miliardi di euro calcolabili come perdita di produttività. Secondo i dati INPS, le malattie del sistema circolatorio rappresentano la prima voce di costo in termini di assegni di invalidità (dati INPS 2001-2015) e il 21% del totale delle prestazioni erogate dall’Ente per gruppi di patologie. Un aspetto, quello dei costi correlati alle patologie cardiovascolari e ad alti livelli di colesterolo nel sangue che viene spesso dimenticato.
 
“In realtà, un’importante azione di prevenzione di queste patologie, a partire dalla conoscenza dei fattori di rischio più diffusi, dall’adozione di sane abitudini alimentari (ivi compreso l’eccessivo consumo di sale da cucina) e corretti stili di vita, fino ad arrivare all’implementazione di tutta una serie di politiche atte a favorire percorsi di sensibilizzazione, conoscenza e prevenzione per la cittadinanza, anche rispetto alla Morte Cardiaca Improvvisa, non può che avere ricadute positive in termini di salute e di vite per la popolazione e di costi per il sistema sanitario nazionale - commenta Giovanni Spinella, Presidente dell’Associazione Conacuore - Il vantaggio economico della prevenzione comporta una riduzione dei costi che la collettività e il sistema sanitario nazionale dovranno sostenere in futuro. Per questo, lo sviluppo di un percorso che promuova la prevenzione primaria, ad iniziare dall’età infantile, nei cittadini apparentemente in buona salute, e secondaria, nei cittadini che sono andati incontro ad un evento cardio-circolatorio è un’arma fondamentale e decisiva".
 
E’ stato dimostrato infatti che una più efficace prevenzione, unita ad una migliore adesione alle terapie per coloro che sono in trattamento, è in grado di ridurre la spesa pubblica. Uno studio (Mennini et al., European Journal of Health Economics, 2015; 16:65-72) sull’impatto di una corretta adesione terapeutica per la cura della sola ipertensione – uno dei fattori di rischio predominanti delle malattie cardiovascolari – ha dimostrato come, all’interno di una analisi su 5 Paesi Europei, una adeguata aderenza alla terapia si associa a un miglioramento dello stato di salute dei pazienti e può far risparmiare risorse al sistema sanitario. Infatti, in una proiezione a 10 anni è stato calcolato che il raggiungimento di un livello di aderenza alla terapia del 70% determinerebbe, per l’Italia, un risparmio pari a circa 100 milioni di Euro. Il tutto, ovviamente accompagnato da un miglioramento dello stato di salute dei pazienti.
 
Un esempio: il controllo dei livelli di colesterolo nel sangue. Un italiano su cinque presenta valori elevati. Tra i diversi fattori di rischio cardiovascolare, un esempio importante è quello relativo al controllo dei livelli di colesterolo nel sangue che, quando elevati, favoriscono la formazione delle placche aterosclerotiche, responsabili di gravi eventi cardiocerebrovascolari, quali angina pectoris, infarto del miocardio, ictus cerebrale, morte improvvisa. L’Istituto Superiore di Sanità stima che il 36% degli uomini e il 40% delle donne italiane siano affetti da ipercolesterolemia medio-alta (colesterolo totale maggiore di 240 mg/dL) e che più della metà della popolazione nazionale presenti valori maggiori di 200 mg/dL e, quindi, oltre la soglia di rischio.
 
Secondo le Linee Guida nazionali e internazionali, il livello desiderabile del colesterolo totale nel sangue è meno di 200 mg/dL, quello del colesterolo 'buono' o HDL è maggiore di 40 mg/dL, mentre il livello target di colesterolo 'cattivo' o LDL dovrebbe essere inferiore almeno a 100 mg/dL in quei pazienti in prevenzione primaria che risultano ad alto rischio cardiovascolare per la copresenza di altri fattori di rischio. Invece, nei pazienti a rischio molto alto perché hanno già avuto un evento cardiovascolare, l’obiettivo di colesterolo LDL dovrebbe essere inferiore a 70 mg/dL.
 
Anche se ad oggi vi è un miglioramento della percentuale di soggetti ipercolesterolemici, diabetici e ipertesi che risultano in trattamento, un numero elevato di persone con tali fattori di rischio non è consapevole di esserne portatore e, se ne è consapevole, non segue alcuna terapia o non la segue in modo adeguato. Infatti, essere sottoposti a un trattamento non significa essere sotto controllo, in quanto spesso si assiste a una non completa adesione alle terapie mediche da parte dei pazienti con conseguente non raggiungimento di valori considerati desiderabili.
 
Tra le ipercolesterolemie, la ipercolesterolemia familiare è una condizione ereditaria associata ad alti livelli di colesterolo "cattivo" (LDL) e può predisporre un soggetto a malattie cardiovascolari precoci. La forma più diffusa fra quelle familiari è l’ipercolesterolemia familiare eterozigote (HeFH) che, in base alla prevalenza stimata che va da 1 soggetto su 200 a 1 soggetto su 500, si stima riguardi dai 14 ai 34 milioni di persone nel mondo. 

30 settembre 2016
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