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Ecco la fotografia del cervello con dipendenza da internet

di Maria Rita Montebelli

Gli smartphone e internet creano dipendenza. E adesso ci sono anche le prove, anzi la ‘fotografia’ della cyber-dipendenza: il cervello dei ragazzi dipendenti presenta un eccesso del neurotrasmettitore inibitorio GABA in un’area particolare del cervello. Lo dimostra uno studio presentato in questi giorni a Chicago, al mega-congresso della Radiological Society of North America (RSNA), che riunisce oltre 60 mila radiologi da tutto il mondo.

30 NOV - Secondo una recente indagine del Pew Research Center, il 46% degli americani afferma di non poter vivere senza cellulare. Unaboutade evidentemente, ma di certo – ed è sotto gli occhi di tutti, in autobus come al ristorante – la gente vive sempre più con gli occhi incollati sul cellulare o sul tablet, per leggere le news, per chattare sui social, per giocare o per mille altre motivi. A volte per libero arbitrio. Sempre più spesso per dipendenza vera e propria.
 
A preoccupare sono soprattutto le nuove generazioni che ormai, anche per interagire tra amici, ricorrono al cellulare o al computer. E da tempo psicologi e specialisti in vari campi hanno cominciato a chiedersi se tutto ciò sia fisiologico o non comporti per caso qualche scompenso.
 
Di fronte alla sterminata platea del congresso del congresso della Radiological Society of North America, una risposta, anche se preliminare, è arrivata. E non è affatto tranquillizzante.
 
Uno studio condotto presso la neuroradiologia dell’Università di Seul (Corea del Sud), effettuato utilizzando la spettroscopia con tecnica di risonanza magnetica (MRS) – in pratica una risonanza magnetica in grado di misurare la composizione chimica del cervello -  ha dimostrato che il cervello dei soggetti con cyber-dipendenza (da internet o da smartphone) è diverso da quello dagli altri ragazzi.
 
Lo studio ha valutato 19 quindicenni (9 dei quali maschi), con diagnosi di dipendenza da internet o da smartphone, confrontandoli con altrettanti coetanei ‘sani’. Come parte dello studio, 12 dei ragazzi con dipendenza da internet sono stati sottoposti ad un ciclo di terapia cognitivo-comportamentale modificata ad hoc per questa dipendenza.
 
Per misurare la gravità della dipendenza, i ricercatori coreani hanno utilizzato dei test standardizzati, con domande focalizzate su come e quanto internet e lo smartphone influenzassero le attività della vita quotidiana, la vita sociale del ragazzo, la sua produttività, i pattern di sonno e i suoi sentimenti. I ragazzi inclusi nello studio avevano tutti un punteggio molto elevato (indice di maggior gravità) nei campi della depressione, dell’ansia, dell’insonnia e dell’impulsività.
 
Tutti, sia i pazienti che i controlli sono stati sottoposti ad una prima spettroscopia con tecnica di risonanza magnetica (MRS) per misurare i livelli di GABA (acido gamma aminoburrico, un neurotrasmettitore cerebrale che rallenta o inibisce i segnali cerebrali) e di glutamato-glutamina (Glx, un neurotrasmettitore eccitatorio); i ragazzi con dipendenza sono stati nuovamente sottoposti al test MRS al termine del ciclo di psico-terapia.
 
Era già noto da studi precedenti che il GABA è coinvolto nel controllo visivo e motorio, nella regolazione di varie funzioni cerebrali e nell’ansia. Nel lavoro presentato a Chicago, la MRS ha rivelato che il rapporto GABA/Glx risulta significativamente aumentato nella corteccia del giro cingolato anteriore nei soggetti con dipendenza da internet/smartphone, rispetto ai controlli sani e prima dell’intervento psicoterapeutico; la buona notizia è che la terapia cognitivo-comportamentale è riuscita in gran parte a normalizzare le alterazioni chimiche del cervello di questi ragazzi .
 
E’ ancora presto per stabilire con certezza le ricadute cliniche di questo dato neuro-funzionale, ma il dottor Hyung Suk Seo, autore dello studio e professore di neuroradiologia presso la Korea University di Seoul, ritiene che l’aumentata concentrazione di GABA nel giro cingolato anteriore in questi ragazzi con dipendenza da internet/smartphone possa interferire con l’integrazione e la regolazione del processamento del network neurale emotivo e cognitivo. Un dato preoccupante che si aggiunge ai risultati di recenti ricerche che suggeriscono che la dipendenza da internet aumenti i sintomi depressivi e stimoli l’ideazione suicidaria.
 
Un risultato dunque importante, quello dello studio coreano, che apre nuove prospettive per il trattamento di queste dipendenze del terzo millennio.
 
Maria Rita Montebelli

30 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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