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Malattia renale cronica. Il caffé protegge e allunga la vita

di Megan Brooks

Un’ulteriore evidenza a favore del caffè arriva da uno studio ossefvzionale condotto in portogallo sulle persone affette da malattia renale cronica. Gli autori dello studio hanno rilevato un effetto protettivo dose-dipendente della bevanda in oltre 2.000 pazienti.

07 NOV - (Reuters Health) – Uno studio osservazionale suggerisce un effetto protettivo dose-dipendente dell’assunzione di caffeina sul decesso per qualsiasi causa in pazienti con malattia renale cronica (CKD). Servendosi dei dati raccolti dal 1999 al 2010 dalla National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), un gruppo di ricercatori del Centro Hospitalar Lisboa Norte in Portogall, guidati da Miguel Bigotte Vieira,ha analizzato l’associazione tra l’assunzione di diversi quartili di caffeina e la mortalità in 2.328 pazienti con CKD.
 
Una tazza di caffè da 23,6 cl contiene circa 95 mg di caffeina, mentre una tazzina di espresso (2,9 cl) ne contiene 60 mg. 11. ”Considerando ciò, il primo quartile corrisponde approssimativamente a meno di un terzo di una tazza di caffè al giorno; il secondo quartile a circa un terzo di una tazza di caffè al giorno; il terzo quartile a 1-2 tazze al giorno e il quarto quartile a oltre due tazze al giorno”, ha spiegato Bigotte Vieira.I ricercatori hanno classificato la mortalità e la causa del decesso servendosi dei fascicoli del National Death Index legato all’indagine NHANES fino alla fine del 2011. Nei pazienti con CKD è emersa una chiara associazione dose dipendente tra caffeina e mortalità per tutte le cause.
 
I risultati
Rispetto a quelli che rientravano nel quartile più basso di consumo di caffeina, i soggetti nel secondo, terzo e primo quartile presentavano il 12%, 22% e 24% in meno del rischio di morire per qualsiasi causa. “Tale associazione risultava indipendente da fattori influenti come età, sesso, razza, reddito familiare annuale, livello di istruzione, GFR stimato, rapporto albumina/creatinina, ipertensione, status di fumatore, dislipidemia, indice di massa corporea, precedenti eventi cardiovascolari e dieta: assunzione di alcool, carboidrati, acidi grassi polinsaturi e fibre”, ha aggiunto Bigotte Vieira. Tuttavia, ha avvertito che questo studio osservazionale “non può dimostrare che la caffeina riduce il rischio di decesso, suggerisce solo la possibilità di un effetto protettivo”. Comunque, i dati suggeriscono che “consigliare ai pazienti con CKD di bere più caffeina può ridurre la loro mortalità e rappresenterebbe un’opzione semplice, clinicamente vantaggiosa ed economica nei soggetti con tale patologia”, concludono i ricercatori nel loro poster, presentato il 3 novembre durante la Kidney Week 2017, ospitata dall’American Society of Nephrology.
 
Fonte: American Society of Nephrology Kidney Week 2017
 
Megan Brooks
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

07 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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