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Diabete di tipo 2: chirurgica bariatrica superiore alla terapia medica nel controllo metabolico anche a 5 anni

di Maria Rita Montebelli

Pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati a 5 anni dello studio STAMPEDE. A 5 anni solo il 2% dei pazienti in trattamento farmacologico ha raggiunto l’endpoint del 6% di glicata, contro il 29% di quelli sottoposti a by-pass gastrico e al 23% del gruppo sleeve-gastrectomy. Netti i benefici dell’intervento chirurgico anche sul calo ponderale, sulla riduzione dei trigliceridi e sull’aumento dell’HDL

16 FEB - La chirurgia bariatrico-metabolica con la sua promessa di ‘guarire’ il diabete di tipo 2 nei pazienti sottoposti ad interventi per l’obesità rappresenta la nuova frontiera – anche se per pochi – del trattamento del diabete. I risultati nell’immediato sono incoraggianti, quando non sorprendenti. Mancano però evidenze a medio e lungo termine di una durabilità degli effetti di questi interventi sul compenso metabolico.
 
Di grande interesse dunque è un articolo pubblicato oggi sul New England Journal of Medicine che presenta i risultati a 5 anni dello studio STAMPEDE (Surgical Treatment and Medications Potentially Eradicate Diabetes Efficiently) sul compenso metabolico di 150 pazienti (il follow up è stato completato solo da 134 pazienti) sottoposti a terapia anti-diabete intensiva da sola o con l’aggiunta di un intervento di chirurgica bariatrica (bypass gastrico o sleeve gastrectomy). L’endpoint primario era rappresentato da un livello di emoglobina glicata pari o inferiore a 6%, raggiunto ricorrendo o meno alla terapia anti-diabete.
L’età media dei pazienti arruolati nello studio era 49 ± 8 anni (66% femmine) con una emoglobina glicata di 9,2  ± 1,5% e un BMI medio di 37  ± 3,5.
 
A distanza di 5 anni l’endpoint primario è stato centrato dal 2% (2 su 38) dei pazienti sottoposti a terapia anti-diabete intensiva, dal 29% (14 su 49) di quanti erano stati sottoposti ad intervento di bypass gastrico e dal 23% di quelli sottoposti a sleeve gastrectomy (gastrectomia ‘a manica’).
 
In generale poi la riduzione media dei livelli di glicata è risultata molto più significativa tra i soggetti sottoposti ad intervento (- 2,1 punti percentuali) rispetto a quelli sottoposti a trattamento farmacologico (-0,3 punti percentuali). A 5 anni, come prevedibile, la riduzione del peso corporeo dal momento dell’arruolamento è stato del 23% nei soggetti sottoposti a by-pass gastrico, del 19% nel gruppo sleeve-gastrectomy e di appena il 5% nel gruppo terapia medica; i livelli di trigliceridi nei tre gruppi sono risultati ridotti rispettivamente del 40%, del 29% e dell’8%; i livelli di colesterolo HDL infine hanno mostrato un aumento del 32%, del 30% e del 7% nei tre gruppi.
L’impiego dell’insulina a distanza di 5 anni nei tre gruppi è risultato ridotto rispettivamente del 35%, del 34% e del 13%.
 
 
Nettamente migliorati, tra i pazienti sottoposti ad intervento, rispetto a quelli del gruppo terapia medica,  anche i parametri di qualità di vita, valutati mediante RAND 36-Item Health Survey, per quanto riguarda gli aspetti del funzionamento fisico, della salute complessiva, delle componenti ‘energia’ o ‘fatigue’. L’unica eccezione è rappresentata da un netto peggioramento del benessere emotivo, presentata dai soggetti sottoposti ad intervento di bypass-gastrico.
 
Sempre sul fronte degli effetti indesiderati, vanno registrate le 4 revisioni chirurgiche che si sono rese necessarie nell’arco del primo anno dall’intervento tra i pazienti operati.
 
I dati del follow up a 5 anni , concludono dunque gli autori, dimostrano che tra i soggetti con diabete e BMI compreso tra 27 e 43, sottoposti a chirurgia bariatrica e a terapia medica anti-diabete intensiva, l’intervento chirurgico in aggiunta al trattamento farmacologico è nettamente più efficace della sola terapia medica nel ridurre e in alcuni casi correggere del tutto l’iperglicemia.
 
Maria Rita Montebelli

16 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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