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Cardiopatie. Dalla Siprec le istruzioni per l’uso per affrontare l'estate


Ondate di calore improvvise, la forte umidità, una vacanza ad alta quota richiedono degli aggiustamenti dello stile di vita e spesso anche delle terapie in atto, da discutere però sempre col proprio medico prima di partire per le vacanze o di prendere iniziative sconsiderate. L’autogestione può infatti risultare molto rischiosa, soprattutto nei soggetti cardiopatici. I consigli del cardiologo su come affrontare in sicurezza la stagione estiva e le vacanze

29 GIU - La gestione delle patologie cardiovascolari, in momenti di grande caldo, ma anche per gli sbalzi climatici legati ad una villeggiatura in montagna o al mare, richiede un’attenzione particolare e spesso anche una variazione qualitativa e posologica della terapia abituale. Senza pretendere di sostituirsi al medico curante, che deve essere sempre l’unico punto di riferimento dei pazienti, possono essere messi in atto una serie di accorgimenti relativi allo stile di vita che mettono al riparo da sgradite sorprese.
 
 
“E’ importante ricordare - sottolinea il professor Massimo Volpe, presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec), ordinario di cardiologia e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia, Ospedale Sant’Andrea di Roma e preside della Facoltà di Medicina e Psicologia, Università ‘La Sapienza’ di Roma – che andare in vacanza non significa che anche le nostre malattie vanno in ferie.
 
E’ bene dunque rispettare alcune semplici regole, per godere appieno dei benefici dell’estate, senza rischiare di finire in pronto soccorso. Il caldo ha un impatto importante sull’apparato cardiocircolatorio – prosegue il professor Volpe - perché determina vasodilatazione, fa lavorare di più il cuore, espone al rischio di disidratazione per l’aumento della sudorazione. Anche i non cardiopatici possono presentare crisi ipotensive, precedute da sintomi d’allarme quali vertigini, palpitazioni, senso di mancamento, necessità di assumere la posizione sdraiata”.
 
 
I consigli per i pazienti con ipertensione arteriosa. I soggetti con ipertensione arteriosa in trattamento, durante l’estate devono controllare più spesso la pressione e dovrebbero discutere con il medico l’eventualità di ridurre la terapia durante il periodo più caldo, evitando però di variare da soli la terapia. In estate andrebbero ridotti o, se possibile, evitati i diuretici che espongono a disidratazione, perdita di potassio e squilibri elettrolitici; qualche rischio può venire anche dai farmaci vasodilatatori, quali calcio-antagonisti e nitroderivati; attenzione infine anche agli ACE-inibitori e agli antagonisti dell’angiotensina, dotati anch’essi di un’azione vasodilatatrice.
 
 
Attenzione agli sbalzi di temperatura. I pazienti affetti da ipertensione o scompenso cardiaco dovrebbero evitare gli sbalzi di temperatura. Esporsi a lungo al sole per poi tuffarsi in acque fredde, al mare, come al lago o in piscina, può provocare una congestione, soprattutto nei soggetti in trattamento farmacologico. In casa, un ragionevole uso dell’aria condizionata, soprattutto nelle ore più calde, può essere consigliabile. Evitare di uscire di casa nelle ore più calde.
 
 
La prudenza è d’obbligo in montagna. L’aria in montagna è caratterizzata da una ridotta pressione parziale d’ossigeno e questo aumenta il lavoro del cuore che tende a compensare la ridotta ossigenazione con un aumento della frequenza cardiaca e della pressione. 
Non è infrequente dunque assistere a crisi ipertensive nei soggetti ipertesi, episodi di angina pectoris o addirittura sindromi coronariche acute nei soggetti affetti da cardiopatia ischemica. E anche in chi soffre di scompenso cardiaco, la terapia prescritta a livello del mare, può risultare insufficiente al di sopra dei 1.000 metri. I cardiopatici che si recano in vacanza in montagna dovrebbero dunque informare il proprio medico della destinazione scelta per le vacanze, per consentirgli di adeguare opportunamente la terapia. Per queste categorie di pazienti sono sconsigliate le quote oltre i 1.500 metri. E’ bene raggiungere la destinazione in quota ‘a tappe’, magari facendo una sosta di 1-2 ore durante la strada che porta verso la località prescelta. Anche all’attività fisica è bene accostarsi con gradualità, una volta arrivati alla meta. Nei primi giorni non conviene farsi prendere troppo dall’entusiasmo lanciandosi in passeggiate o gite in bicicletta estenuanti; bisogna dar tempo all’organismo e al cuore di adattarsi alle nuove condizioni climatiche e di quota, facendo un’attività fisica molto moderata nelle prime 48 ore, per poi aumentarla gradualmente nei giorni successivi.
 
 
A tavola in vacanza. L’alimentazione in montagna, soprattutto nei primi giorni, deve essere più leggera, per evitare un sovraccarico di lavoro al cuore, sia per l’alta quota che per un’alimentazione troppo ricca.Se ci si trova al mare o in località calde, è fondamentale curare l’idratazione. E’ bene bere almeno 1,5 -2 litri al giorno (a meno che il medico non lo sconsigli, per la presenza di patologie specifiche), possibilmente facendo uso di bevande non gassate ma ricche di elettroliti o vitamine, come spremute d’arancia o limonata. I cibi da preferire sono quelli ad elevato contenuto di acqua e facilmente digeribili, quindi verdura, frutta, fibre e carboidrati, pesce; sconsigliati invece i cibi ricchi di grassi animali e i condimenti troppo pesanti. Da evitare infine, soprattutto nelle ore più calde, le bevande alcoliche.
 
 
Pronti in caso di emergenza. Quando ci si reca fuori città, in un luogo di villeggiatura, è bene informarsi sempre su quali siano i presidi sanitari disponibili nel luogo di soggiorno e capire come poterli raggiungerli sia telefonicamente che di persona in caso di necessità.

29 giugno 2017
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