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Asma. Ne soffre un bambino su 10. L' accordo tra il Gemelli e il Pio XII per promuovere le cure “ad alta quota”


Il 10% dei bambini in età scolare soffre di asma. Una patologia che, se non curata in modo adeguata, può ripercuotersi anche sull’età adulta. Ed è proprio per migliorare ricerca, educazione e formazione nella cura dei disturbi del respiro dei più piccoli che è nata la rete di partnership scientifica promossa dall’ Istituto Pio XII onlus di Misurina. Una rete che oggi ha ulteriormente allargato i suoi orizzonti siglando un accordo con il policlinico Agostino Gemelli.

12 LUG - In Italia, il 25% dei bambini con meno di 5 anni ha crisi d’asma, almeno una volta nella vita. In età scolare ne soffre mediamente un bambino su 10. Queste cifre fanno dell’asma la più frequente malattia cronica dell’infanzia e dell’adolescenza, una delle principali cause di assenze da scuola e ricovero in ospedale.
 
Di tutti questi piccoli circa il 5% soffre di asma grave persistente. La situazione peggiora se si analizzano i dati delle grandi città. A Roma, per esempio, mentre negli anni ‘70 accusava asma il 7% dei bambini, oggi ne soffre il 13%. Curare questa patologia per evitare che possa ripercuotersi nell’età adulta è, dunque, un’importante sfida da portare avanti per invertire questa tendenza.
 
Agostino Gemelli e Pio XII: l’accordo
Va in questa direzione la nuova convenzione tra Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, con il suo Direttore Generale Enrico Zampedri, Luca Richeldi, Direttore Uoc Pneumologia e l’Area Salute del Bambino, e l’Istituto “Pio XII” Onlus di Misurina, con don Luciano Genovesi, Presidente dell’Opera Diocesana “San Bernardo degli Uberti” di Parma di cui fa parte l’Istituto, e Ermanno Baldo, nuovo Direttore Sanitario e Clinico del “Pio XII”, finalizzata alla ricerca, educazione e formazione nella cura dei disturbi del respiro del bambino.
 
La “Misurina excellence network for children's breathing”
Con questo accordo, si estende e si consolida la Rete di eccellenza per le malattie del respiro in alta quota, lanciata il 26 agosto 2016 in occasione della visita al Pio XII del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Papa Francesco, con un primo accordo di partnership scientifica e di networking con l’Irccs “Bambino Gesù” di Roma. L’ospedale romano si aggiunge alla prestigiosa lista in cui già figuravano anche il Gaslini di Genova e il Meyer di Firenze, oltre al Bambino Gesù di Roma.
 
Tutti gli Istituti condividono il medesimo obiettivo: erogare il miglior servizio clinico specialistico ai propri pazienti in età pediatrica e promuovere la continuità assistenziale con l’età adulta. La collaborazione tra i Centri, come si legge nelle convenzioni siglate, è finalizzata a favorire lo scambio di competenze nella prevenzione e cura dell’asma. Uno dei traguardi della nuova Rete di centri qualificati operanti in sinergia sarà la realizzazione di un polo di eccellenza per lo sviluppo di un’intensa attività di ricerca scientifica e di sperimentazione clinica.
 
“Per i disturbi del respiro del bambino e dell’adolescente – ha detto Ermanno Baldo, neo direttore sanitario del Pio XII – lo sviluppo di una reale collaborazione tra Centri clinici di eccellenza e un laboratorio di Medicina in quota come il Pio XII rappresenta un’opportunità, sia per la ricerca scientifica, sia per l’integrazione delle opzioni terapeutiche, in particolare sotto il profilo della continuità assistenziale e della riabilitazione”.
 
La fotografia del Lazio
Nella Regione il numero di studenti affetti da asma e malattie allergiche nelle scuole superava le 100 mila unità già nel 2012. I maggiori problemi sono tra i 2 e i 4 anni, dove il rischio di essere ricoverati in ospedale è 14 volte maggiore che negli adolescenti, anche se quella dei giovani adulti resta la fascia di età con maggiore probabilità di ricevere una diagnosi d’asma nel corso della vita.
 
Dai bambini agli adulti
Diversi studi evidenziano, del resto, un'associazione tra disturbi respiratori nella prima infanzia e negli adulti. E, in effetti, l’ospedalizzazione per patologie polmonari durante la prima infanzia è correlata alla presenza di sintomi respiratori nei giovani adulti. Di più: per un bambino in età scolare, avere respiro sibilante, asma e una funzione polmonare compromessa può aumentare il rischio di sviluppare una broncopneumopatia cronica in età adulta.
 
Per questa ragione è importante poter disporre di una Rete di centri di eccellenza che garantisca una reale condivisione e contribuisca così a un salto di qualità nella cura dei disturbi del respiro in età pediatrica Insomma, quella dell’asma è una sfida che coinvolge tutte le istituzioni cliniche e scientifiche e che richiede la messa in atto di sinergie tra i modelli di cura e riabilitazione più indicati a ogni singolo caso, per creare le condizioni per un’accurata valutazione dei piccoli pazienti e una reale continuità assistenziale con l’età adulta.
 
I benefici dell’alta quota
In montagna la necessità di aumentare la quantità di aria inspirata, per equilibrare l’apporto di ossigeno, causa un aumento del volume corrente con maggiore espansione delle vie aeree, soprattutto a livello delle piccole vie, migliorando la meccanica respiratoria.
 
Lo studio
A riprova di ciò, un recente studio condotto su 3 mila persone, ha proposto un confronto su popolazioni residenti in ambienti urbani differenti: rurale, urbano, ad alta e bassa quota, e ha evidenziato l'effetto protettivo dell'alta quota su popolazioni urbanizzate. Alcuni studi hanno però dimostrato come il miglioramento dell’asma in alta quota avviene anche nei pazienti non allergici. Il più recente di questi, condotto su pazienti con asma severo resistente alla terapia cortisonica ha dimostrato che in alta quota: migliorano i parametri clinico-funzionali (migliore controllo dell'asma), si riduce la richiesta di trattamento orale con corticosteroidi, aumenta il Fev dopo broncodilatazione, migliora la performance al test del cammino in 6 minuti, migliorano i sintomi rino-sinusitici e la qualità di vita in pazienti sia allergici che non allergici.
 
La climatoterapia alpina
Vi si ricorre soprattutto in casi di asma di difficile trattamento, che in maggior parte sono caratterizzati da pazienti divenuti resistenti alla terapia cortisonica per il continuo contatto con allergeni, per esposizione a inquinanti ambientali indoor (fumo, muffe, gas di combustione per riscaldamento domestico) e outdoor (sostanzialmente inquinamento da traffico veicolare e da prodotti dell’industria).
 
“Attraverso la costruzione della Rete – ha aggiunto Don Luciano Genovesi, Presidente dell’Opera Diocesana “San Bernardo degli Uberti” di Parma e del “Pio XII” – Misurina intende presentarsi come un’eccellenza nella cura dei disturbi del respiro, e si propone a tutta la galassia della Pediatria italiana, come Laboratorio in quota per lo studio, la prevenzione e la cura dei bambini con disturbi del respiro, per dare a tutte le realtà cliniche una possibilità unica di sperimentazione per affinare approcci terapeutici sempre più efficaci, affiancati alla climatoterapia e alle peculiari condizioni, che - ha concluso - in quota permettono con la riduzione delle resistenze delle vie aeree anche un minor uso di terapie e la possibilità di sviluppare programmi di riabilitazione-riallenamento per i soggetti con malattie respiratorie disabilitanti fra cui l’asma”.

12 luglio 2017
© Riproduzione riservata

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